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Milan, Montella punta il dito: “Ecco chi ha deciso il mio ‘funerale’, meritavo di continuare perché…”

Milan, Montella punta il dito: “Ecco chi ha deciso il mio ‘funerale’, meritavo di continuare perché…”

L'ormai ex tecnico rossonero si è definito sorpreso dall'esonero e rivendica il fatto che avrebbe meritato di continuare questo percorso per quanto fatto in un anno e mezzo di Milan...

Mediagol97

Da ieri mattina Vincenzo Montella non è più il tecnico del Milan.

La società rossonera ha deciso infatti di sollevarlo dall'incarico di allenatore della prima squadra dopo lo 0-0 casalingo rimediato contro il Torino di Sinisa Mihajlovic. Una decisione che ha sorpreso l'ex attaccante della Roma, come ha chiaramente spiegato ai taccuini della ‘Gazzetta dello Sport’ durante una lunga e significativa intervista: "Che sensazioni avevo ieri mattina? Ero tranquillo e non sospettavo niente, giuro. Niente. Ero pronto per l'allenamento, come sempre, un giorno regolare come tutti gli altri. Cosa mi ha sorpreso di più? La tempistica, c’erano momenti in cui sarebbe stato più plausibile. Stavolta invece la squadra stava dando le sue risposte, sia a livello tecnico che di temperamento".

L'ex tecnico di Fiorentina e Sampdoria ha poi raccontato cosa è successo al suo arrivo a Milanello e ha svelato chi secondo lui ha voluto farlo fuori: "Mi ha accolto Mangiarano, il nostro segretario generale, che mi ha accompagnato dal direttore. Lì Mirabelli mi ha detto che nella notte avevano maturato la decisione. Il fuso orario ha fatto il resto. Credo sia una scelta più della proprietà che dei dirigenti. I giocatori mi hanno salutato con affetto sincero. Non amo gli addii e non è certo stata una cosa struggente ma tutti e dico tutti sono stati affettuosi. Anche Montolivo che per un periodo era stato fuori o Paletta che come pochi altri non ha quasi mai giocato".

"Errore principale? Aver alzato troppo l’asticella delle aspettative. Il mio merito principale? Da quando sono allenatore del Milan ho vinto 33 partite su 64, cioè il cinquanta per cento tra campionato e coppe. E poi certamente ricordo con piacere la vittoria in Supercoppa Italiana, il ritorno in Europa e il primato nel girone con un turno d’anticipo. Risultati che al Milan mancavano da tanti anni e che sono da condividere con tutte le parti. Se Kalinic avesse segnato domenica sarebbe cambiato qualcosa? O se Calhanoglu al 92’ trovava l’angolo giusto magari non eravamo a questo punto. Ma non c’è un colpevole, anzi il gruppo va solo difeso, non ci sono lavativi e tutti hanno voglia di crescere e mi seguivano. Se mancano i risultati il primo colpevole è sempre l’allenatore".

Montella ha così proseguito: "Sono stato sempre sostenuto. E confermo: nessuno screzio con Mirabelli, mai. E neppure con un giocatore. Ho lavorato benissimo e se proprio doveva finire volevo finisse così. Dopo aver lavorato tanto e bene e soprattutto con la coscienza a posto. Parliamo di un gruppo che sta trovando la sua fisionomia strada facendo. Una squadra che poche volte ha toppato. Abbiamo giocato male contro la Sampdoria e a sprazzi contro la Lazio. Ma il progetto tecnico va avanti. Se abbiamo perso contro le grandi è per diversi motivi, non perché le partite erano state mal gestite. Semmai è vero che per arrivare al loro livello serve tempo: la Juventus un anno fa è arrivata 28 punti sopra di noi, la Roma 24 e il Napoli 23. Ci manca quel tipo di percorso, il tempo per superare i vari passaggi".

Chiosa finale per quanto riguarda il neo subentrato sulla panchina rossonera: "Gattuso? Ha fatto la storia del club, con lui ho un ottimo rapporto e gli auguro di cuore di riportare il Milan in alto. Anche in questo caso: meglio lui che è un amico che non un altro. Avrà un inizio in discesa? Ecco qui sento di poter dire con un po’ di presunzione che ce l’avrei fatta anche io. C’era un filotto di partite sulla carta più semplici in cui potevamo infilare una serie di buoni risultati e che sinceramente pensavo di meritare per come stavamo giocando. Ma accetto serenamente questa scelta e anzi ringrazio tutti per l’opportunità e per l’orgoglio che mi porterò sempre dietro di aver allenato la squadra che tifavo da bambino. Potenzialmente è una squadra da primi posti. Se i giovani specialmente sapranno mettere in pratica il loro talento il gruppo è di grande livello. Però devono rispettare la loro crescita potenziale”.