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Milan, lo strano lockdown di Ibrahimovic: “Covid-19? Parlavo con la casa e davo nomi ai muri”

Zlatan Ibrahimovic si racconta a 360°

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Parla Zlatan Ibrahimovic.

Il Milan di mister Stefano Pioli chiude l'anno al primo posto, merito anche dell'attaccante svedese, che nonostante gli infortuni, il Coronavirus e un'età in inesorabile avanzamento si è confermato quello di sempre: un fuoriclasse.Il fenomeno svedese, intervenuto ai microfoni del 'Corriere della Sera' si è raccontato a 360°. Tanti gli argomenti trattati: il delicato tema del Covid-19 con cui Zlatan ha convissuto qualche settimana fa, e poi naturalmente il calcio, il primo posto in Serie A e il sogno Scudetto.

OBIETTIVI STAGIONALI -"Intanto dobbiamo cominciare bene il 2021. Poi andare avanti una partita alla volta, come fosse allo stesso tempo la prima e l’ultima della vita. Lo dico in un altro modo? Avere voglia. Di più, avere fame: sempre, tutti i giorni, ogni momento. La squadra deve avere il coraggio di sognare. E io dico che può e vuole fare ancora di più".

CORONAVIRUS - "Quando all’inizio mi è capitato, ero abbastanza tranquillo, quasi incuriosito. I sintomi? Mal di testa, non fortissimo ma fastidioso, una cosa tosta. Ho anche perso un po’ il gusto. E stavo lì tutto il tempo, a casa, incazzato, non potevo uscire, non mi potevo allenare bene. Stare fermo è terribile. A un certo punto parlavo con la casa e davo i nomi ai muri. Diventa un fatto mentale. Ti fissi e ti immagini tutti i mali addosso, anche quelli che non hai. Una sofferenza per quello che senti e per quello che pensi di sentire".

FUTURO - "Dico che sto veramente bene, però si vedrà. La vita va avanti e non sai cosa succede. Non ho questo ego così gigantesco da dire che deciderò soltanto io: la mia famiglia è più importante di tutto. Giocare la Champions? A chi non piacerebbe… se posso restare, lo faccio".