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Oddo-Mediagol: “Stop al calcio? UEFA in ritardo. Italia 2006 con la Croce Rossa contro il Coronavirus, il mio sfogo social…”

L'intervista esclusiva concessa da Massimo Oddo, ex Lazio, Milan e Bayern Monaco, già tecnico di Pescara e Udinese, alla redazione di Mediagol.it

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Una carriera intensa e pluridecorata in cui è riuscito a conciliare doti tecniche, determinazione, personalità.

Leader carismatico e riferimento imprescindibile in seno a spogliatoi impreziositi dalla presenza di numerose stelle di prima grandezza del firmamento calcistico mondiale. Massimo Oddo, abruzzese classe 1976, ha vestito, tra le altre, le maglie prestigiose ed intrise di storia di Milan, Lazio e Bayern Monaco, conquistando scudetto, Supercoppa Italiana, Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per club con i rossoneri e sollevando una Coppa Italia con la Lazio di Roberto Mancini nel 2003-2004. L'apice della sua parabola da calciatore griffato indelebilmente nella magica notte di Berlino, quando con l'Italia di Marcello Lippi si laureò campione del Mondo al culmine di una cavalcata trionfale e controcorrente. Esterno destro dalla falcata poderosa e dalle spiccate doti propulsive, fisicità imponente e buona tecnica di base, stantuffo inesauribile sulla corsia e specialista nell'esecuzione delle palle inattive. Leadership, acume ed intelligenza tattica hanno ispirato la sua carriera di allenatore. Tecnico capace di conferire identità tangibile, indole propositiva, impianto di gioco audace e brillante alle formazioni fin qui guidate, ha sfiorato la Serie A nel 2015 sulla panchina del Pescara per poi conquistarla l'anno successivo, battendo in finale playoff il Trapani di Serse Cosmi.

Le esperienze tra luci ed ombre di Udine e Crotone, l'esonero di Perugia con la squadra ancora in zona playoff. L'ex Lazio e Milan ha concesso un'interessante intervista esclusiva alla redazione di Mediagol.it in cui si è soffermato sull'emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus che sta sconvolgendo equilibrio e quotidianità di ognuno di noi alla luce di un quadro estremamente critico in termini di soggetti contagiati e numero di decessi.

"Bontà e tempestività delle misure adottate dalle istituzioni del mondo del calcio relativamente all'emergenza Coronavirus? Non è mai semplice prendere decisioni così delicate e definitive, soprattutto quando riguardano cose che sono più grandi di te, non parliamo solo di calcio ma tutto quello che ruota intorno. Bisogna guardare e considerare non tanto lo svolgimento della partita in sé stessa, ma tutto il mondo che lavora intorno all'evento agonistico. Nessuno si è subito reso conto dell'entità  questa problematica o forse si sperava potesse essere circoscritta. Ci si è fermati quando si è capito che la situazione non era semplice da gestire, in particolare l'UEFA ha agito forse un po' in ritardo.  La raccolta fondi a sostegno della Croce Rossa Italiana da parte dei campioni del Mondo dell'Italia 2006? Non siamo stati i primi e speriamo di non essere gli ultimi ad innescare questo circuito di solidarietà, ci sono tante iniziative di questo genere e credo che personaggi importanti appartenenti a ogni tipo di panorama ed ambito si stanno  muovendo concretamente e si sono già mossi. Noi abbiamo deciso di intraprendere questa iniziativa che stiamo spingendo molto sul piano della comunicazione e in molti ci stanno seguendo, contestualmente, sulla nostra stessa lunghezza d'onda, ce ne sono tante e direi che sono molto importanti. Abbiamo scelto la Croce Rossa perché è un ente nazionale e sappiamo che questi fondi saranno usati nel miglior modo possibile. Bisogna seguire con attenzione le norme comportamentali indicate dal Ministero della Salute, c'è stato questo tipo di impatto forte al nord Italia, mentre la sensazione è che al centro-sud ci sia stia rendendo conto della reale entità della situazione solo da qualche giorno, così come è accaduto al settentrione all'inizio di tutto.  Qualcuno è più superficiale e non rispetta appieno le indicazioni governative volte al ridurre il rischio di contagio? Mi sono esposto sui social in un momento di comprensibile nervosismo perché a volte si pensa a cose futili, non me la sono presa nella fattispecie con i runner ma con la gente che esce solo per il piacere di farlo senza una impellente necessità e di conseguenza mostra una totale mancanza di rispetto verso gli encomiabili operatori della nostra Sanità e verso chi è costretto ad andare a lavoro per mandare avanti l'Italia. Poi è ovvio che tutto deve essere contestualizzato, è logico che se una persona abita in campagna è libera di farsi una corsetta; in città invece bisogna stare più attenti, perché se andiamo tutti a correre a una certa ora si crea inevitabilmente un assembramento, eventualità da scongiurare assolutamente".