A maggio 2019, Massimiliano Allegri lasciò la Juventus dopo 5 stagioni di grandi successi a livello nazionale e due finali di Champions League conquistate. Un bottino ricchissimo, che ha dato alla compagine bianconera un risalto importante sul piano dell'immagine e dei risultati, permettendo al calcio italiano di riacquisire posizioni di rilievo anche nel ranking UEFA.
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Serie A, gli acciacchi della “Vecchia Signora”: Allegri 2.0 e la crisi della Juventus
Dopo un quinquennio glorioso sulla panchina bianconera, Massimiliano Allegri a distanza di due stagioni dalla sua separazione con la Vecchia Signora, decide di ritornare a guidare la Juventus. Dopo 6 mesi il bilancio è nettamente negativo
L'addio fu quasi inevitabile al termine di quell'annata, con tante incongruenze che stavano presto saltando agli occhi della critica di fede juventina. Su tutte la presenza di Cristiano Ronaldo, che con il suo arrivo ha posto - forse soltanto idealmente - i bianconeri tra le favorite per la conquista della Champions League. Credenziali rimaste tali in sede di pronostico, mai legittimate sul manto erboso nella massima ribalta europea. Eliminazione cocente, quella maturata dai bianconeri ai quarti di finale per mano dell'Ajax dell'allora capitano e astro nascente del calcio europeo MatthijsDe Ligt.
Il divorzio tra il tecnico livornese e il club torinese è stato il preludio ad un biennio di confusione senza precedenti. Prima l'avvento in panchina di Maurizio Sarri, artefice di una filosofia di gioco diverse dalla tradizionale bandiera pragmatica e risultatista, marchio di fabbrica dai bianconeri da una decina di stagioni a questa parte. L'esonero dell'ex allenatore del Napoli e la chiamata, coraggiosa quanto avventata, di AndreaPirlo, fuoriclasse in mezzo al campo ma matricola nel nuovo e gravoso ruolo, sulla panchina della Vecchia Signora.
La sua prima e unica stagione alla guida ella Juventus culminerà nella conquista di un quarto posto finale ed in un'eliminazione agli ottavi di Champions League sancita dal Porto. Messe in bacheca Coppa Italia e Supercoppa Italiana, un bottino sicuramente non ricco ma non trascurabile, vista l'esperienza quasi nulla del tecnico debuttante. Anche per l'ex fuoriclasse del centrocampo bianconero sarà esonero a fine stagione.
Il 28 maggio 2021 il nuovo manager Juventino è nuovamente Massimiliano Allegri: per lui un contratto di ben 4 stagioni, con uno stipendio annuo pari a circa 9 milioni di euro, mossa in controtendenza con il ridimensionamento economico preannunciato 12 mesi prima.
Un cavallo di ritorno che va a recidere ogni segno di discontinuità e cambiamento accennato negli anni precedenti per poi essere puntualmente interrotto.
L'ex tecnico del Milan prova a ripartire basando tutto il lavoro sulla gestione del gruppo, al fine di ritrovare la coesione di un tempo, rinsaldando le basi per un'identità accorta e tendenzialmente speculativa in termini tattici e strategici. Sfruttare al meglio gli errori avversari, affidandosi principalmente alle giocate dei singoli oltre che alla cura maniacale della fase difensiva.
La prima parte di stagione della nuova Juventus targata Allegri mette in risalto un'espressione piuttosto scarna in termini contenutistici sul piano del gioco. Da non mettere in secondo piano la mentalità trasposta sul terreno di gioco dal gruppo squadra, che spesso ha mostrato una condotta da provinciale, riuscendo a non andare oltre il pari contro avversari abbondantemente alla portata sotto il profilo dei valori tecnici.
Un club come quello bianconero ha messo a disposizione del tecnico una rosa di livello importante, composta da ben 17 giocatori convocati nelle rispettive nazionali. Individualità che Allegri non è ancora riuscito a mettere nelle condizioni di esprimersi al meglio. Sono troppi i calciatori visibilmente in calo sul piano di qualità e continuità di prestazioni che faticano a ritrovarsi in un canovaccio caotico e non ancora definito in termini di gioco ed identità tattica.
Ad oggi la Juventus è al sesto posto in classifica, a meno 8 dalla zona Champions League, forse anche raccogliendo qualcosa in più di quanto abbia effettivamente seminato durante la stagione. Emblematiche le sfide con Roma e Fiorentina, dove i bianconeri sono usciti vincitori di misura, pur disputando gare conservative e speculative, atteggiamento tattico e mentale che solo raramente premia e quasi sempre penalizza.
Troppo spesso i reparti di difesa e centrocampo restano passivi, irretiti dal dominio avversario. Alcuni dati statistici rivelano inesorabilmente le difficoltà della Juventus ad imporre il proprio gioco all'avversario di turno. Il baricentro della compagine di Allegri è tra i più bassi del campionato, la posizione media sul rettangolo verde degli attaccanti juventini è assimilabile a quella dei difensori dell'Atalanta, quella di Allegri è una delle squadre più statiche della Serie A, quasi incapace di proporre con costanza un pressing alto fino alla trequarti rivale.
Dybala e compagni si ritrovano al tredicesimo posto in classifica per gol fatti in stagione. Gli ottavi di Champions League da disputare contro il Villlareal costituiscono un impegno ad alto coefficiente di difficoltà per la Juventus attuale. La disfatta di Stamford Bridge contro il Chelsea (4-0) ha messo a nudo tutte le lacune già mostrate dalla formazione piemontese in questa prima parte dell'annata.
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