L'intervista
—Intervista realizzata da Leandro Ficarra e Massimiliano Radicini
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Intervista realizzata da Leandro Ficarra e Massimiliano Radicini
Una carriera intensa e pluridecorata in cui è riuscito a conciliare doti tecniche, determinazione, personalità. Leader carismatico e riferimento imprescindibile in seno a spogliatoi impreziositi dalla presenza di numerose stelle di prima grandezza del firmamento calcistico mondiale. Massimo Oddo, abruzzese classe 1976, ha vestito, tra le altre, le maglie prestigiose ed intrise di storia di Milan, Lazio e Bayern Monaco, conquistando scudetto, Supercoppa Italiana, Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per club con i rossoneri e sollevando una Coppa Italia con la Lazio di Roberto Mancini nel 2003-2004. L'apice della sua parabola da calciatore griffato indelebilmente nella magica notte di Berlino, quando con l'Italia di Marcello Lippi si laureò campione del Mondo al culmine di una cavalcata trionfale e controcorrente. Esterno destro dalla falcata poderosa e dalle spiccate doti propulsive, fisicità imponente e buona tecnica di base, stantuffo inesauribile sulla corsia e specialista nell'esecuzione delle palle inattive. Leadership, acume ed intelligenza tattica hanno ispirato la sua carriera di allenatore. Tecnico capace di conferire identità tangibile, indole propositiva, impianto di gioco audace e brillante alle formazioni fin qui guidate, ha sfiorato la Serie A nel 2015 sulla panchina del Pescara per poi conquistarla l'anno successivo, battendo in finale playoff il Trapani di Serse Cosmi. Le esperienze tra luci ed ombre di Udine e Crotone, l'esonero di Perugia con la squadra ancora in zona playoff. L'ex Lazio e Milan ha concesso un'interessante intervista esclusiva alla redazione di Mediagol.it in cui si è soffermato sull'emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus che sta sconvolgendo equilibrio e quotidianità di ognuno di noi alla luce di un quadro estremamente critico in termini di soggetti contagiati e numero di decessi. E non solo. Tanti i temi approfonditi da Oddo, la lotta Scudetto in Serie A con Juventus, Inter e Lazio candidate al titolo, la crisi tecnica e dirigenziale in casa Milan, le prospettive dell'Italia di Mancini in vista dell'Europeo rinviato al 2021 e tanto altro ancora...
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"Bontà e tempestività delle misure adottate dalle istituzioni del mondo del calcio relativamente all'emergenza Coronavirus? Non è mai semplice prendere decisioni così delicate e definitive, soprattutto quando riguardano cose che sono più grandi di te, non parliamo solo di calcio ma tutto quello che ruota intorno. Bisogna guardare e considerare non tanto lo svolgimento della partita in sé stessa, ma tutto il mondo che lavora intorno all'evento agonistico. Nessuno si è subito reso conto dell'entità questa problematica o forse si sperava potesse essere circoscritta. Ci si è fermati quando si è capito che la situazione non era semplice da gestire, in particolare l'UEFA ha agito forse un po' in ritardo. La raccolta fondi a sostegno della Croce Rossa Italiana da parte dei campioni del Mondo dell'Italia 2006? Non siamo stati i primi e speriamo di non essere gli ultimi ad innescare questo circuito di solidarietà, ci sono tante iniziative di questo genere e credo che personaggi importanti appartenenti a ogni tipo di panorama ed ambito si stanno muovendo concretamente e si sono già mossi. Noi abbiamo deciso di intraprendere questa iniziativa che stiamo spingendo molto sul piano della comunicazione e in molti ci stanno seguendo, contestualmente, sulla nostra stessa lunghezza d'onda, ce ne sono tante e direi che sono molto importanti. Abbiamo scelto la Croce Rossa perché è un ente nazionale e sappiamo che questi fondi saranno usati nel miglior modo possibile. Bisogna seguire con attenzione le norme comportamentali indicate dal Ministero della Salute, c'è stato questo tipo di impatto forte al nord Italia, mentre la sensazione è che al centro-sud ci sia stia rendendo conto della reale entità della situazione solo da qualche giorno, così come è accaduto al settentrione all'inizio di tutto. Qualcuno è più superficiale e non rispetta appieno le indicazioni governative volte al ridurre il rischio di contagio? Mi sono esposto sui social in un momento di comprensibile nervosismo perché a volte si pensa a cose futili, non me la sono presa nella fattispecie con i runner ma con la gente che esce solo per il piacere di farlo senza una impellente necessità e di conseguenza mostra una totale mancanza di rispetto verso gli encomiabili operatori della nostra Sanità e verso chi è costretto ad andare a lavoro per mandare avanti l'Italia. Poi è ovvio che tutto deve essere contestualizzato, è logico che se una persona abita in campagna è libera di farsi una corsetta; in città invece bisogna stare più attenti, perché se andiamo tutti a correre a una certa ora si crea inevitabilmente un assembramento, eventualità da scongiurare assolutamente. Quando e se riprenderà il campionato, la lunga pausa forzata come inciderà su valore e condizione psicofisica delle squadre? Ripartiranno tutte da zero, sfatiamo questi falsi miti della vecchia preparazione perché sono tutte baggianate. Non possiamo pensare di seguire una metodologia di preparazione a inizio anno e portarla incondizionatamente fino al termine della stagione, è opportuno modellare la tipologia di lavoro in relazione ad evoluzione e contingenze particolari, bisogna monitorare giorno per giorno e questo è un caso tipico in cui ogni compagine inizierà tutto da capo. Accorgimenti e norme igienico-sanitarie a tutela della salute dei calciatori negli spogliatoi dei club professionistici prima dell'emergenza Coronavirus? L'attenzione c'è sempre stata nel seguire un determinato protocollo comportamentale, almeno negli ultimi anni, ma nel calcio di 15 anni fa sinceramente non mi ricordo borracce personalizzate o precauzioni particolari in tal senso, al contrario degli ultimi anni quando le accortezze e cura del dettaglio anche nelle piccole cose erano aspetti tangibili. Quello del calciatore in questo senso è un tipo di lavoro più pericoloso, il nostro è uno sport in cui il contatto fisico è intenso, costante e all'ordine del giorno, in allenamento come in partita. Ritengo comunque che le norme igienico-sanitarie adottate nel mondo del calcio professionistico siano sufficienti, credo che tutto quello che sta accadendo attualmente nel mondo sia un qualcosa, purtroppo, di davvero inatteso ed eccezionale a cui nessuno era preparato".
"La stagione strepitosa della Lazio? Credo che la compagine di Simone Inzaghi stia andando oltre le proprie aspettative, è una grande squadra. All'inizio dell'anno tutti sostenevano che la Juventus avrebbe avuto qualcosa in più rispetto alle dirette inseguitrici e potenziali concorrenti, ma i biancocelesti hanno dimostrato inequivocabilmente il proprio valore. Una squadra che sta crescendo anno dopo anno, senza fare enormi investimenti, parliamo di una società che ha programmato molto nel corso del tempo con oculatezza e competenza e adesso sta meritatamente raccogliendo i frutti di chi ha lavorato brillantemente sotto ogni aspetto. Liverani e Inzaghi? Mi aspettavo assolutamente che sarebbero diventati ottimi allenatori, li conosco molto bene e fin da subito si era capito che avrebbero avuto le caratteristiche giuste per fare i tecnici. Non sapevo e non potevo certo immaginare a che livello, ma stanno dimostrando grandi cose, entrambi meritano di vivere un momento del genere perché sono dei ragazzi straordinari. Fabio sta facendo qualcosa di pazzesco con il Lecce considerando che, concettualmente, chi sale dalla B è quasi condannato a retrocedere, poiché la società non dispone il più delle volte dei mezzi economici per lottare alla pari con i club consolidati in massima serie. I salentini, invece, stanno lottando alla grande, giocando un bel calcio e gli auguro di potersi salvare, o quantomeno di poter competere fino alla fine per mantenere la categoria: credo che questo possa essere già una vittoria per la formazione giallorossa. La consacrazione calcistica di Josip licic con la maglia dell'Atalanta? Ci sono tante vicissitudini che fanno sì che un calciatore possa rispondere in un modo sul piano prestazionale piuttosto che in un altro in due club diversi, il 40% del potenziale effettivo di un giocatore lo fa la testa e quindi quando sei in un ambiente dove sei stimato da tutti i risultati sono sempre maggiori, cresci a livello individuale, parallelamente al collettivo, in modo esponenziale. L'Atalanta sta dimostrando tanto anche grazie alla levatura di dirigenza e allenatore, poi nel momento in cui ottieni i risultati tutti si evolvono e i singoli esaltano le proprie attitudini in seno alla squadra . Se la giocherà alla grande per riconquistare un posto in Champions League, sperando che il campionato possa ricominciare, la compagine orobica si giocherà la conquista del quarto posto. La Champions League è una manifestazione davvero particolare e, avendola giocata, posso garantire che può accadere di tutto. Non appena giungi agli ottavi di finale del torneo devi capire che ti trovi al cospetto di squadre davvero forti, aver passato il turno per i bergamaschi è stata una cosa sensazionale. Ritengo che se sei stato capace di arrivare fino ai quarti di finale, vuol dire che puoi giocarti le tue chance contro tutti. Allegri, Sarri e la Juventus? La Juventus è composta da una rosa di 28 campioni in senso assoluto, chiunque tra questi si sposa alla perfezione con qualsiasi tipo di filosofia calcistica, perché sono tutti forti, completi e in grado di fare la differenza. Non è automatico che il credo calcistico di un allenatore possa radicarsi nella testa di un giocatore, serve del tempo e credo che la mano di Sarri si veda già, anche se non come ai tempi di Napoli e non in tutte le partite. Riuscirà Sarri a plasmare calcisticamente la Juventus a sua immagine e somiglianza? Solo il tempo potrà rispondere a questo quesito, magari a medio termine la compagine bianconera mostrerà un'identità ed un gioco più aderente ed in linea con le idee del proprio del tecnico, non sempre la bravura di un allenatore e la qualità del lavoro che svolge vanno di pari passo con i risultati ottenuti dalla sua squadra".
"Il momento complesso vissuto dal Milan sotto il profilo societario e tecnico? C'è una situazione un po' complicata in seno al club rossonero, da diversi anni c'è in atto questo cambio generazionale sia a livello dei giocatori sia in ambito dirigenziale. Non è semplice completare senza scompensi il passaggio generazionale in termini di organico, figuriamoci quando questo cambiamento coincide con quello manageriale. Tutto molto complicato. La filosofia attuale al Milan rispetto a quella adottata qualche anno fa è completamente nuova, una rivoluzione instillata dall'avvento di profili stranieri a livello di management e proprietà. Sappiamo quanto per noi italiani sia complicato adattarsi a metodologie e forma mentis del calcio estero e viceversa, quindi pensiamo a quanto possano essere significative le criticità nel cercare di conciliare strategie e linee di gestione italiane, come quelle di Boban e Maldini, con quelle di stampo inglese di Gazidis. Non conosco a fondo le dinamiche interne al club e l'argomento in questione, l'auspicio è quello che il Milan possa tornare rapidamente al livello che ha sempre mantenuto, per invertire il trend ci vorrà però unità di intenti e chiarezza. Il ritorno di Zlatan Ibrahimovic? È un amico e un grande campione, sta dando una preziosa mano a questa squadra che aveva bisogno di un leader carismatico di spogliatoio. Serviva qualcuno che potesse prendere le redini della squadra in questo momento delicato e lui lo sta facendo con la sua straordinaria personalità, aiutando in campo e fuori un gruppo di ragazzi che sta avendo un po' di difficoltà. Il flop di Ancelotti a Napoli? La bravura di un allenatore non è direttamente proporzionale al suo percorso in una singola società, un grande allenatore per fare bene deve comunque avere il supporto di tutti. Non posso esprimermi per quanto riguarda quello che è successo a Napoli perché non conosco da vicino la realtà dei fatti, quello che posso dire è che si è notato un evidente contrasto tra le principali componenti in seno al club. Ho una mia convinzione: dietro il successo ed il rendimento brillante di ogni compagine c'è sempre grande armonia e solidità tra società, allenatore e squadra. Se viene meno questo valore aggiunto, difficilmente si ottengono risultati di rilievo. I guai con la giustizia di Ronaldinho? Ho letto e visto quello che gli è successo e mi dispiace molto per lui, mi viene difficile pensare che una persona leale e gioiosa come lui abbia potuto fare la cosa che gli si imputa. Una vicenda molto strana, vedremo come andrà a finire ma credo che, per quanto lo conosco, riuscirà con la forza dell'allegria e dell'ottimismo a superare anche questa fase critica, mi auguro che questa situazione possa concludersi rapidamente".
"Il percorso e le prospettive dell'Italia di Roberto Mancini? Il lavoro del mister è sotto gli occhi di tutti perché da quando ha preso in mano la Nazionale ha sempre vinto e questa credo che sia una nota di grandissimo merito. Sta portando avanti la sua filosofia anche di cambio generazionale misto a gente di esperienza e spessore che può comunque infondere mentalità ai giovani. Dove arriverà la Nazionale? Non so dove potrà arrivare, lo vedremo al termine di questo anno e mezzo che ci separa dagli Europei. In un lasso di tempo così ampio possono accadere diverse cose: l'esplosione di tanti giocatori giovani contrapposta all'avanzamento di età di giocatori di esperienza del calibro di Chiellini ad esempio. Siamo troppo distanti da questa eventuale data prevista per la disputa del campionato Europeo, vediamo come andranno le cose ricordandoci che l'importante sarà continuare a portare avanti con coerenza ed entusiasmo questo progetto tecnico. Meritarsi la gioia della convocazione in Nazionale passa attraverso quello la qualità e la continuità di rendimento nel proprio club, la maglia azzurra non te la regala nessuno. La filosofia di questa Nazionale è quella di premiare i giocatori che fanno bene nelle proprie squadre, mister Mancini convoca i calciatori che secondo lui si stanno comportando in modo egregio. Questa direi che è una filosofia corretta e vincente che vige in questo momento: ci sono veterani straordinari che sono certezze della rosa come Chiellini o Immobile e tanti giovani talenti che in questo anno e mezzo possono crescere notevolmente. La fortuna, se così la possiamo definire, del posticipo di questa manifestazione è legata alla condizione di Zaniolo che potrà di certo recuperare dall'infortunio con tempi e modi dovuti, il gioiello della Roma è in assoluto uno dei talenti più puri del nostro calcio".
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