Claudio Marchisio si racconta.
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Marchisio: “Via dall’Italia per non tradire la Juve. Mio futuro sulla panchina bianconera? Rispondo così”
Il Principino spiega i motivi che lo hanno spinto ad approdare nel massimo campionato russo, dopo l'addio alla Juve
Non si risparmia l'ex numero 8 bianconero, Claudio Marchisio, raccontatosi durante una diretta Instagram con la nota presentatrice di fede granata Simona Ventura. Il Principino, in particolare, ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a sposare il progetto dello Zenit, lasciando la Serie A dopo 25 in bianconero.
“Zenit e non Serie A? È stato il motivo principale. Non soltanto per quello che mi hanno dato Juve e tifosi, ma anche per quello che avevo provato e vissuto io in quegli anni. C’è anche da dire che dentro di me c’è sempre stato il desiderio di poter fare un’esperienza all’estero. È un’esperienza per tutta la famiglia, per i figli che vanno a scuola, la moglie… A casa mia moglie non aveva più amiche, non parlava il russo. In squadra parlavo inglese e un po’ spagnolo perché c’erano tante argentini. Poi le dinamiche di un campo sono più semplici, la vera lingua è dei piedi e della testa”.
Inevitabile la parentesi relativa alla ripartenza dei campionati: "Ho visto la Bundesliga: loro hanno avuto davvero poco tempo e si vedeva con il ritmo molto basso, che ora sta aumentando con livello e prestazioni. Da noi è un po’ diverso, c’è un inizio più graduale per rischiare di non farsi male anche se alcuni giocatori sono incappati in infortuni. Ora si lavora qualche altro giorno insieme, sanno come affrontare queste partite. Bisogna dosare un po’ i giocatori in questa fase, chi ha una rosa più ampia ha la fortuna di gestire meglio i giocatori”.
Marchisio, infine, si sofferma su un suo possibile ritorno alla Juve ma in veste di allenatore: “Sarà interessante vedere le prime giornate, vedere come staranno queste squadre. Anche per noi, per il bello di vedere questo sport, la possibilità di giocare la sera potrebbe solo migliorare la qualità del gioco. Io futuro allenatore della Juve? No, ma perché non mi ci vedo a far l’allenatore. Bisogna avere delle doti particolari, saper tenere insieme un gruppo”.
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