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Kovacevic a 360°: “Vivevo per il gol, non esistono attaccanti come me. Tutto su Acelotti, Mihajlovic e la Juventus”

TURIN, ITALY - APRIL 03: The Juventus logo is seen on a stand prior to the UEFA Champions League Quarter Final Leg One match between Juventus and Real Madrid at Allianz Stadium on April 3, 2018 in Turin, Italy.  (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Darko Kovacevic, ex attaccante di Juventus e Lazio, ha raccontato i punti cruciali della sua carriera con un occhio al presente

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Darko Kovacevic, ex attaccante bianconero, si è raccontato a 360°.

Dopo svariati problemi di salute ed un agguato di cui è stato vittima circa 4 mesi fa, l'ex bomber serbo cerca finalmente di tornare alla sua quotidianità: “Tutto sta tornando alla normalità, la vicenda è nelle mani delle polizia”, ha raccontato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com. 

Questa, è stata la prima di diverse sventure che il classe '73 ha dovuto affrontare, certamente la più grave dopo la delicata operazione al cuore subita nel 2009: “Era gennaio e giocavo con l’Olympiakos. Durante un controllo di routine mi trovarono un’arteria occlusa al 98%: non ci potevo credere, non mi ero mai accorto di nulla. Mi operarono al cuore e fui costretto a smettere. Il medico del club mi ha salvato la vita”.

Per questo e per molti altri motivi Kovacevic è rimasto fortemente legato alla Grecia e ad Atene: “Amo l’Olympiakos, nel 2010 diventai subito dirigente. Oggi sono l’uomo in più: ho un buonissimo rapporto con il presidente Marinakis e vado a tutte le partite. Hanno una mentalità vincente, proprio come alla Juventus. Real Sociedad? Fu tutto perfetto: pensavo di chiudere lì la mia carriera, ma retrocedemmo e passai all’Olympiakos che mi voleva già dai tempi della Juventus”.

Indimenticabili gli anni passati a Torino, nei quali è stato capocannoniere della Coppa Uefa“Ci eravamo qualificati grazie all’Intertoto, alla Juventus avevamo quasi due squadre. Io vivevo per il gol anche quando giocavo cinque minuti. Spesso entravo e segnavo, riuscirci in Europa era bellissimo. Ancelotti? È uno dei migliori allenatori avuti. Non era facile gestire uno spogliatoio con tanti campioni. Zidane in allenamento faceva cose incredibili, neanche ci provavamo a ripeterle. Per me è stato il numero uno in assoluto. A me sarebbe piaciuto restare, ma a 27 anni volevo giocare e con Del Piero e Inzaghi davanti non era facile”. 

Avventura negativa, invece, quella alla Lazio: “Mi aspettavo più spazio: all’inizio giocavo, ma senza grandi risultati. C’era grande concorrenza e poi iniziarono anche alcuni problemi societari, così tornai in Spagna. Ricordo la pressione dei tifosi: se non vincevi le partite, a Formello ti ritrovavi la gente fuori”. Nella Capitale ha condiviso lo spogliatoio con Mihajlovic. Sinisa? Ho sentito spesso il vice Tanjga per sapere come stava, ero sicuro ce l’avrebbe fatta. Ne ho conosciuti pochi come lui, già da giocatore era un leone. Voleva sempre vincere, potevi anche essere suo amico, ma in allenamento ti tirava certi calci. Era un leader e lo è anche oggi da allenatore”.

Attaccanti come Kovacevic oggi non sembrano esserci più: “Sono finiti i tempi di Vieri, Batistuta o Morientes, adesso gli allenatori giocano diversamente. Anche Immobile che segna tantissimo è una seconda punta. Un nove puro è Vlahovic della Fiorentina. La Serbia lo chiamerà presto”, ha concluso.

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