Fabio Paratici spiega le mosse della Juventus.
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Juventus, Paratici: “Pirlo una decisione juventina, un predestinato. Tutto sull’esonero di Sarri”
Paratici sulla scelta di Andrea Pirlo
Giornata caldissima in casa della Juventus, dove in pochissime ore sono stati portati a termine cambiamenti radicali: nel pomeriggio è stato infatti esonerato il tecnico Maurizio Sarri, proprio il giorno dopo la sconfitta contro il Lione e la conseguente eliminazione dalla Champions League. In serata poi, è stato nominato anche il nuovo allenatore: si tratta di Andrea Pirlo, che poco tempo fa era stato scelto alla guida dell'Under 23.
Ai microfoni di Sky Sport, Fabio Paratici, Chief Football Officier della Juventus, ha spiegato le motivazioni legate all'esonero di Sarri e alla scelta di Pirlo come suo sostituto:
"Le nostre valutazioni le avevamo già fatte tra di noi, non è una partita che decide il destino di un allenatore. Le nostre valutazioni sono frutto di una stagione, non di una partita. Pirlo? È una decisione molto naturale, una decisione juventina, nel senso che è un ragazzo che è stato da noi, ha giocato con noi, è sempre stato in contatto con il nostro ambiente. Pensiamo anche al fatto che possa essere un predestinato, lo è stato da calciatore e pensiamo lo possa essere con grande convinzione anche da allenatore. Andrea nella sua testa svolge il lavoro di allenatore come svolgeva quello di calciatore, cioè un giocatore di qualità e di grande applicazione. È stato un centrocampista di grande applicazione. Il proporre un gioco di un certo tipo è il filone che le squadre europee cercano di seguire. Noi abbiamo seguito quello che lui ci ha detto ed è stato molto convincente nell’esposizione, al di là del fatto che le persone sono spesso molto più importanti del professionista. Il professionista si può formare, le persone no".
Sul mancato feeling tra allenatore e giocatori: "Non nello spogliatoio e nemmeno in un momento dato, nel senso che non c’è un episodio o un momento. Le stagioni sono lunghe e ci sono tante cose che scatenano riflessioni, pensieri e considerazioni. Questo è stato il frutto di una stagione tra l’altro lunghissima, difficilissima, complicatissima in tutti i sensi. Siamo arrivati a questa considerazione nel finale di stagione, questo anche vincendo lo scudetto. Non è l’Europa il termometro, non è la qualificazione ai quarti o una finale. Poi la situazione di Allegri era molto differente da quella di Sarri. Max aveva un percorso di 5 anni con noi, pieno di vittorie e successi. Sarri ha avuto un anno comunque con una vittoria e non è l’Europa il termometro, ma è tutto un insieme di cose che vanno al di là di un risultato sportivo. Siamo comunque in un territorio inesplorato perché nessuno ha mai vinto 9 scudetti di fila, nessuno ha mai avuto un ciclo così lungo, largo di vittorie, di risultati, di cambiamenti. Non dimentichiamo che i cicli di una squadra durano 3-4 anni. Noi siamo al terzo ciclo con cambiamenti. Una cosa inspiegabile, veramente siamo in un territorio inesplorato".
Sul suo futuro: "Detto che difendere me stesso mi sembra un po’ difficile, ma visto che l’ha fatto pubblicamente il presidente a mezzanotte e mezza, mi sembrava difficile ribaltare il suo pensiero alle 2 del pomeriggio. Mi sembra divertente (sorride, ndr). Io alla Roma? Al di là del fatto che bisogna rispettare tutti i club e la Roma è un club molto importante, sono qui da 10 anni, sto molto bene e ho un rapporto che va al di là del rapporto professionale con le persone che lavorano insieme a me e per cui lavoro io. Da Andrea Agnelli fino all’ultima persona che è qui".
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