Dopo anni di delusioni, l'Inter è finalmente riuscita a tornare in Champions League.
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Inter, Chivu: “Spalletti un maniaco dei particolari. Champions League? Girone equilibrato…”
L'ex difensore ha parlato dell'attuale situazione del club nerazzurro
Una gioia immensa per i suoi tifosi, che sperano presto di poter ritornare ai fasti del 2010, quando sotto la guida di José Mourinho, i nerazzurri riuscirono nell'impresa di conquistare il trofeo europeo più prestigioso. Una situazione che però potrebbe non verificarsi nuovamente nell'immediato, soprattutto considerato il girone di ferro in cui è stato sorteggiato il club lombardo, all'interno del quale dovrà affrontare il Barcellona, il Tottenham e il PSV.
A commentare l'attuale situazione dei ragazzi di Luciano Spalletti, è intervenuto Cristian Chivu, oggi allenatore dell'Inter Under 14 del, che nel corso di un'intervista rilasciata ai microfoni de La Gazzetta dello Sport ha parlato delle possibilità che la sua ex squadra si qualifichi agli ottavi: "È un girone equilibrato, l’Inter ha grande qualità e se devo trovare un difetto è la mancanza di esperienza a certi livelli. Spalletti può compensare questa mancanza. Ho giocato una Champions con lui, ha una qualità che può risultare decisiva: la cura dei particolari. È un maniaco da quel punto di vista, in campo europeo è fondamentale per una squadra che vuole riscrivere un pezzo di storia. Sono passati più di dieci anni, è sicuramente migliorato. Lautaro? Rispetto a Icardi è molto bravo a giocare fuori dall’area. Li vedo insieme, Spalletti alla fine troverà il modo di farli coesistere".
I nerazzurri dovranno affrontare dunque nuovamente i blaugrana, cercando di trovare ispirazione dal doppio confronto che li vide vittoriosi proprio nella storica annata del triplete. Un momento che di certo l'ex difensore non potrà mai dimenticare: "È il ricordo di una partita storica: affrontammo una squadra che faceva del calcio che non s’è mai più visto. Al Camp Nou neppure dovevo giocare, poi si fece male Pandev e in extremis Mourinho mi schierò ala sinistra. L’ultima volta che avevo fatto quel ruolo era forse nel 1994, da bambino, in Romania. Ma chiunque altro avrebbe detto sì al posto mio, pur di giocare. La differenza la facevamo noi in campo. Puoi essere il miglior allenatore del mondo, ma se i giocatori non recepiscono il tuo messaggio non vai da nessuna parte. La forza della mia Inter era il sacrificio, l’intelligenza nel capire che per vincere serviva la massima disponibilità. I giocatori di oggi devono avere la nostra stessa voglia di impegnarsi senza sapere dove realmente si può arrivare. Mi spiego: quell’Inter lì stava per complicarsi la vita a Kiev, nel girone. Nessuno pensava quella sera che avremmo vinto la Champions. Ci vuole anche fortuna, certo. Ma soprattutto devi saper credere in quello che fai".
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