La componente psicologica nel mondo dello sport è di fondamentale importanza.
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Ballardini, la psicologa e la terapia salvezza: Haka e pizza per un Genoa modello All Blacks…
L'aspetto mentale è certamente fondamentale nello sport come nella vita, specie nei momenti di difficoltà. La bizzarra terapia suggerita a Ballardini per risollevare le sorti del suo Genoa
In determinati frangenti finisce per fare fattivamente la differenza. Una serena e corretta predisposizione mentale, alla vigilia e nel corso dell'evento agonistico, consente all'atleta di esprimere al meglio le sue potenzialità sotto il profilo fisico e tecnico.
Al contrario, un approccio non corretto, o ancor peggio timoroso, sul piano mentale e nervoso diventa un'insopportabile zavorra che tarperà le ali condizionando pesantemente prestazione e risultato.
L'avvio di stagione del Genoa è emblematico in tal senso. La qualità dell'organico del club ligure dovrebbe essere garanzia di una posizione di classifica quantomeno tranquilla.
Invece, la profonda crisi, più di risultati che di gioco, ha risucchiato i rossoblu nei bassifondi della graduatoria. La mossa disperata del club, con l'esonero di Juric e l'approdo di Davide Ballardini al suo terzo ritorno in panchina sotto la lanterna. L'auspicio è di resettare la squadra sul piano tattico e valorizzarne le indubbie risorse tecniche.
L'ex tecnico del Palermo, però, per risalire la classifica dovrà rivitalizzare i suoi calciatori anche e soprattutto sul piano psicologico, visto che il morale del gruppo è inevitabilmente sotto i tacchetti.
Come riuscire nell'impresa? Intervistata dal Secolo XIX, la psicologa dello sport, Elena Passoni, prova ad indicare la strada all'allenatore romagnolo.
"Il Genoa deve avere ben chiaro il suo obiettivo e non basta indicare la salvezza, perché è un piano a lungo termine e rischia di sembrare lontano. Meglio trovare, chiarire e concentrarsi su una serie di obiettivi ravvicinati: allenamento per allenamento, partita per partita.
Si deve ripartire dalla motivazione. E, insieme, dalla costruzione del gruppo. Il calcio è un lavoro da fare insieme, perseguendo un fine comune. Una squadra deve essere un campo di forze dove tutti danno un contributo per raggiungere insieme lo scopo. Molte squadre infatti hanno un loro psicologo sportivo. Fare gruppo si può toccare con mano. Avete presente gli All Blacks? La loro danza maori è sia un modo per atterrire gli avversari sia per scolpire nelle loro teste un forte senso di appartenenza. È un rituale che carica e unisce il gruppo. Il Genoa non deve vergognarsi a creare dei riti: fanno già il cerchio a inizio partita, possono parlarsi negli spogliatoi, uscire tutti per una pizza insieme dopo l’allenamento, compreso Ballardini. Giocare insieme tra un allenamento e l’altro. In queste fasi possono definire e mettere a fuoco il loro obiettivo comune. La ritualità crea coesione e rassicura".
Come potrà riuscire Davide Ballardini a trasmettere nitidamente i suoi concetti ed i giusti stimoli ai calciatori genoani?
"Con la comunicazione. Con il dialogo, smorzando lo stress e le negatività e cercando di attenuare il timore della sconfitta. La paura deve scomparire e questo può succedere solo se i giocatori sanno come affrontare le situazioni che la generano. Si possono simulare in allenamento le situazioni che in partita rischiano di far precipitare il gruppo nel timore. Tecniche per allontanare lo stress. Ballardini dovrà dosare i toni duri, eliminando quelli che alimentano ostilità. E arrabbiarsi solo se serve. Il primo nemico che Ballardini deve combattere è lo sfaldamento. Con regole chiare di autocontrollo. Ma queste arrivano quando il gruppo funziona. Bene leggere la classifica, capire la durezza dei numeri: serve per uscire dal vicolo cieco del “non ce la faremo”. In questo senso l’obiettivo salvezza è troppo vago: la spinta è inferiore. Guardiamo prima alla prossima partita e per arrivarci bene il primo obiettivo è raggiungere certi risultati in allenamento. Nel prossimo allenamento".
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