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Il giovane attaccante esterno della Juve Davide Lanzafame è pronto per vivere una stagione da protagonista, dopo quella che lo ha lanciato l'anno scorso: 7 gol con la maglia del Parma. L'ex rosanero ha rilasciato una lunga intervista a "TuttoSport" che Mediagol.it vi propone in versione integrale. Davide Lanzafame come ha convinto Del Neri a volerla alla Juventus? "Con una buona seconda parte di stagione a Parma. Io non potevo andare in una terza squadra: Juve e Palermo si sono accordate". Al bianconero ci è abituato, visto che passato 14 anni nelle giovanili bianconere. "Per me è un ritorno a casa oltre che una grandissima occasione. Da non perdere". Partiamo proprio da lì: come ha iniziato? "Devo tutto a mio fratello! La mia è una storia un po particolare: ho iniziato nel Barcanova, una piccola società di Torino dove mio padre era dirigente. Mio fratello Giovanni, di dieci anni più grande, volle a tutti i costi che facessi un provino al Torino, ma non lo passai. Così tornai al Barcanova, per la felicità di mio papà che non pensava al professionismo. Mio fratello mi spinse invece a tentare con la Juve. E andò bene". Il suo primo allenatore? "Franco Perri: con lui feci il provino". Il poster in camera? "Del Piero, Zidane e Weah, erano i miei idoli: mi piacevano gli attaccanti potenti come il milanista e i fantasisti che sapevano dare spettacolo". Con le giovanili della Juventus ha vinto e segnato molto. "Abbiamo conquistato un Berretti, un campionato Primavera, una coppa Italia, una Supercoppa italiana, un Viareggio, dove sono stato capocacannoniere". In questi anni di lontananza ha continuato ad avere la Juventus nel cuore? "Bisogna scindere laspetto lavorativo da quello del tifoso: massima professionità come giocatore, ma la squadra del cuore ti rimane dentro, a maggior ragione se ci giochi 14 anni. E come una seconda pelle". A undici anni faceva il raccattapalle al Delle Alpi con Del Piero in campo, adesso ci gioca insieme: cosa significa avercela fatta? "Enorme orgoglio e grossa soddisfazione personale: mi prendo il 70-80% del merito, il resto va alla mia famiglia perché mi è stata desempio". La Juventus è un punto di partenza: per arrivare dove? "Per arrivare il più lontano possibile... sulla luna. Non conosco il futuro, ma voglio metterci tutta la forza per farcela e restare qui". E questa Juventus dove può arrivare? "Deve guardare giorno dopo giorno, metterci massimo impegno in allenamento, ascoltare gli insegnamenti di Del Neri ed essere umile. Senza tutto ciò non andremo lontani". Un giocatore a cui si è ispirato? "Enrico Chiesa, per me era fantastico". Il gol più bello? "In un derby Primavera vinto 2-1, bello a livello tecnico, importante per il risultato. Ci sono affezionato". La prima doppietta in serie A invece lha segnata lanno scorso contro la Juventus. "Però non ho neanche esultato per rispetto per la società in cui sono cresciuto". Tre anni di esperienza lontano da Torino cosa le hanno dato? "Tantissimo, a livello calcistico e personale, sento che è il momento giusto per essere approdato alla Juve, un anno fa non lo sarebbe stato". Del Neri che cosa chiede di diverso dagli altri tecnici? "Il massimo impegno nel difendere e nellattaccare, la squadra deve garantire in tutti i ruoli il top per 90 minuti". E davvero un dittatore come si dice? "No, a me è piaciuto fin dallinizio il suo comportamento. Quando è il momento di scherzare, si ride insieme. Del resto, facciamo un mestiere spettacolare, farlo con il muso non avrebbe senso. Ma quando bisogna mettersi sotto, non concedere sconti". Seconda punta o esterno offensivo: qual è il ruolo che sente più suo? "Negli ultimi anni mi sto specializzando nel ruolo di esterno, corsa e qualità". Sarà lei lerede di Nedved? "Ha fatto cose grandissime, è un esempio e uneredità pesante. Però se giochi nella Juve non devi aver paura dei giocatori passati prima di te, se uno dà il massimo, il lavoro paga". A Palermo il momento più difficile: solo 9 presenze e 0 gol. Mai pensato di abbandonare tutto e fare il mobiliere come i suoi genitori? "Se a 22 anni abbandoni alla prima difficoltà non hai la personalità per fare il calciatore. La forza sta nella capacità di rialzarsi. Mi capiteranno altri momenti no, se fossimo sempre al top saremmo supereroi, nel calcio come nella vita. Invece siamo normalissimi". Una curiosità: chi le ha fatto questo taglio di capelli alla moikano? (ride) "Il mio barbiere, poi ci ha pensato Storari a Dublino, prima del debutto europeo, ad accentuare il taglio sui lati". La nuova Italia si è svecchiata: pronto per la Nazionale? "E prematuro parlarne, prima devo dimostrare quanto valgo con la squadra di club. Il mio pensiero è soltanto per la Juve, in futuro spero ci sia lazzurro anche per me". Del Neri ha detto prima di Juve-Shamrock: squadra che vince non si cambia. Si sente titolare? "No, sono uno dei 25-26 della rosa che ogni giorno mettono in difficoltà il mister, solo così si forma un grande gruppo". I difensori più scomodi? "Chiellini e Lucio: meno male che adesso uno gioca con me". Juventus vuol dire? "Storia, vittorie, la squadra più importante e titolata in italia, la squadra dove sono cresciuto, quindi ha un sapore particolare. Penso sempre a tutto questo quando vesto la maglia".
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