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Balotelli e l’odiosa piaga del razzismo: “Gli insulti in Juventus-Inter e quel casco di banane. E’ stato uno schifo…”

Balotelli e l’odiosa piaga del razzismo: “Gli insulti in Juventus-Inter e quel casco di banane. E’ stato uno schifo…”

Super Mario racconta in un libro i tanti episodi di razzismo subiti fin da bambino: "Il Medioevo è finito, è ora che se ne accorgano tutti..."

Mediagol7

Oggi è nuovamente uno degli uomini copertina dell'Italia targata Roberto Mancini. Ma la vita di Mario Balotelli non è certamente stata tutta rose e fiori.

Super Mario, a segno nella recente amichevole giocata dalla Nazionale italiana contro l'Arabia Saudita e oggetto dei desideri di diverse società italiane e non, ha deciso di raccontare in un libro, "Demoni", tutte le sofferenze che ha patito durante l'infanzia e l'adolescenza a causa del razzismo.

"Di certo, fossi stato bianco avrei avuto meno problemi - ha raccontato l'attaccante originario di Palermo nel libro in questione, di cui 'La Gazzetta dello Sport' ha riportato alcuni stralci -. Ricevo tante lettere di ragazzini che mi considerano un esempio per non aver mai abbassato la testa davanti agli episodi di razzismo. E' stato uno schifo. Diciotto anni di porte sbattute in faccia, per avere la cittadinanza. Poi le porte si sono spalancate. Io ero lo stesso di prima".

"A scuola capitava che sparisse qualche merendina dai banchi... Pensavano subito fossi stato io, senza indagare... Ma c’è un episodio che non dimenticherò mai: le lacrime non smettevano più di scendere. Avevo fatto tutti i compiti a casa... Sapevo che la mamma mi avrebbe poi permesso di uscire per andare a giocare a calcio... 'Ciao ragazzi, giochiamo?'. 'No, Mario: tu no'. 'Ma ho fatto i compiti...'. 'No, Mario: sei nero'. Ero nero, quindi ai loro occhi diverso... Credevo non mi volessero perché già allora ero esuberante. Poi purtroppo con il passare degli anni ho scoperto la verità".

Parole toccanti, episodi che Balotelli non riuscirà mai a dimenticare, come quelli accaduti nel 2009, nel giro di poco pià di due mesi, quando Mario era già riuscito a coronare il sogno di debuttare e giocare in Serie A e nella Nazionale italiana Under-21. Ad aprile "il passaggio all’età adulta da questo punto di vista. Durante Juventus-Inter me ne hanno dette di tutti i colori, 'Scimmia'. 'Negro'. 'Torna in Africa'. I buu... Moratti dichiarò che per la rabbia avrebbe ritirato la squadra dal campionato...".

E poi a giugno, all'esterno di un bar di Roma, zona Ponte Milvio, ad un tavolino con alcuni azzurrini, l'ex centravanti di Inter e Milan è stato per l'ennesima volta vittima di discriminazione razziale. "Mentre stavamo chiacchierando, da lontano spunta una moto e uno dei due urla forte: 'Negro!'. 'Negro schifoso!'. 'Negro di merda!'. Poi si avvicinano, rallentano e mi lanciano un casco di banane. Come se fossi una scimmia. Hanno anche sbagliato mira, colpendo la cameriera del bar al posto mio".

Ma non è finita qui; un giorno a Coverciano dalla strada gli urlarono: "Non esistono negri italiani!", mentre si allenava con i compagni. "Non sono sicuro che l’atteggiamento della gente sia migliorato. Ci sono molte più persone di colore e quindi, anche se si tenta di accoglierle e di accettarle tutte, non credo si riesca fino in fondo a farlo. Il Medioevo è finito, è ora che se ne accorgano tutti... Il cambiamento è in mano alle nuove generazioni; ai nostri figli bisogna insegnare che siamo tutti uguali... Dovrebbe essere scontato, quasi banale, ma non lo è. Poi i miei figli Pia e Lion lo racconteranno ai miei nipoti, e allora le future generazioni saranno più a posto di noi, questo sì. Ma di certo, fossi stato bianco, avrei avuto meno problemi".