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Viviano-Mediagol: “Coronavirus? In Lombardia scene di ordinaria follia. Siamo in guerra, stiamo a casa. Se il picco arriva al Sud…”

L'intervista esclusiva concessa da Emiliano Viviano, ex portiere di Bologna, Inter, Palermo e Fiorentina, alla redazione di Mediagol.it

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PALERMO, ITALY - JANUARY 22:  Emiliano Viviano, goalkeeper of Palermo, in action during the Serie A match between US Citta di Palermo and Genoa CFC at Stadio Renzo Barbera on January 22, 2012 in Palermo, Italy.  (Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

Prosegue l'emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus.

Una situazione critica che ha inevitabilmente turbato la quotidianità dei cittadini italiani e non solo. Dal focolaio partito sembra dalla Germania ed estesosi via Wuhan, in Cina, l'epidemia da COVID-19 si è estesa progressivamente anche in tutta Europa, con il Governo italiano che ha scelto di adottare contromisure rigorose ma necessarie per contrastare la diffusione della malattia. Decreti volti ad evitare assembramenti e a ridurre al minimo i contatti sociali, con l'obiettivo di azzerare o quasi il rischio di ulteriori contagi. E' stato deciso, dunque, lo stop di tutti gli esercizi commerciali ed i servizi, salvo quelli essenziali per la sopravvivenza.

In Lombardia, regione attualmente più colpita ed epicentro dell'epidemia in Italia, al momento sono 13.938 le persone risultate positive, con oltre un quarto dei decessi. Su questo delicato e purtroppo drammatico tema si è espresso in esclusiva ai microfoni di Mediagol.it, Emiliano Viviano. Una testimonianza toccante da parte di chi, vivendo in quel di Brescia, è diventato, suo malgrado, spettatore di un quadro estremamente critico ed allarmante, percependo quotidianamente  cuore,  timori e inquietudini di tale emergenza. Del resto, l'ex portiere fra le altre di Bologna, Inter, Palermo e Fiorentina, che si è sempre contraddistinto per doti e qualità umane, in questi giorni si è esposto pubblicamente in prima persona, denotando sensibilità, senso civico e compartecipazione emotiva, invitando tutta la popolazione a rispettare le norme comportamentali di prevenzione indicate dal Ministero della Salute e  rimarcando l'importanza del lavoro svolto quotidianamente da operatori sanitari, medici ed infermieri che mettono costantemente la loro vita a rischio per salvarne tante altre.

"Le regole per arginare il Coronavirus? Tutti noi abbiamo sottovalutato questa epidemia. Come in ogni situazione, quando una cosa non ti tocca personalmente non ne cogli l'entità: per primo io, che vivo a Brescia. Sulla diffusione del contagio vi posso assicurare, purtroppo, che ci sono scene di ordinaria follia, come vedere l'Esercito a Bergamo che, ieri sera, ha portato via i feretri che non riescono a trovare spazio. Bisogna attenersi alle regole, non è solo una questione di senso civico ma di rispetto per la nostra vita e quella degli altri, di tutti i medici, gli infermieri, i volontari. Senza dimenticarsi di chi lavora nei supermercati o nelle farmacie ed è costretto sottoporsi al rischio contagio con gli altri. Ci chiedono di stare a casa, mica di andare al fronte come è successo ai nostri antenati. Certo, è dura per tutti però l'unica cosa da fare è questa. Possiamo essere portatori sani senza neanche saperlo. Ci sono tanti atleti infetti di CoVid-19 che stanno benissimo ma che potrebbero trasmetterlo a qualcun altro che potrebbe aggravarsi. Si fa dunque appello alla sensibilità di tutti. Se non si rispettano queste norme, bisogna adottare ulteriori provvedimenti ed essere ancora più restrittivi", sono state le sue parole. Comportamento del popolo italiano al cospetto di questa emergenza sanitaria? Ottima risposta. Ma è ovvio che su una percentuale c'è sempre qualcuno che sottovaluta per stupidità, ignoranza, poca cultura, poco sapere, o perché si sente invincibile un po' come tutti noi. Chiunque vorrebbe andare fuori. Sembra uno scherzo: magari esci, sei portatore sano e lo trasmetti ad altre persone e ciò innesca una reazione a catena. Dobbiamo tener presente che a perdere la vita sono persone. Sono morti dei genitori dei miei amici, parenti di altri amici, ho ascoltato i racconti di chi lavora in ospedale. C'è gente che è stata ricoverata e una volta dimessa è rimasta sotto shock. Siamo in guerra: non ci sono armi nucleari ma è una guerra. L'unica cosa che ci viene chiesta è rimanere in casa. Misure restrittive nel mondo dello sport? Sono arrivate un po' tardi come è accaduto del resto per tutta l'Italia. Il giorno prima del Decreto #IoRestoACasa, io mi sono allenato e dal giorno dopo non sono più uscito dalla mia abitazione. Certo, ce lo aspettavamo un po' tutti. Nel mondo del calcio, purtroppo o per fortuna, circola molto denaro e bisogna sempre tenere presente il risvolto economico. Avrei dato maggior voce ai calciatori che non si sono potuti esprimere. Noi giocatori vorremmo esporci e fornire un po' di svago a chi rimane a casa ma purtroppo in questo momento è sbagliato perché anche noi possiamo ammalarci e abbiamo parenti in famiglia che possono essere contagiati gravemente. La vita umana viene prima di ogni cosa", ha proseguito Viviano.