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Coronavirus, in arrivo un nuovo Dpcm: coprifuoco e spostamenti, ecco cosa si potrà fare e cosa no

GUARDAMIGLIO, ITALY - FEBRUARY 24: An Italian Carabinieri officer, wearing a respiratory mask, talks to a driver at a road block on February 24, 2020 in Guardamiglio, south-west Milan, Italy. Guardamiglio is a town nearby one of the ten small towns placed under lockdown after coronavirus sparked infections throughout the Lombardy region. Italy is the last country to be hit hard by the virus with 6 dead and more than 229 infected as of today. The spread marks Europe’s biggest outbreak, prompting Italian Government to issue draconian safety measures. (Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

In arrivo in nuovo Dpcm: l'Italia si prepara a nuove restrizioni

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In arrivo in nuovo Dpcm.

Il nuovo decreto ministeriale, a cui il Governo lavora ormai da giorni, dovrebbe arrivare tra stasera lunedì 2 novembre e martedì 3: dopo che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, avrà riferito il tutto in Parlamento. Si attendono, dunque, nuove restrizioni per frenare l’avanzata del Coronavirus. Ci sono, però, ancora nodi da sciogliere; il primo riguarda la questione coprifuoco.

Il dubbio sembra essere tra un coprifuoco alle 18.00 e uno alle 21.00. Dopo questo orario, in entrambi i casi, si potrà uscire solo ed esclusivamente per motivi di lavoro, salute o per altre necessità, e chiaramente servirà l’autocertificazione. Misure più restrittive dovrebbero essere varate per le aree più a rischio - al momento l’indice Rt è più alto in Lombardia, Piemonte e Calabria -, con bar e ristoranti chiusi a pranzo e l’ipotesi di didattica a distanza per le scuole a partire dalla seconda media.

Per il resto d’Italia si parla di coprifuoco anticipato, chiusura dei centri commerciali, almeno nel weekend e soprattutto il blocco degli spostamenti tra Regioni. Qualora la scelta fosse assunta dal governo, la misura del blocco della mobilità tra le regioni varrebbe in tutto il territorio italiano. Di fatto, non si potrebbe oltrepassare il confine della propria regione se non per motivi di lavoro, salute ed eventuali emergenze da dimostrare tramite l’autocertificazione. Ma lo scontro tra governo e presidenti di Regione resta aperto, con questi ultimi che vogliono scaricare la responsabilità delle decisioni sull’esecutivo.

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