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Lione-Juventus, Rudi Garcia: “Qui non ho più il mio violino. Totti? Con i simboli della Roma serviva garbo diverso. Juventus e CR7…”

L'ex tecnico della Roma si appresta ad affrontare, mercoledì prossimo, la Juventus di Maurizio Sarri in Champions League sulla panchina del suo Lione

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Rudi Garcia e la Juventus: il prologo del terzo atto.

Dal 2013, per due stagioni e mezzo, l'ex tecnico della Roma si è lanciato all'inseguimento della Juventus, allora allenata da Antonio Conte prima e da Massimiliano Allegri dopo al fine di contendere il titolo ai bianconeri. Piazzandosi per due volte di fila secondo della classe, Garcia, nella sua prima stagione in Serie A, ha ottenuto il record di punti per il club capitolino: 85 in 38 giornate. La lotta serrata al club bianconero ha raggiunto il suo apice nello scontro diretto, disputatosi il 5 ottobre 2014, nel quale l'attuale tecnico del Lione si è reso protagonista mimando il celeberrimo gesto del violino indirizzato all'arbitro Rocchi, colpevole a suo parere, di aver assegnato un rigore inesistente alla compagine avversaria. Quest'immagine emblematica gli è costata un'espulsione e un'ammenda pari a cinquemila euro.

A distanza di 7 anni, Rudi Garcia, da poco più di un anno alla guida dell'Olympique Lyonnais, si ritrova ancora una volta avversario, questa volta in Champions League, della squadra torinese allenata da Maurizio Sarri. In un'intervista a tutto campo, rilasciata al Corriere dello Sport,  l'ex tecnico di Marsiglia e Lille ritorna a parlare sulla sua "sviolinata"e sulla tecnologia della VAR: "Il violino è rimasto nell'armadio quando ho lasciato l'Italia. Mi venne istintivo, volevo difendere la mia squadra da quello che ritenevo fosse un torto. Ma sono cose che succedono, in campo. La mia Roma avrebbe vinto lo scudetto con il Var? Non lo so, ogni epoca fa storia a sé. Come si dice in Francia, con i 'se' si chiude Parigi dentro una bottiglia... Avevo la percezione che la Juventus fosse favorita dagli arbitri? Mai. Ma con il Var gli arbitraggi sono più giusti. Una cosa che noi allenatori chiediamo agli arbitri è di non accontentarsi del silent check. Dovrebbero andare a rivedere tutti gli episodi contestati invece di aspettare in mezzo al campo la conferma, altrimenti l'arbitro vero diventa il Var". 

Sulla sfida di mercoledì prossimo, continua: "Per il mio Lione è una grande occasione, passare il turno sarebbe un vero exploit. Soprattutto senza Depay, che è il nostro Ronaldo. Immaginate la Juve senza CR7, fatte naturalmente le debite proporzioni. Come si ferma Cristiano Ronaldo? Si ferma alla frontiera, se decide che Lione non gli piace e non vuole giocare qui. Scherzi a parte, si può contenere con una fase difensiva di squadra. Inutile ingabbiare lui se devi lasciare spazio a Dybala o Higuain. Dirò a tutti che è un challenge, una sfida. La motivazione dev'essere questa. Anche per me. In realtà io avevo conquistato sul campo l’ottavo di Champions contro il Real Madrid ma non me lo fecero giocare. La Champions è dura, è stato bello già arrivare agli ottavi, ora proviamo a fare quest’impresa." 

"La Juve vincerà la Champions? Non so. Ma so che la loro priorità è riuscirci, dopo tanti scudetti. Non credo che Ronaldo sia andato alla Juve per vincere solo in Italia. Vale lo stesso per il PSG. La mia speranza è che ci sottovalutino: il sorteggio per loro obiettivamente poteva essere peggiore. Juve fischiata dai tifosi? Eppure è in corsa per tutti i traguardi. Per me però è difficile giudicare, conoscevo meglio la Juve di Allegri che ha fatto grandi risultati. Io penso che sia più facile vincere giocando bene. Ma avete visto l’Atletico Madrid e il Borussia Dortmund l’altra sera? Hanno difeso bene, è vero. Ma hanno anche gestito alla grande il pallone. Se ti difendi e basta, perdi. Per me sarà un vero piacere rivedere Pjanic e Szczesny. A Mire non dovremo lasciare spazi perché è un giocatore che fornisce molte munizioni agli attaccanti, senza contare i calci piazzati". Queste le sue parole in merito al pronostico sulla vincitrice della Champions e sul momento che sta attraversando la compagine bianconera.

E, infine, sul suo rapporto con l'ex capitano della Roma, Francesco Totti, conclude: "Ne ho sentite tante sul nostro rapporto che in realtà è sempre stato buono. Quando firmai per la Roma, gli chiesi se avesse ancora motivazioni alte. Mi rispose che avrebbe desiderato vincere, proprio come me. Totti non è mai un problema, semmai una soluzione. [...] Di sicuro se ci fossi stato io come allenatore avrei accompagnato certi campioni all'uscita con un garbo differente. Forse l’addio poteva essere gestito meglio".