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Serie C, Catania a rischio fallimento? Ferraù: “Ecco come stanno le cose”

Serie C, Catania a rischio fallimento? Ferraù: “Ecco come stanno le cose”

Quale futuro per il Catania? Le dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa da Giovanni Ferraù, presidente della SIGI

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"Investire oggi sul Calcio Catania significa contribuire al rilancio del Calcio Catania stesso, significa salvaguardare un patrimonio della città che sennò andrebbe perso".

Ha esordito così Giovanni Ferraù, intervenuto questa mattina in conferenza stampa. Fra i temi trattati dal presidente della SIGI anche il futuro del Catania Calcio e l'uscita di scena di Joe Tacopina. "SIGI aveva già programmato un'immissione di danaro importante al momento del suo ingresso, alla quale si sarebbero poi aggiunte altre immissioni che avevano manifestato la voglia di esserci, ma purtroppo così non è stato: tra la trattiva e la chiusura della stessa c'è sempre un mare. Ma oggi non voglio parlare di questo, è il momento dell'unità, ecco a cosa punta la nostra iniziativa: ogni altra considerazione rimandiamola al 28 giugno, dopo la data ultima per consegnare l'iscrizione al campionato di Serie C", sono state le sue parole.

FALLIMENTO - "C'è un rischio minimo che non voglio ancorare a percentuali, noi dobbiamo solo scongiurarlo. Da un punto di vista societario, al netto del debito mostruoso pregresso, siamo in salute. E una città come questa non è come SPAL, Sassuolo, con rispetto parlando... qua c'è storia e molto altro. Pensiamo a Torre del Grifo: ecco perché possiamo attirare investitori stranieri. E di fronte a chi davvero volesse entrare nel club saremmo disposti anche a perdere l'investimento iniziale. Abbiamo salvato il Catania per poi trasferirlo ad un investitore importante, nessuno ha mai parlato di Serie A o Champions, e ricordo che nessuno, tranne noi della SIGI, si è presentato al Tribunale la scorsa estate. Volevamo solo salvare la matricola, mai abbiamo detto che avevamo i 15 milioni che forse servono. A ogni modo, oggi si tratta di avere l'entusiasmo per salvare il Catania: se da fuori vedono entusiasmo, possibili acquirenti non aspettano il cadavere, come invece fanno quando leggono la parola 'fallimento', errata ora. E altra cosa: gli investitori adesso stiano tranquilli, nel caso renderemo i soldi se le cose non andassero come devono, i garanti siamo noi della SIGI".

TACOPINA -"Al nostro arrivo abbiamo stipulato un contratto in cui noi avremmo ripreso le somme spese, ma il contratto non era subordinato a nessun omologa dell'Agenzia dell'Entrate, bensì a un tale debito: nel caso avremmo perso noi qualcosa. Il 14 marzo abbiamo poi stipulato, noi di SIGI, un contratto con Joe Tacopina, che, come scritto nell'articolo 2 dello stesso, avrebbe dovuto versare un milione al momento della stipula del citato contratto: l'avvocato ne ha però versati solo 630 mila, quindi si parla pure di inadempimento. Ma io non voglio più parlare di cose inutili, questo è passato e io non parlo di chi versando 600 mila euro voleva aggraziarsi la città. Con me ci è riuscito, mi sono fatto ammaliare dal sogno americano, e come me la piazza. Ma vorrei che si capisse che il sogno americano è un'illusione: mi dispiace averlo capito tardi".

IL PRESENTE -"Adesso vogliamo solo iscrivere il Catania al prossimo campionato, all'appello mancano circa 800mila euro dopo un investimento che abbiamo fatto. E procedere a questo passo significa già allontanare gli avvoltoi che aspettano il fallimento: poi dal 29 giugno cercheremo investitori in tutto il mondo, Catania e forse la Sicilia non sono disponibili. Continuando a gestire il club, cercheremo chi potrà investire i 15 milioni di euro, ma per fare questo lo step dell'iscrizione è assolutamente necessario: siamo rimasti bloccati per la trattativa di cui parlavamo prima, c'erano state anche alternative più o meno valide, ma ora tenteremo cose diverse", ha concluso.

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