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Intervista

Pastore: “Mio Palermo stratosferico, Zamparini un padre. Tripletta al Catania…”

Pastore

Javier Pastore si racconta tra passato, presente e futuro. Le dichiarazioni rilasciate dall'ex numero 27 del Palermo

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"La tripletta al Catania? Una giornata magica, di immenso valore, i tifosi la ricordano ancora. I gol portano la mia firma ma Balzaretti, Miccoli e Maccarone sono stati decisivi con i loro assist. La settimana più bella della mia carriera". Lo ha detto Javier Pastore, intervistato ai microfoni de "La Repubblica-Palermo". Fra i temi trattati dall'ex numero 27 del Palermo anche il suo rapporto con Maurizio Zamparini, scomparso lo scorso 1° febbraio per le complicazioni legate ad un problema al colon che ne aveva determinato il ricovero nei giorni precedenti.

"Un aneddoto con Zamparini? Ero appena arrivato in ritiro dall’Argentina, 14 ore di aereo e due di macchina per raggiungere l’Austria. Mi chiese di partecipare immediatamente ad una amichevole già cominciata. Ma come? Ero felice e imbarazzato: 'Le valigie non mi sono arrivate non ho le scarpe da gioco...'. 'Andiamo a comprale'. Mi prese per mano come un ragazzino e mi portò in un centro commerciale. Voleva che prendessi di tutto. 'Presidente, mi servono solo le scarpe e i parastinchi', la mia timida risposta. Mi fece cambiare in fretta e disse a Zenga di impiegarmi per qualche minuto. Mi trattava come un figlio e ogni giorno mi portava nel suo ufficio chiedendomi se avevo bisogno di qualcosa. Gli sono veramente grato. Zenga o Delio Rossi? Rossi mi ha cambiato la testa insegnandomi la tattica e la necessità di correre per recuperare palla e aiutare chi stava accanto, senza incidere sulle mie giocate. Così, mi ha spalancato le porte dell’Europa", le sue parole.

EX COMPAGNI "Cavani, Hernandez, Miccoli, Ilicic? Ci divertivamo a cercare l’impossibile. Un feeling particolare, numeri da capogiri e penso: ma com’era possibile? Uno spettacolo. Con Balzaretti, sulla fascia sinistra, facevamo uno-due, dalla nostra area a quella avversaria. Sirigu? L’amico della vita. Mi ha subito aiutato, è anche padrino di mia figlia, passavamo quasi tutti i giorni insieme. Il rapporto non è mai mutato. Al Psg, firmò prima di me e fu la goccia che mi fece capire che avevo scelto il posto giusto. Abbiamo condiviso avventure incancellabili".

I RICORDI "La qualificazione sfiorata è l’unico rimpianto. L’Inter, invece, era veramente forte, però siamo usciti fra gli applausi e con rispetto. Quella finale non la dimenticherò. La famiglia mi ha seguito in una Roma vestita di rosa. Qualcosa di indescrivibile. Immagini che conservo nel cuore perché vedere l’Olimpico pieno di tifosi deliranti è stato un sogno. Il gol più bello? Contro il Bologna: un tiro di prima intenzione all’incrocio dei pali su passaggio Nocerino. Era pure la festa della mamma e ho scoperto la maglietta, per dedicarglielo. La partita che ricordo di più? A Firenze, ma quel Palermo batteva anche la Juve in casa e fuori, il Milan, la Roma, il Napoli... Una squadra stratosferica".

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