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Catania, Russo: “Incubo per la città, che rapporto con i tifosi. La D? Complicato…”

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Le parole dell'ex ala offensiva del Catania, intervenuto rispetto all'amaro epilogo che ha coinvolto il club etneo, scomparso in seguito al fallimento della società in questa nuova spiacevole gestione

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Parola a Orazio Russo. 70 gol e più di 500 partite disputate in carriera, con il Catania sempre nel profondo del cuore. L'ex ala offensiva ha iniziato e concluso il suo percorso nel calcio professionistico con la maglia rossoazzurra indosso, nonostante la trafila di squadra dalle quali è passato prima di tornare a respirare l'ambiente etneo. Certi amori fanno un giro immenso e poi ritornano, un po' come per Russo, che dopo le prime due stagioni dal '91 al '93 e l'apparizione nel '96-97, è poi tornato nel 2004 e nel 2010, dimostrazione di un attaccamento d'altri tempi ad una piazza come Catania.

Intervistato alle colonne odierne de La Gazzetta dello Sport, Russo - che oltre ad aver giocato per l Catania ha ricoperto anche un ruolo da dirigente in Serie A e responsabile dell'accademy nelle ultime stagioni - è tornato a parlare della disfatta societaria che ha portato a fallimento e scomparsa il Calcio Catania, esprimendo tutto il suo disappunto e dispiacere per l'epilogo piuttosto amaro che questa stagione ha riservato alla compagine siciliana. Ecco, di seguito, un estratto della sua intervista: "La vita senza calcio per i catanesi è difficile. Sì, è complicato pensare che si rischia di ripartire chissà da quale categoria. Sembra un incubo, speriamo di risvegliarci presto. Il rapporto con i tifosi mi ha gratificato, nel mio percorso calcistico non è vero che non esistono profeti in patria. La gente di Catania si è forse identificata, mi ha sostenuto. Sono stati tutti parte integrante della mia vita. Dopo la gara col Genoa, sotto la casacca, ho esposto la scritta“Grazie Catania”.E quella frase riassume la mia vita. Avevo un rapporto fraterno con Ciccio Famoso, uno dei simboli dei tifo rossazzurro. La maglia della Serie A, l’unica che mi rimaneva, l’ho consegnata in occasione dell’ultimo saluto".

"Il Catania è la mia vita. Adesso che non c’è più mi sento come ingabbiato. Ho fatto il team manager in Serie A accanto a Giampaolo, Simeone, Montella, Maran. Rapporti splendidi, ci sentiamo spesso. Il rapporto umano che rimane è il particolare che ti gratifica aldilà dei successi. Poi ho lavorato nel progetto Academy, fino al 9, con una gioia immensa perché un centinaio di ragazzini che imparavano i movimenti del calcio e ti trasmettevano ottimismo. Ho allenato la Berretti portandola in semifinale scudetto, l’Under 17 e fino a qualche mese fa la Primavera". 

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