IL DERBY

Catania-Palermo 2-0: Moro fa il bis, i rosa steccano il derby e chiudono in nove

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Un Catania più intenso, brillante e volitivo conquista con merito il derby contro un Palermo sterile, poco lucido e tradito dai nervi. La doppietta di Moro decide il match, espulsi Russini, Almici e Luperini

di Leandro Ficarra

Il Palermo stecca un derby che il Catania ha oggettivamente preparato ed interpretato quasi alla perfezione. Talento e vena realizzativa di Luca Moro esaltano solidità, intensità e gagliardia della performance etnea, infierendo inesorabilmente su inconsistenza, evanescenza ed ingenuità che hanno caratterizzato la prestazione della compagine rosanero. Vittoria nitida e meritata quella ottenuta dalla formazione di Baldini. Un Catania volitivo, aggressivo, elettrico. Coraggio e spirito da derby che hanno permeato una condotta tattica propositiva ed al contempo equilibrata da parte rossazzurra, evidenziando un gap evidente e sostanziale con un avversario fin troppo supponente e scolastico già dai primi istanti di gioco. Ferocia e reattività elevate a livello esponenziale, nello sviluppo della manovra come in pressione sulla sfera, in sede di contrasto e nella contesa delle cosiddette seconde palle.

Il 4-3-3 di Baldini ha funzionato egregiamente al fischio d'inizio, intenso e vorace nel trovare sviluppo in ampiezza ed in verticale, lesto a ricomporsi e compattarsi, sempre corto ed alto a togliere metri e fiato al Palermo quando possibile. Dieci minuti difficili per la bandaFilippi, superati i quali la squadra pareva aver preso le misure ed alzato leggermente il baricentro. Un Palermo ordinato in fase di non possesso, ma estremamente farraginoso e prevedibile nello sviluppo della manovra. Fattivamente incapace di innescare il tandem Brunori- Soleri, né dall'esterno, né per vie centrali. Una squadra poco fluida ed armoniosa nella tessitura delle trame offensive, banale ed imprecisa in fase di palleggio, aggrappata a sporadiche folate individuali proprio dei due terminali offensivi. Il 3-5-2 schierato inizialmente da Filippi,  con i palermitani Accardi e Crivello classiche carte da derby e Soleri al fianco di Brunori, non ha incantato, mostrando lacune ed incongruenze in entrambe le fasi di gioco.

L'equilibrio nel punteggio è stato infranto da un calcio di rigore, parso a primo acchito molto dubbio, concesso in ragione di una pressione energica di Marconi e tocco da dietro di Odjer su Biondi spalle alla porta all'ingresso dell'area, trasformato con freddezza dal bomber di casa Moro. Crocevia spartiacque che ha ulteriormente alimentato l'inerzia del match in direzione etnea, mettendo le ali ad un Catania che si era oggettivamente fatto preferire sotto ogni punto di vista in quel frangente.  Il Palermo ha provato a smaltire la sberla, ma ha sistematicamente continuato ad arrancare e sbandare, specie in mezzo al campo.

De Rose è parso sotto ritmo, in difficoltà sul piano atletico ed eccessivamente ordinario nella distribuzione della manovra, Odjer ha insolitamente sbagliato la misura di vari appoggi e perso un paio di possessi che hanno scatenato le ripartenze avversarie. Spinta ridotta ai minimi termini sulle corsie, con Valente in giornata storta e Accardi, generoso ma lontano da una condizione ideale, schierato da soluzione conservativa sul versante opposto.  Stancampiano ha trascorso un primo tempo di contemplativa tranquillità. Pelagotti ha dovuto disinnescare la conclusione violenta di Biondi, tremando un paio di volte sulle stoccate di Russini a fil di palo.  

Filippi, metabolizzata l'antifona, non ha indugiato. Palermo nella ripresa schierato con il 3-4-1-2: il tecnico richiama Odjer e ricorre ad estro e cifra tecnica di Andrea Silipo. Il piglio della compagine rosanero dopo l'intervallo è tangibilmente diverso. La squadra alza la linea del pressing ed il ritmo nella circolazione della sfera, Silipo, volteggiando tra le linee, scompagina le certezze nella densità etnea e crea più di un disagio al Catania sul piano strategico. Lo straordinario sforzo profuso in termini fisici e nervosi nella prima frazione, logora la brillantezza e condiziona la performance di molti effettivi tra i padroni di casa. Catania stanco, più lungo e smagliato sul terreno di gioco e meno lucido. Silipo crea superiorità numerica in dribbling e scalda le mani a Stancampiano con un bel mancino, la manovra rosanero cresce, guadagnando in qualità e connessione tra zona nevralgica e tandem offensivo.  Filippisente che l'inerzia del match sta progressivamente cambiando direzione. Luperini ed Almici per Dall'Oglio eButtaro: questo è il doppio cambio che non muta inizialmente assetto tattico ma atteggiamento in virtù di peculiarità dei singoli interpreti.

Frangente in cui il Palermo pare davvero padrone delle operazioni sul rettangolo verde, tanto da creare la più grande chance per il pari con una pregevole combinazione De Rose-Almici-Soleri, chiusa da una girata della boa ex Roma che lambisce il palo a portiere battuto.

Baldini rinforza gli ormeggi con Izco e Provenzano per Greco e Maldonado ed il Catania paga l'eccessiva foga di Russini che rimedia secondo giallo ed espulsione. 

Filippi ha provato a quel punto ad azzannare il match, giocandosi la carta Floriano per Valente e disponendo il Palermo con un audace 4-2-3-1. Zanchi è subentrato tra le file etnee ed il Catania si è strenuamente raccolto a protezione di Stancampiano.

Il Palermo ha menato le danze ma ha prodotto pochissimo in fase di conclusione, rovinando tutto con la grave ingenuità di Almici che ha restituito la parità numerica ed energie nervose a Calapai e compagni. Un raccattapalle ha indugiato nella restituzione della sfera, l'esterno destro rosanero lo ha strattonato con vigoria e l'arbitro gli ha sventolato il cartellino rosso. Gesto sgradevole, figlio della trance agonistica da derby, per cui il calciatore si è subito scusato con il diretto interessato. Topica dal notevole peso specifico in un momento focale della gara, da un giocatore esperto come l'ex Pordenone si auspica una gestione diversa al cospetto di certe deprecabili ma prevedibili dinamiche ostruzionistiche. Il raddoppio di Moro, bravo l'attaccante in sede di preparazione e finalizzazione della giocata, non irreprensibili Marconi e Crivello nella circostanza, ha chiuso i conti e consegnato il meritato successo alla compagine di Baldini.

Fella è entrato a partita ormai compromessa, Il bomber di casa ha sfiorato il tris, Silipo ha peccato di egoismo dopo una brillante percussione palla al piede, Luperini ha sfogato incautamente la sua frustrazione con un fallo che gli è valso il rosso gli costerà la squalifica in vista del big match contro il Bari. Brandelli di un derby che aveva già ampiamente scritto la sua storia.

Resta in dote la perplessità per una prestazione non altezza dell'importanza della gara e della posta in palio. Il Palermo ha steccato approccio mentale e motivazionale, atteggiamento ed interpretazione tattica in avvio, facendosi tradire da foga e deleterio nervosismo quando inerzia della gara e rapporti di forza sul campo parevano poter consentire alla compagine rosanero di raddrizzare il match . Alcune prestazioni dei singoli, specie in zona nevralgica, hanno deluso e stavolta le scelte di Filippi, in sede di undici iniziale ed a gara in corso, non hanno convinto del tutto. Non tanto sul piano strategico e concettuale, quanto in merito alla selezione degli interpreti. Nonostante la squadra rosanero abbia avuto il pallino del gioco in mano ed una chiara supremazia, tattica e territoriale per buona parte della ripresa, non è quasi mai riuscita i suoi attaccanti in condizione di battere a rete. Un dato di fatto che fa riflettere e su cui Filippi, unitamente alla fragilità mentale e nervosa in presenza di contingenze avverse, dovrà lavorare non poco nella settimana che precederà la sfida d'alta quota contro il Bari.

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