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Catania, Ferraù: “Stiamo lavorando alla cessione. Stipendi? Pagati al più presto”

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Le dichiarazioni del presidente della SIGI in merito alla situazione difficile che sta vivendo il Catania Calcio con i giocatori che non hanno ancora ricevuto il pagamento degli stipendi

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Il Catania sta vivendo un inizio di stagione difficoltoso su tutti i fronti. I problemi societari, con l'ipotesi di fallimento che col passare dei giorni diventa sempre più concreta, ha creato scompiglio tra i giocatori che nelle prime uscite non sono riusciti a esprimersi secondo le proprie qualità. Da qualche settimana a questa parte, nonostante gli stipendi non pagati, l'ambiente sembra essersi compattato con il tecnico Francesco Baldini che è riuscito a trasformare la rosa, con alcune prestazioni di rilievo che stanno permettendo agli etnei di risalire la china della classifica.

La situazione fallimento viene monitorata costantemente dalla società che sta cercando in tutti i modi di trovare degli acquirenti che possano garantire il pagamento degli stipendi entro l'ultimo termine che porterebbe con ogni probabilità a una pesante penalizzazione. Nella giornata odierna ha parlato il presidente della SIGI, Francesco Ferraù ai microfoni di Corner commentando la difficile situazione che il club siciliano sta vivendo da alcuni mesi a questa parte.

Sugli stipendi: "Abbiamo lavorato sia internamente che con questi investitori che sono oggi giunti a Catania. Stiamo cercando di correre e di accelerare quanto più possibile per arrivare all’obiettivo necessario del pagamento degli stipendi. Penso mercoledì mattina. È una lotta contro il tempo, difficile perché abbiamo anche questa iniziativa della Procura, che ha espletato il suo dovere, da risolvere”.

Sulla possibile cessione: "Se si tratta di un fondo inglese con un core business legato all’energia? È una società di investimento estera che in effetti agisce nell’energetico che ha un progetto sulla carta ambizioso. I tempi purtroppo sono stati molto brevi ma il progetto è ambizioso. Domani vogliamo siglare un accordo di programma, definiamolo così, per il futuro, magari con un sacrificio e un esborso dei soci SIGI. Gli stipendi vanno pagati e onorati, a prescindere da tutto e dell’istanza. Contrariamente alla cordata Tacopina questa è un’unica società che ha un patrimonio importante, notevole. Quanto devono mettere? Non posso dare questo dato perché non lo abbiamo ancora: stiamo discutendo quanto dovremmo mettere anche noi. Quanto ci vuole per arrivare a zero? Circa 800 mila euro".

Sull'udienza prefallimentare della prossima settimana: “Tutto questo potrebbe non bastare? Ne siamo consapevoli e ne sono consapevoli anche loro. Sono consapevoli che mettere dei soldi oggi potrebbe significare anche perderli: SIGI si è fatta garante di questa situazione per rimborsare nelle possibilità nefaste di rimborsare l’investitore. È una chance che dobbiamo giocarci per salvare la squadra: a costo di buttare alle ortiche questi 300-400-500 mila euro che potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Se la Procura può ritirare l’istanza per la presenza dell’investitore? Sì assolutamente: quello che faremo da qui a mercoledì è ridurre drasticamente i debiti che abbiamo con le forniture e con gli stipendi e dimostrare le garanzie di una continuità aziendale. La presenza di un investitore futuro dovrebbe garantire alle autorità giudiziarie una certa continuità aziendale per il futuro, tenuto conto che SIGI non ha aggravato la situazione debitoria pregressa. Non stiamo toccando Torre del Grifo in vista di un possibile rilancio per l’investitore”.

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