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L'INTERVISTA

Bombardini: “Maglie rubate e derby con lo scotch! Palermo, puoi prendere il Bari”

Bombardini

L'intervista esclusiva concessa da Davide Bombardini, ex di Palermo, Roma ed Atalanta, tra le altre, alla redazione di Mediagol.it

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Davide Bombardini ripercorre le tappe più importanti della sua carriera.

Tre stagioni brillanti in rosanero culminate nel 2001 con una storica promozione in serie B, che ha  riportato il club siciliano nel calcio che conta dopo ben quattro anni di purgatorio nella terza divisione, allora denominata Serie C1. Un'avventura cominciata dopo varie esperienze maturate in Serie C1 e terminata nell'estate del 2002 quando, l'esterno offensivo, viene ceduto alla Roma di Fabio Capello. Salto di qualità certamente di non semplice gestione, sotto il profilo tecnico e psicologico, per Bombardini che, comprensibilmente, fece fatica a scalare le gerarchie del tecnico friulano in una corazzata intrisa di stelle di prima grandezza del firmamento calcistico internazionale. Un frangente probabilmente decisivo nell'evoluzione della carriera dell'ex Atalanta e Bologna, dopo un avvio della sua esperienza in giallorosso caratterizzato da un impiego nettamente al di sotto delle sue aspettative, Bombardini accarezzò il sogno di tornare a vestire a stretto giro di posta quella maglia rosanero con cui era stato assoluto protagonista la stagione precedente.  A poco più di quarantotto ore dal derby tra Catania e Palermo, in programma allo Stadio "Angelo Massimino", l'ex calciatore svela dinamiche e retroscena su un curioso aneddoto accaduto in terra etnea, prima di una delle tante sfide giocate in Sicilia con la maglia rosanero, nel corso dell'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.

"Il ricordo dell'ultimo derby con la maglia del Palermo? Mi è rimasto particolarmente impresso. Quello che successe fu incredibile: non penso che una squadra oggi possa scendere in campo con le divise da allenamento ed i numeri appiccicati con lo scotch. Arrivarono la mattina i magazzinieri Paolo e Pasquale, quando eravamo in prossimità di raggiungere lo stadio, per informarci che ci avevano rubato a le maglie da gara la notte precedente e nessuno avrebbe potuto portarcele da Palermo perché mancava poco tempo prima del derby. Optammo per giocare con le divise d'allenamento nere e con i numeri fatti alla buona con lo scotch bianco. Meno male che ai tempi non si mettevano i nomi dei calciatori sulla maglia in Serie C! Mi ricordo che avevo il numero sette che veniva via, si staccava continuamente. Una circostanza del genere, così improvvisata e singolare, nel calcio attuale sarebbe impensabile.  Erano tempi diversi, era totalmente un altro calcio, però mi piace molto ripensare all'atmosfera di quei tempi.

Il Palermo deve credere alla promozione diretta perché la vetta dista solo 5 punti e ancora il girone d'andata deve regalarci lo scontro diretto, c'è l'intero girone di ritorno per recuperare terreno sul Bari . Nel mercato di gennaio ci sarà l'occasione per rinforzare la squadra e non bisognerà sbagliare. Fossi un giocatore del Bari non dormirei  sonni tranquilli, perché questo è l'anno in cui anche il Palermo può puntare alla vetta. Penso sia giusto che il campionato di Serie C se lo giochino due grandi città e due club di grande tradizione e blasone. Arrivare primo non è mai facile. I play-off di oggi sono diversi di quelli dei miei tempi perché vanno giocati con tutti i gironi per cui è ancora più difficile emergere, ma da fuori posso dire di credere nella promozione diretta del Palermo. Il livello della Serie C rispetto alla mia epoca è calato molto qualitativamente così come la Serie B e la A,e quindi il calcio in generale, si sono impoverite a livello tecnico. Da un punto di vista fisico, però, penso sia un calcio migliorato, più performante e competitivo. Oggi se non sei fisicamente a certi livelli fai fatica. Questo va a discapito dei concetti di estro e fantasia, tratti maggiormente caratterizzanti un ventennio fa in un calcio in cui il giocatore tecnico veniva sempre apprezzato, soprattutto nelle squadre del Sud Italia. In C a Palermo giocavo con calciatori come Cappioli che ha fatto la  differenza per anni in Serie A ed era lui che suonava la carica mentre noi gli andavamo dietro. Chi aveva le qualità era tenuto a farle vedere. Un giocatore come lui nel Palermo attuale ci vorrebbe! Quando giocavi a vent'anni in C era perché giocavi benissimo ed avevi qualità di assoluto rilievo sul piano tecnico, penso a Brienza che aveva grandi potenzialità nei primissimi tempi in rosanero. Ma non erano tutti come lui perché buona parte dei giovani faceva fatica ad inserirsi. Nel mio Palermo c'erano almeno 5 o 6 giocatori tra i titolari che avevano fatto campionati di A e B che quindi facevano nettamente la differenza".

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