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L'EX NAPOLI

Cannavaro: “Buffon deve smettere. Napoli? Conquistato grande trofeo, Maradona…”

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L'ex allenatore del Benevento, Fabio Cannavaro si è espresso su diversi temi interessanti, tra cui il Napoli e il futuro di Buffon
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Parola a Fabio Cannavaro. L'ex tecnico del Benevento è intervenuto in occasione della Milano Football Week organizzata da La Gazzetta dello Sport, affrontando diversi temi interessanti riguardanti il calcio italiano: dallo scudetto del Napoli, al futuro di Buffon fino ai suoi trascorsi da calciatore. Di seguito, le sue dichiarazioni:

"Io e Buffon insieme in Nazionale? Intanto vediamo lui che vuole fare, visto che gioca ancora".

Magari da allenatore potrebbe schierarlo nella sua prossima squadra. "Lasciamo stare… L'ho visto in campo, è sempre concentrato ma deve smettere. Gliel'ho detto: basta".

Il Napoli è tornato a vincere lo scudetto 33 anni dopo. "C'è stato di tutto in questi anni, un fallimento, un cambio di proprietà, un nuovo corso. Lo scudetto poteva arrivare anche prima, ma la squadra non era attrezzata per vincere il campionato. Quest'anno, dopo qualche partenza importante, tutti pensavano a una stagione diversa e invece sono riusciti a conquistare questo grande trofeo".

Col Napoli hai vinto due scudetti da raccattapalle. "Beh, da raccattapalle due, uno con gli Allievi Nazionali. Sono emozioni diverse, quando da ragazzino riesci a vincere un campionato te lo porti dietro tutta la vita. Quello da tifoso è qualcosa che, per chi li ha vissuti quei due scudetti, incredibile: è stato santificato un giocatore, Maradona".

Cos'era poterlo vivere da vicino? "Era lo scopo di tutta la settimana, tutti chiedevano di fare da raccattapalle. Io ero il pupillo dell'allenatore, che poi era il mio professore di educazione fisica a scuola, e quindi riusciva sempre a infilarmi. Io vivevo a cento metri dal San Paolo, il rapporto col Napoli è sempre stato molto forte".

Si racconta che, dopo un contrasto con Maradona in allenamento, un dirigente le chiese di andarci piano. "Sì, vero. Durante la settimana si facevano queste partite con la prima squadra: io entrai e ci fu un po' di timore. Però lui mi fece capire la sua grandezza, dicendomi di giocare tranquillo, come volevo, di divertirmi. Nel pre-partita lui a volte prendeva noi ragazzini e giocava con noi. Era un giocatore fantastico, ne ho visti tanti altri, ma la differenza tra Diego e gli altri era che ai tempi c'era la marcatura a uomo. Qualcuno ricorderà quella di Gentile, ma in Serie A era peggio: prendeva botte pazzesche e non ha mai reagito, se non quella volta in Spagna quando partì la famosa rissa. Nonostante queste mazzate che prendeva ogni domenica ha fatto tanto".

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