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Maccabi-Juventus 2-0, altro ko per Allegri. La Champions League è sempre più lontana

Juventus
Si complica il passaggio del turno per la Juventus, ennesima delusione per Allegri

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Notte fonda, o quasi. I numeri in casa Juventus iniziano davvero a divenire inquietanti. Tre sconfitte in quattro gare disputate, soli tre punti all’attivo nel proprio girone di Champions League, criticità di ogni sorta. Tattiche, tecniche, fisiche e caratteriali.

Il terzo posto in classifica a pari merito con la compagine israeliana, stride in modo fragoroso con le ambizioni di qualificazione agli ottavi covate ad inizio stagione, ma purtroppo fotografa nitidamente la pochezza dei contenuti tecnico-tattici mostrati dagli uomini di Allegri in questo orribile avvio di stagione.

Al “Sammy Ofer”, è bastato un Maccabi-Haifa oggettivamente modesto ma egregiamente organizzato sotto il profilo strategico, per avere ragione di una Juventus sconnessa, sfilacciata e desolatamente scontata in fase di costruzione, incapace di conferire ritmo, slancio ed incisività alle sue trame offensive.

La compagine bianconera è palesemente in ritardo ed in affanno. Sotto ogni punto di vista. La condizione dei singoli, salvo qualche rara eccezione appare a dir poco deficitaria. Scarsa brillantezza sul piano atletico, poca convinzione e verve sotto il profilo mentale, gran parte degli effettivi si mostra preda di confusione e mancanza di autostima. In termini collettivi è evidente il disagio nel muoversi in maniera sincrona ed organica tra i reparti, linearità, armonia e fluidità vengono meno all’atto dello sviluppo della manovra. Si recita spesso il compitino da minimo sindacale, facilmente disinnescato dalle letture difensive elementari dell’avversario di turno.

Si vive di qualche folata, estremamente sporadica, prodotta dai singoli, come nel caso di Angel Di Maria all’andata. La sensazione è che manchino al momento equilibri collettivi, automatismi fluidi e rodati, connessione tra i reparti, condizione generale sia sul piano psicologico, sia su quello prettamente atletico, fattori che dopo 15 mesi di lavoro non possono mancare, soprattutto in un club di blasone come quello bianconero.

La fragilità difensiva fa il paio con la cronica sterilità ogni qualvolta si prova, spesso male nella gestione di tempi e spazi, ad attaccare la porta avversaria. Questa Juventus non fa male. Anzi, spesso tende ad essere inopinatamente autolesionista, rendendosi protagonista di ingenuità, individuali e di reparto, che spianano la strada alla contendente di giornata. Un imbarazzo percepito dagli stessi calciatori che si traduce in un generale scoramento. La serie di risultati deludenti e prestazioni negative  sta condizionando sul piano psicologico i calciatori di Allegri. Lo si evince dalla incapacità di allestire una reazione credibile, anche solo nervosa o caratteriale, dopo aver subito la stoccata dell’avversario.

L’ultimo/terzo posto dopo quattro giornate, non costituisce certamente un verdetto definitivo, ma praticamente dichiarato, che attende solo di essere sancito da Benfica e Psg. Tuttavia, duole sottolineare, per tutto il calcio italiano che è al momento meritato per quanto mostrato fin qui dalla Juventus di Allegri sul rettangolo verde. Una posizione nel girone di cui ad oggi sono in egual misura tutti artefici e compartecipi, in primis proprietà e dirigenza, per modalità, tempi e lacune con cui lavorano, comunicano ed investono, a partire dal contratto del livornese, con tanto di scadenza a giugno 2025. L’ex Milan andrebbe oggettivamente sollevato dall’incarico dopo quest’incredibile debacle sportiva (l’ennesima della sua seconda stagione in quel di Torino), ma evidentemente non è stato abbastanza neanche sta volta…

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