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Ecco come il Palermo è diventato l’Inter Zapresic della Serie A

Ecco come il Palermo è diventato l’Inter Zapresic della Serie A

No gioco, nessuna identità, tanti errori tecnici e innumerevoli lanci per Nestorovski: il Palermo gioca come faceva l'Inter Zapresic un anno fa.

Mediagol40

Ogni campionato di calcio, in Europa e nel mondo, ha la sua rispettabilità e la sua dignità. Così come ciascuna squadra, nel panorama mondiale, merita massima considerazione indipendentemente da chi ne sia l'allenatore o il presidente.

Premessa doverosa, questa, per introdurre un aspetto di cui ci siamo accorti da diversi mesi a questa parte. I mesi che hanno visto il Palermo confermare le previsioni della vigilia. Perché stampa e tifosi hanno fatto fronte comune sin da agosto asserendo che Zamparini si sbagliava. Si sbagliava quando riteneva soddisfacente la campagna acquisti dell'estate, si sbagliava quando sottolineava che questa squadra sarebbe arrivata tra le prime dieci in classifica, si sbagliava quando bocciava pubblicamente calciatori come, ad esempio, Marco Borriello, considerato dall'imprenditore friulano "uno scarto dell'Atalanta". Bene, quello scarto dell'Atalanta ha siglato ad oggi ben 17 reti in stagione, tra campionato e Coppa Italia, riuscendo a decidere tante gare, in equilibrio, in favore dei sardi, determinandone la salvezza con largo anticipo.

Già. Mancano otto partite, ventiquattro punti in palio e l'aritmetica non ha ancora fatto il suo corso. Eppure non si pensa troppo a escludere i rosanero dalla lotta salvezza già da adesso. La sentenza, prima ancora del campo, l'ha data il linguaggio del corpo dei calciatori del Palermo. "Ho visto che qualche giocatore non merita di indossare la maglia rosanero", diceva dei giorni fa Baccaglini, il nuovo presidente. Colpa loro? No. L'errore è di chi li ha scelti. Perché nel calcio la qualità in prospettiva non può bastare, non ti fa vincere le partite. Nel calcio, in certi contesti, conta - oltre alla qualità - il valore morale di un atleta. E, si badi bene, non è una caratteristica comune a molti. Bravo chi ce l'ha, chi vi nasce e chi vi diventa. La Serie A non deve essere per e di tutti, la Serie A è come un club esclusivo: si entra con credenziali, perché se riesci a scavalcare, poi i buttafuori ti "beccano" e retrocedi.

Sì, è difficile avere risposte in termini di personalità da ragazzi di 20 o 21 anni. Ma chi li valuta in sede di mercato, deve sceglierli pensando che un giorno possano svilupparle. E intanto puntare su gente più esperta. Perché Dybala (è solo un esempio) il primo anno a Palermo aveva davanti gente del calibro di Fabrizio Miccoli ed Hernandez, mentre nella seconda stagione sempre Abel e Lafferty (oltre a Belotti e Vazquez). Intanto ha abbinato carattere alla sua qualità, e oggi è arrivato dove in pochi potevano attendersi.

Esistono delle regole non scritte nel nostro calcio e una di queste è evitare di prescindere da calciatori di esperienza, spessore e carisma. Guardate la classifica della Serie A e provate a scorrere dal basso verso l'alto partendo dalla 15esima posizione: troverete un valore progressivo di calciatori di comprovato background in Serie A. Dettagli? No. Basi fondamentali per tentare di salvarsi. Poi, un'altra regola non scritta riguarda i compiti. Ogni squadra deve avere idee chiare in questo senso e il principale compito è organizzare. Organizzare la manovra, organizzare l'azione, dettare i tempi, avere senso geometrico. Perché se è vero che il ruolo del regista è sempre più in via d'estinzione, è altrettanto vero che oggi si presenta in una versione mascherata. In mezzo al campo, le squadre costruite bene (non riteniamo opportuno includere il Palermo in questo elenco), presentano almeno un elemento che sappia conferire ordine vestendo i panni del playmaker.

Il Palermo ha deciso di bypassare questa figura e sviluppare le proprie "azioni" provando a fare densità, cercando di indovinare delle progressioni sulle fasce, tentando ripetutamente lanci dalla difesa per Ilija Nestorovski, uno dei pochi (insieme a Rispoli) a salvarsi in questa pessima stagione. Non ci aspettiamo che voi vi interessiate o abbiate seguito il campionato croato dell'anno scorso. Alcuni di noi l'hanno fatto, specialmente per avere un primo feedback sul centravanti macedone prenotato da Zamparini a gennaio del 2016 e prelevato ufficialmente a luglio. Bene, vi è una linea sottilissima tra come giocava quell'Inter Zapresic e come gioca il Palermo di quest'anno. Palla lunga a Nestorovski e... preghiera. Se in Croazia funziona, in Serie A no.

Per non parlare della fase difensiva, vera e propria condanna rosanero. Non c'è un portiere titolare, non c'è serenità di reparto, non c'è metodo. Retrocessione legittima.