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Cessione Palermo, i magistrati non hanno dubbi: “Club ancora di Zamparini, si è avvalso della moglie per dare ordini”

Cessione Palermo, i magistrati non hanno dubbi: “Club ancora di Zamparini, si è avvalso della moglie per dare ordini”

Respinta la richiesta di revoca dei domiciliari per l'ex patron rosanero: "Le vendite del club un valzer dove tutti tornano al loro posto"

Mediagol97

Il Palermo è sempre rimasto saldamente nelle mani di Maurizio Zamparini

Si apre in questo modo l'edizione odierna de La Repubblica - Palermo, che analizza ed approfondisce il discorso relativo alla richiesta di revoca dei domiciliari respinta per l'ex patron del club rosanero. Le operazioni di vendita, agli inglesi prima ed alla collaboratrice storica dell'imprenditore friulano Daniela De Angeli poi, avrebbero avuto come unico fine quello di convincere i giudici a scagionarlo poiché non più influente all'interno della società siciliana: "Un valzer di compravendite a cui il gip Gioacchino Scaduto non ha creduto, accogliendo in pieno la tesi della procura di Palermo. «Tutti i precedenti passaggi che riguardano la società — scrive Scaduto — non sono altro che partite di giro, dalla cessione del club alle società inglesi al trasferimento delle quote alla sua segretaria storica. Un giro di valzer al termine del quale tutti ritornano nelle posizioni iniziali»".

Per il giudice, dunque, Maurizio Zamparini resta il vero e proprio "dominus" del club di Viale del Fante. Che l'imprenditore friulano non avesse mai passato realmente la mano lo si evincerebbe soprattutto dall'intercettazione in cui rivendica il proprio ruolo con i dirigenti della società rosanero: "Voi rappresentate la società, ma ve lo mettete in testa o no che io vi pago tutti?". Frasi che per la Procura di Palermo avrebbero un solo significato: Zamparini sarebbe sempre al timone della società ed indirizzerebbe le scelte anche ora che si trova agli arresti domiciliari: "Sfogliando gli allegati alla istanza difensiva — scrivono nel parere negativo i sostituti procuratori Andrea Fusco, Dario Scaletta, Francesca Dessì coordinati dall'aggiunto Salvatore De Luca — viene da chiedersi come Zamparini sia entrato in possesso di documentazione riservata attinente i recenti rapporti commerciali della U.S. Città di Palermo con terzi soggetti, come ad esempio i contratti stipulati dalla De Angeli con la Sport Capital Group Ltd e con la Damir".

L'istanza di attenuazione delle misure cautelari respinta dal Gip, difatti, rischierebbe ora di trasformarsi in un vero e proprio boomerang per Maurizio Zamparini: "L'istanza difensiva ed i suoi allegati, non solo attualizzano le esigenze cautelari, ma addirittura le aggravano — scrivono i sostituti procuratori —. Gli stessi argomenti che dovrebbero portare alla sua liberazione, dimostrano invece che Zamparini a partire dall'ottobre 2018 sta occultamente continuando in quella 'giostra' di creazione e modifica di scatole cinesi estere ed italiane, di soggetti prestanome e di 'finanza creativa', che lo hanno  già portato all'arresto. Se fino al giorno della privazione della libertà personale si è potuto muovere senza vincoli per tenere queste condotte, a partire dal 25 gennaio 2019 si è evidentemente avvalso della propria moglie convivente Laura Giordani (non sarebbe la prima volta che la coinvolge nei propri affari), al fine di impartire ordini all'esterno, se non di altri mezzi di comunicazione illeciti".

Parole pesantissime per l'imprenditore costretto nella sua Villa di Aiello del Friuli e che ora non può neppure più consultarsi con i propri commercialisti a cui sono stati vietati gli incontri. Il tempo per salvare la società rosanero, oltretutto, pare essere sempre meno: "La procura attenderà il 15 marzo per capire se Mirri e la sua cordata faranno valere l'opzione per l’acquisto. Poi presenterà la seconda istanza di fallimento sulla base della grave situazione debitoria del club (oltre 50 milioni di euro)".

Per i pm, inoltre: "Il Palermo è in un momento di fibrillazione economica, e bisogna continuare a mantenere in custodia cautelare Zamparini, per evitare che possa danneggiare ulteriormente la società. Se davvero l'indagato avesse avuto a cuore le sorti della società, piuttosto che inscenare rocamboleschi giri di società, l'avrebbe già da tempo ricapitalizzata, o avrebbe pagato il debito Alyssa, come peraltro raccomandato dal revisore Baker Tilly".

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