Parola a Giorgio Perinetti.
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Perinetti: “Palermo, così si vince la C. Diatriba Mirri-Di Piazza? Ho la mia idea. A Zamparini dicevo…”
Le dichiarazioni rilasciate dall'ex dirigente di Palermo e Venezia
Diversi sono stati i temi trattati dall'esperto dirigente originario di Roma, intervistato ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport'. L'ex direttore generale del Palermo, tra il 2015 e il 2017, ha conquistato la Serie B con il Venezia grazie al doppio salto, oltre ad aver vinto la C da direttore sportivo rosenero per ben due volte: nel 1993 e nel 2001.
"Una vita fa era un altro calcio. Adesso ci sono più pressioni e più business, anche nelle serie minori. È un calcio più mediatico e impegnativo. Dal punto di vista tattico credo ci siano allenatori più propositivi di prima, ed è un bene per lo spettacolo. Cosa serve per riuscire nel doppio salto? Non esiste la ricetta vincente. Di certo serve una società stabile che ti consenta di programmare a livello tecnico e una rosa in grado di far fronte a tutte le necessità. Quindi 2 giocatori per ruolo, così da avere sempre i ricambi giusti. Inoltre serve gente motivata e con una forza mentale notevole, in grado di reggere le pressioni di una piazza come Palermo. Provare a vincere è uno stimolo, dover vincere è una responsabilità", sono state le sue parole.
COME SI VINCE -"Se il Palermo ha già una buona ossatura di squadra? Conosco poco l’organico. Il campionato di D è stato vinto agevolmente, ma per primeggiare in C serve molto di più. Credo necessiti una revisione profonda della rosa, e lo dico anche guardando i valori tecnici di quelle formazioni che stanno disputando adesso i playoff. Venezia o Parma sono riuscite nell’impresa di fare il doppio salto, ma tante altre squadre hanno impiegato 5 o 6 anni prima di centrare l’obiettivo Serie B. A Venezia abbiamo costruito subito una squadra quasi da B, tant’è che l’anno dopo abbiamo disputato i playoff cambiando pochissimo rispetto alla C. Se si trova il giocatore carismatico, che fa la differenza, disposto a scendere di categoria sposando il progetto con entusiasmo, perché no. A Venezia avevamo Domizzi in difesa, reduce da tanti anni di A: per noi fu determinante in ogni senso".
PALERMO -"Palermo fa respirare aria di grande calcio anche in C e questo deve essere un fattore trascinante. Il pericolo è che con una sola promozione diretta, il margine d’errore è minimo. Praticamente per vincere non devi sbagliare nulla. Che mercato prevedo per quest’anno? Ancora tutto da interpretare. Vedremo se l’emergenza coronavirus produrrà un ridimensionamento. Il Palermo ha un notevole vantaggio di tempo, la società è nuova e credibile. Una volta scelto l’allenatore, assieme al tecnico, i dirigenti potranno dedicarsi alla costruzione della squadra. Castagnini conosce bene la categoria, sono sicuro che il Palermo si farà trovare pronto".
DA PERGOLIZZI A MIRRI E DI PIAZZA -"Se mi aspettavo l’addio di Pergolizzi? Credo fosse stato scelto per la D. La decisione della società non mi ha sorpreso più di tanto. In C serve un allenatore esperto, perché è una categoria particolare. La diatriba tra Mirri e Di Piazza può portare scompensi alla squadra? Non conosco la vicenda nel dettaglio. In linea generale posso dire che è importante trovare i giusti equilibri. Chi ha la maggioranza determina le scelte, ma il 40 per cento è una quota importante. Scompensi? Non credo, prevarrà il buon senso nell’interesse di tutti".
CALCIO SICILIANO - "Purtroppo il calcio riflette le condizioni socio-economiche del paese. Ci sono difficoltà, è evidente, ma io credo che il calcio siciliano abbia grandi risorse tecniche. Lo dicevo spesso anche a Zamparini che non ha mai creduto nel settore giovanile. La Sicilia è un grande serbatoio, ogni anno dall’isola partono non meno di 40 ragazzi per il Nord: basterebbe trattenerne la metà e farli crescere nel modo giusto, per costruire nel tempo squadre con un’impronta fortemente autoctona", ha concluso Perinetti.
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