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FOCUS: PALERMO, VORREI MA NON POSSO. SORTE, LIMITI ED IL FATTORE TEMPO

FOCUS: PALERMO, VORREI MA NON POSSO. SORTE, LIMITI ED IL FATTORE TEMPO

Applicazione, carattere ed intensità non evitano la terza sconfitta consecutiva. Palermo tatticamente ordinato, vittima di cattiva sorte e fisiologica sterilità offensiva. Il match contro la Roma primo crocevia della stagione per squadra e...

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di Leandro Ficarra

Applicazione, limiti strutturali, carattere e beffe della sorte. Questi gli amari ingredienti alla base della terza sconfitta consecutiva. Ennesimo match all’insegna del vorrei ma non posso. Il Palermo di Iachini disputa una gara tatticamente ordinata ma dai contenuti tecnici modesti.

Inaridisce senza troppi affanni le trame granata nella prima frazione. Salvo capitolare in extremis al primo, fatale, cenno di distrazione difensiva. Incassa la perla balistica di Benassi all’alba della ripresa. Barcolla ma non crolla. Imbastisce una reazione di orgoglio e di nervi. Scalfisce le certezze di un Toro smunto dal dispendio di energie, scornato dall’inferiorità numerica. Accorcia le distanze ed infrange i sogni di rimonta sul secondo legno della sua partita. Un ghigno sadico della dea bendata che presenta il conto. Sbarrando la strada dopo le grazie effimere concesse nelle prime due giornate.

Mediocre, sterile ma anche poco fortunata la gara dei rosa. Pesantemente indirizzata dai legni centrati da Trajkovski e Struna. In due momenti topici del match. Sullo zero a zero, la splendida parabola del macedone che avrebbe potuto mutare inerzia tattica e psicologica della contesa. Nel finale, la traversa dello sloveno, che avrebbe potuto decisamente addolcire la domenica di Iachini.

Episodi che assurgono ad emblema di un assunto tanto spietato quanto inconfutabile: nella massima serie il solo cuore non basta. Volontà ed organizzazione tattica costituiscono basi imprescindibili per competere ma a certi livelli non sempre sono sufficienti a raggiungere il risultato. Cifra tecnica, fosforo, contenuti, geometrie. In una parola: qualità. Individuale e collettiva. Valore aggiunto che Iachini fatica a riscontrare sfogliando la rosa a sua disposizione. Incompleta e troppo corta in alcuni ruoli chiave. Figlia di un mercato asfittico e miope. Falcidiata da infortuni e condizione precaria di chi dovrebbe fare la differenza.

Iachini sta provando a fare di necessità virtù. Mischiando le carte, cercando nuove alchimie. Sperando che arrivi qualche lieta sorpresa. Magari steccando qualche scelta, perseverando su qualche sua, discutibile, convinzione. Affidandosi alla rigida applicazione di automatismi e parametri tattici corroborati in due anni di lavoro. Nella speranza che si copra bene il campo e si racimoli qualche punto. In attesa di tempi migliori. Non crediamo disponga allo stato attuale di pedine in grado di sovvertire il trend in termini di qualità di giocate e rendimento.

Il futuro si gioca sul tempo. Quello, fisiologico, di crescita e maturazione dei giovani talenti in organico. Quello utile ai big per ritrovare la condizione atletica e mentale idonea. Quello che il patron darà al tecnico da qui alla riapertura delle liste a gennaio.

Il 3-4-3 coniato contro i granata da Iachini era più votato a soffocare la sorgente di manovra granata che non a pungere la retroguardia di Ventura. La fase di non possesso rosa nella prima frazione è stata apprezzabile. Linee alte, strette e corte. Trajkovski, Quaison e Vazquez a sporcare il giro palla difensivo di Bovo e compagni, Daprelà e Rispoli pronti ad accorciare Zappacosta e Molinaro sulle corsie. Disciplinati Hiljemark e Chochev nel serrare gli interspazi centrali e la linea difensiva ad uscire coi tempi giusti sugli avanti granata.

Palermo tosto e compatto i cui limiti emergevano nitidi in fase propositiva. Non tanto nella gestione della sfera, passiva ma fluida, quanto nel tentativo di verticalizzare la manovra. Senza un terminale di riferimento è totalmente mancata la profondità. Vazquez veniva incontro a fare l’elastico, Trajkovski dava raccordo ed ampiezza, Quaison garantiva un moto perpetuo ma poco lucido. Per caratteristiche e qualità, Rispoli e Daprelà fornivano un contributo minimo alla fase offensiva. Così ogni bozza di ripartenza evaporava sui piedi, fatati, ma troppo narcisi di Vazquez che, in assenza di movimenti ad attaccare la profondità, perdeva qualche palla di troppo. Unici lampi a firma Trajkovski. Elettrico, generoso, ispirato. L’unico capace di creare superiorità numerica, scuotere la traversa, spaventare Padelli.

La prima percussione di Molinaro sull’esterno generava il vantaggio granata. Autorete del Pipoo gol di Maxi cambia poco. Bravo il Palermo a non disunirsi dopo lo schiaffo di Benassi ad inizio ripresa. Ingenuo Daprelà nella circostanza nel gestire male una palla sulla trequarti del Toro e chiudere in ritardo la diagonale.

Iachini gioca le carte Gilardino, Lazaar e La Gumina. Molinaro spende il secondo giallo per fermare Trajkovski. Vazquez accende la testa di Gonzalez e le speranze rosa. Poi irride, con tunnel e ruleta, il centrocampo di Ventura. Trance agonistica e frustrazione giocano un brutto scherzo ad Obi. Il quale attenta all’incolumità del Mudo con un’entrata killer. Meritevole di espulsione ed esemplare squalifica. L’assalto finale del Palermo è intenso e generoso. Forse non stilisticamente perfetto, farcito di precipitazione, errori di misura e di concetto. La traversa di Struna legittima più di un rammarico.

Molto bene Trajkovski, attento El Kaoutari, in ripresa Gonzalez. Partita normale di Hiljemark, grigia di Chochev, deludente di Rispoli e Daprelà. Quaison a forza di collezionare ruoli rischia di smarrire identità e potenziale. Vazquez è la luce di questa squadra. Deve illuminare il gruppo più che se stesso. Più che mai in questo frangente così delicato. Gilardino va aspettato. Esperienza e qualità di uomini come Rigoni e Maresca possono costituire un plus determinante di cui Iachini deve tener conto.

Al netto delle dichiarazioni ufficiali, la posizione del tecnico marchigiano non è saldissima. Stima e voglia di invertire la rotta con lui alla guida non mancano. Ma è chiaro che se dovesse protrarsi la striscia di risultati negativi, unitamente ad una sostanziale inconsistenza prestazionale, un avvicendamento diverrebbe scenario probabile.

La Roma non è certo l’avversario ideale per covare propositi di riscatto ed interrompere il trend negativo. Più che un’ultima spiaggia, la sfida ai giallorossi rappresenta uno scoglio difficilmente sormontabile, per gap tecnico e condizione attuale. Bisognerà comunque provarci. Intensità e qualità della prestazione conteranno forse più del risultato. Per il prosieguo della stagione e per il futuro di Beppe Iachini.