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Zamparini: il perché del “sì” ai domiciliari e le accuse della Procura, l’affare Mepal-Alyssa…

Zamparini: il perché del “sì” ai domiciliari e le accuse della Procura, l’affare Mepal-Alyssa…

L'analisi dei motivi che hanno portato alla disposizione degli arresti domiciliari nei confronti del patron rosanero, Maurizio Zamparini, da parte del Tribunale del Riesame dopo le accuse della Procura

Mediagol97

L'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia ha analizzato la disposizione degli arresti domiciliari emessa dal Tribunale del Riesame nei confronti di Maurizio Zamparini, dopo aver accolto il ricorso della Procura.

Il patron del club rosanero, attraverso un comunicato ufficiale pubblicato sul sito del Palermo Calcio prima e diverse interviste poi, ha commentato e chiarito dal suo punto di vista la vicenda, annunciando il ricorso alla Cassazione e non solo.

Di seguito quanto si legge sulla vicenda tra le pagine del quotidiano regionale sopracitato: "Arresti domiciliari: non subito, forse persino mai, perché l’efficacia della decisione è stata sospesa dallo stesso Tribunale del Riesame di Palermo. Si dovrà attendere infatti che diventi definitiva, dunque verosimilmente la pronuncia della Cassazione, che arriverà tra qualche mese: e quando sarà emessa occorrerà pure rivalutare se le esigenze cautelari riguardanti Maurizio Zamparini, 77 anni, saranno ancora attuali. Tuttavia la Procura vince la partita, la prima dai tempi delle perquisizioni iniziali, quelle del luglio 2017, e dal momento in cui fu presentata a novembre dello scorso anno l'istanza di fallimento, poi respinta a marzo 2018. Ed è la partita finora più importante, nell'inchiesta per riciclaggio, autoriciclaggio, falso in bilancio e appropriazione indebita su Zamparini e sul Palermo Calcio. Il riesame, decidendo in sede di appello accoglie in parte il ricorso dei pm e ribalta, per un aspetto significativo, una delle decisioni negative del Gip Fabrizio Anfuso che aveva detto di no alla misura restrittiva personale e patrimoniale per l'ex presidente rosanero, per la segretaria del suo gruppo imprenditoriale, Alessandra Bonometti, e per il commercialista Anastasio Morosi. In gioco anche la sospensione dalle cariche direttive e dalla professione di commercialista di Giovanni Giammarva, ex presidente del Palermo, oltre a un sequestro da 49 milioni".

Il Giornale di Sicilia è inoltre entrato nel merito delle accuse rivolte al patron del club rosanerodalla Procura, che hanno portato alla disposizione del Tribunale del Riesame: "I sequestri per equivalente chiesti dalla Procura e ottenuti solo in minima parte per decisione del Gip Anfuso sono invece caduti tutti: in due precedenti decisioni il riesame, accogliendo i ricorsi dei legali, aveva cancellato i provvedimenti del giudice, riguardanti 99.993 euro e un milione e 250 mila: ieri ha detto di no anche ai sequestri che Anfuso aveva negato e su cui il pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca aveva insistito col ricorso. A parte questo, però, è lo stesso gruppo inquirente della Procura diretta da Francesco Lo Voi, ad ottenere il riconoscimento della bontà delle proprie tesi di istanza di fallimento era stata rigettata. Non senza polemiche dalla quarta sezione del Tribunale che aveva però spiegato che gli indizi erano maturi per un possibile processo. E ancora più chiaro, in questo stesso senso, era stato Anfuso, che pure aveva detto di no due volte, a maggio e a giugno, alle richieste dei pm Dario Scaletta, Francesca Dessi e Andrea Fusco. Lasciando intendere però in entrambi i casi che le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo potevano essere oggetto di una verifica dibattimentale. Il riesame ora va un passo oltre, aderendo alle tesi cautelari dell’accusa: in sostanza i magistrati hanno sostenuto che la cessione del marchio inquina un po' tutti i conti del Palermo e per questo la Procura dice che occorre interrompere questa spirale dato che Zamparini – al di là delle cariche, che formalmente non ricopre più – è sempre il dominus del Palermo. La società deve la propria stabilità formale, dal punto di vista economico, alla cessione per 40 milioni del marchio alla società Mepal, capace poi di realizzare una plusvalenza da 21 milioni con un’ulteriore cessione a un’altra azienda di diritto lussemburghese, la Alyssa, e l’intervento di una società svizzera, la Std. Tutte queste società sono riconducibili a Zamparini e al suo nucleo familiare (il figlio Paolo Diego è indagato, la moglie Laura Giordani no, ma risulta intestataria di quote) oppure ai suoi più stretti collaboratori. Insomma, come hanno ripetuto inquirenti e investigatori durante la procedura fallimentare e l'inchiesta penale. Zamparini vende e compra da se stesso e ottiene così quel denaro che serve a tenere a galla il Palermo. Ma solo sulla carta".