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LA TESSERA DEL TIFOSO Avrà un costo, potrà “spiare” i possessori e arricchirà le banche

di Fabio Corrao Il presidente della Uefa, Michel Platini, ad una domanda precisa su cosa pensasse della “Tessera del tifoso”, è stato lapidario: “E’ una faccenda italiana,.

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di Fabio Corrao Il presidente della Uefa, Michel Platini, ad una domanda precisa su cosa pensasse della “Tessera del tifoso”, è stato lapidario: “E’ una faccenda italiana, dico solo che alla Uefa non piacciono le schedature”. Ed è nota la posizione del presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, ribadita ancora qualche giorno fa: “E’ una palese limitazione della libertà. Ritengo sbagliato schedare le persone, i tifosi veri. Per anni non hanno colpito i veri tifosi violenti e adesso ecco questa tessera. Va però sottolineato che tante brave persone non la faranno e di certo non si può impedir loro di recarsi allo stadio per assistere alle partite". Non si sa ancora se un tifoso del Palermo che vorrà, o dovrà, sottoscrivere la “Tessera del tifoso” sarà costretto ad un esborso economico (domani sarà chiarito ogni mistero durante la conferenza stampa di presentazione in programma allo stadio "Barbera" alle ore 12). Le società italiane che hanno già fatto partire la distribuzione stanno tenendo comportamenti differenti: il Milan ha la tessera “Cuore rossonero”, che è gratuita per chi sottoscrive l’abbonamento, mentre per tutti gli altri il costo è di 10 euro. Stessa strategia utilizzata per la “Siamo noi”, la card dell’Inter, mentre non sono ancora chiare le strategie della Juventus: si parla di una fidelity card di 30 euro annui, o di un costo di 5 euro per abbonati e 10 per semplici sottoscriventi. La parte veramente succosa, però, deve ancora venire. Per il ritiro delle tessere, è lecito chiedersi perché ci si debba rivolgere alle banche: le filiali San Paolo per quelle del Milan, la Banca Popolare di Milano per l’Inter, giusto per rimanere sugli esempi sopracitati. Se questa carta è stata ideata con l’unico scopo di isolare le frange violente delle tifoserie, resta davvero un mistero il coinvolgimento degli istituti di credito. A pensar male si fa peccato, ma spesso però si vede giusto. Prendiamo a caso una nota del sito ufficiale dei nerazzurri: “(Si potranno) Effettuare pagamenti in tutta sicurezza in tutto il mondo e on line. Ricaricarla, anche a distanza, fino a 3000 euro, senza la necessità di un conto corrente o aver raggiunto la maggiore età”. Di cosa stiamo parlando, se non di una carta revolving che nulla, nemmeno lontanamente, ha a che vedere con le procedure di sicurezza legate al mondo del calcio, ma piuttosto con una enorme movimentazione di flussi di denaro attraverso procedure di credito? Ovviamente potremmo continuare con gli esempi, ma per il momento ci fermiamo qui per lasciare spazio ad un altro aspetto inquietante. Ci rimane solo un dubbio, nemmeno tanto piccolo: costituisce un eventuale conflitto di interessi, in tale contesto, il rapporto di parentela strettissima (sono fratelli) che c’è tra il presidente della FIGC, Giancarlo Abete, e il vicepresidente della ABI (Associazione Bancaria Italiana) nonché presidente della BNL (Banca Nazionale del Lavoro), Luigi Abete? L’ultimo nodo della vicenda è legato alla tutela della privacy, che deve essere garantita per legge ad ogni cittadino italiano. Questa tessera, che, oltre alle funzioni, ha anche le dimensioni e l’aspetto di una carta di credito, contiene un microchip che utilizza la tecnologia RFID (acronimo che sta per Radio Frequency Identification), che viene definita una “Internet delle cose”, perché utilizzata per l’identificazione di oggetti, animali e persone, attraverso dispositivi elettronici che sono in grado di rispondere quando “interrogati”. Il problema è che questi “tag”, cioè le informazioni contenute all’interno di questi chip, possono in teoria essere letti anche da terzi, che avranno così accesso ai dati personali inseriti nel chip, nonché potranno accedere ad una geo-localizzazione in tempo reale e remota. In sostanza, per usare termini più comprensibili, con la “Tessera del tifoso” in tasca, si corre il rischio concreto di essere localizzati in ogni momento e dovunque. E, aldilà di quanto detto prima sugli strani legami con il mondo del credito, questo aspetto ci sembra il più grave, fortemente limitante la libertà personale e, soprattutto, incostituzionale.