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Marcello Lippi tuona.
Resta incerto il futuro della Serie A, con le squadre già tornate ad allenarsi - se pur singolarmente - in attesa del via libera del 18 maggio. Un tema, quello relativo alla ripresa dei campionati, che continua a fare discutere l'Italia. A soffermarsi sull'argomento anche l'ex ct degli azzurri, Marcello Lippi, intervenuto ai microfoni di "Radio Deejay" per commentare il complicato momento vissuto dal Paese e - conseguentemente - anche dal calcio a causa dell'emergenza coronavirus.
“Il presente che stiamo vivendo è vomitevole, mi fa incazzare. Continuano a dirci che bisogna essere uniti, ma ognuno pensa ai cavoli suoi sia a livello politico che scientifico. Siamo nel 2020, andiamo su Marte e non siamo capaci ditrovare un vaccino per il virus. Ripartire col calcio? Certo che bisogna ripartire. Ci dicono da un sacco di tempo che dobbiamo convivere col virus e allora perchè il calcio non può ripartire? Adesso il virus ha perso potenza, non è più come due mesi fa quando fummo travolti da uno tsunami, è gestibile in maniera diversa il problema, gli ospedali possono organizzarsi e allora perchè non deve ripartire il calcio? Sul calcio c’è una demagogia impressionante. Il calcio può piacere o meno, ma il calcio professionistico è un’industria e va trattata come tale“.
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