di Basilio Milatos Alzi la mano chi quel tardo pomeriggio di fine agosto a Udine- avrebbe scommesso un caffè che un mese dopo il Palermo si sarebbe ritrovato alla vigilia del confronto diretto con la Juventus, con gli stessi punti dei bianconeri di Amauri, con il Milan "brasileiro" di Ronaldinho, appena un gradino sotto gli Special Ones interisti che devono "ammazzare" il campionato, e addirittura sopra Fiorentina e Roma. Quel tardo pomeriggio, il popolo tifoso rosa aveva visto una squadra senzanima e senza gioco, in cui i singoli di maggiore talento apparivano persi nel grigiore generale. Oggi invece vediamo una squadra che funziona a meraviglia come collettivo, in cui il talento dei singoli a volte viene esaltato dai meccanismi sincronizzati del gruppo, mentre altre volte, come contro la Reggina, sono i singoli a trascinare il gruppo se la coralità è meno brillante del consueto. Non è stato un gran Palermo quello che ha piegato soffrendo i calabresi, diciamolo francamente; il fraseggio era spezzettato e meno elegante del solito, le percussioni centrali di Simplicio e compagni sbattevano regolarmente sul muro reggino; sulle fasce, malgrado gli sforzi e il movimento continuo di Edi Cavani, non si riusciva quasi mai ad affondare. I tre di centrocampo, Nocerino, Migliaccio e Liverani, sbagliavano qualche appoggio di troppo. Nonostante tutto questo, come ha rilevato Ballardini, non è stata concessa una sola palla-gol pulita agli avversari, neppure nel quarto dora finale in cui le gambe erano pesanti e la Reggina si era buttata disperatamente in avanti. Di contro i rosa ne avevano costruito almeno tre nitide già prima di sbloccare il risultato. Dove appunto- la classe di un singolo è venuta in soccorso alle difficoltà del collettivo: il goal di Fabrizio Miccoli nasce comunque da uno schema collaudato e già più volte vincente di questo Palermo: palla rasoterra in verticale di Cavani (di solito lo specialista in materia è Simplicio), per una delle punte che se sei uno che al pallone da del tu come nel caso specifico- ruba il tempo al difensore, converge verso il portiere e prima che i difensori avversari possano intervenire anticipa tutti con un delizioso tocco di esterno destro sullangolo opposto. Insomma, gruppo e talento individuale, la formula è sempre quella, in qualsiasi squadra vincente. Ricordate il Milan di Sacchi? LOlanda degli anni 70? Persino la Juve di Platini avrebbe vinto poco senza lorganizzazione tattica del vecchio Trap. Solo il Napoli e lArgentina di Maradona vincevano basandosi, essenzialmente, sul genio di un solo uomo, ma il nino de oro era un extra-terrestre capitato per caso su un campo di calcio, per cui non fa testo. Davide Ballardini su questi concetti ha cominciato a insistere fin dal primo giorno a Palermo, i fatti, cioè il campo, stanno dimostrando che i giocatori hanno recepito subito. Bisognerà proseguire su questa falsariga, soprattutto per quanto concerne la mentalità e lapplicazione che la squadra dimostra di mettere in campo. Poi, che ci possa essere qualcuno meno in forma degli altri (per es. Balzaretti e Nocerino) è un fatto del tutto normale: sono giocatori di valore assoluto e cresceranno. Come è normale incontrare difficoltà contro le difese chiuse, per il tipo di gioco praticato dal Palermo, che, sulla falsariga di certe versioni della Roma "spallettiana", non ha perora- un vero attaccante centrale di peso, ma due punte "atipiche" che svariano molto. In attesa di Igor Budan, che offrirà una variante tattica di grande importanza. Intanto, a Maurizio Zamparini la metamorfosi della sua creatura sotto la cura Ballardini non è certo sfuggita. E come non lesina stoccate pubbliche quando loperato dei suoi collaboratori non gli va a genio, così elargisce apprezzamenti quando le cose vanno bene. Oggi, intervenuto in radio alla Rai, ha dichiarato: mi auguro di poter tenere Ballardini a Palermo per 4 anni e aprire un ciclo con lui. Il Mister romagnolo sappiamo ormai che non legge i giornali e che è permaloso; se è anche superstizioso di certo avrà fatto i debiti scongiuri
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Lampi di classe, organizzazione e volontà, è questa la strada maestra del Palermo
di Basilio Milatos Alzi la mano chi quel tardo pomeriggio di fine agosto a Udine- avrebbe scommesso un caffè che un mese dopo il Palermo si sarebbe ritrovato alla vigilia del confronto.
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