serie b

Modica: “Il film di Zamparini si è interrotto nel peggiore dei modi. Io vicino al Palermo? Mi hanno sempre ignorato. Zeman…”

"Che tristezza, ma non è stata una sorpresa. Quando si commettono tanti errori, alla fine si paga"

Mediagol92

Parola all'ex.

Giacomo Modica è cresciuto col Palermo, dove ha disputato prima il campionato giovanile, poi due parentesi in prima squadra. Nativo di Mazara del Vallo, l'esperto tecnico nella scorsa stagione ha allenato la Cavese. Intervistato da Il Corriere dello Sport, l'ex vice di Zdenek Zeman ha parlato dei suoi inizi rivelando anche alcuni retroscena legati al club rosanero: "Che tristezza, ma non è stata una sorpresa. Quando si commettono tanti errori, alla fine si paga. Una ferita profonda che Palermo non merita. Il film di Zamparini si è interrotto nel peggiore dei modi. La colpa più grave è stata la mancanza di chiarezza. Se sono mai stato vicino ai rosanero? Mi hanno ignorato come se, da quelle parti, non fossi mai passato".

Una vita col tecnico boemo, Zeman il suo maestro: "Ero un lattante quando allenava la primavera del Palermo. Mi colpì il suo carisma. E la profonda umanità. Zeman è il calcio, ha ragione quando dice di essere avanti ancora cinque anni rispetto agli altri. Io direi anche dieci".

Protagonista da calciatore della favola Licata, Modica ricorda bene quella esperienza: "Una rivoluzione. Prese parte della primavera rosa e trascinò allo stadio cinquemila persone. Che favola! Zeman, il profeta. Può sembrare simpatico o antipatico. Chi non lo conosce stia zitto. Lo puoi anche licenziare ma di aziende ne ha salvate tante".

Poi l'esperienza al Messina, dove Modica insieme a Schillaci rappresenta uno dei pilastri della squadra giallorossa: "Totò valeva dieci e navigava appena sopra la sufficienza. Un giorno si addormentò: 'Mister, volevo riposare altri dieci minuti e ho tirato avanti per due ore'. Zeman lo metteva sotto e Totò spalancava gli occhi sgranati di suo. Con Schillaci, ho vissuto un rapporto straordinario: lui nove, io dieci, quell'anno segnò una montagna di gol".

Al Padova, con un giovanissimo Del Piero: "Le sue punizioni? Gli ho insegnato io come calciare... Al Padova era un bambino con i suoi diciotto anni, sempre accanto a me quando provavo i tiri piazzati, la mia specialità".