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Giovanni Tedesco-Mediagol: “Coronavirus a Malta, tra ansia e paura. Il nuovo club rosa, Zamparini e Pergolizzi. La Serie A e la Fiorentina, un futuro a Palermo…”

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"Oggi ho compreso di amare più il ruolo di allenatore che quello di calciatore, perché ho una visione più ampia e completa, penso al collettivo mentre prima ragionavo soltanto individualmente. In Italia è difficile diventare un tecnico e trovare una collocazione idonea quando inizi, perché sei giovane e non hai esperienza,  anche in relazione alla logica degli sponsor. Io non sono mai sceso a compromessi, per cui ho preferito mettermi lo zaino sulle spalle e andare a Malta, dove il calcio – contrariamente a quello che si pensa – non è a bassi livelli sul piano tecnico. L'anno scorso, ad esempio, ho avuto il piacere di giocare con la mia squadra un'amichevole con il Monza ed è finita 2-2. Chi pensa che il campionato maltese possa essere paragonato alle Prima Categoria si sbaglia, perché negli ultimi tempi è molto cresciuto ed ha anche aperto agli stranieri. Il regolamento consente di schierarne sette simultanamente. Esistono squadre con argentini e brasiliani, per cui il livello tecnico fisiologicamente si alza e siamo riusciti ad ottenere grandi risultati anche in Europa. Io sono stato fortunato perché questi risultati li ho ottenuti in prima persona. Con Miccoli, in particolare, abbiamo perso la qualificazione ai rigori dopo avere battuto il West Ham. Poi, abbiamo ottenuto dei pareggi contro la Stella Rossa, club che disputa di regola la Champions League, ed eliminato l'Hajduk Spalato. Calil, un ex Crotone e Salernitana che ha giocato a lungo nella Serie B italiana e che ho avuto in rosa, mi ha detto che è possibile paragonare il campionato maltese alla migliore espressione calcistica della Serie C italiana. Quattro anni fa ho fatto questa scelta e tanta gavetta, come anche tanti altri allenatori italiani. Ritengo che ogni allenatore debba farlo. Ho fatto tanta fatica anche perché non parlavo inglese e la mentalità è diversa. Esperienze in Italia? A Palermo l'allenatore era Schelotto, anche se in panchina durante le gare ufficiali non poteva prendere alcuna decisione. In settimana, per questa ragione, parlavamo tanto. È stata ad ogni modo un'esperienza straordinaria, perché ero al fianco di un grande allenatore, seppur cultore di una metodologia di lavoro completamente differente da quella italiana. In quell'anno ci fu anche Iachini, una piacevole sorpresa. Non mi aspettavo fosse un allenatore così preparato. Avevo avuto la fortuna di giocare con lui alla Fiorentina, prima che si trasferisse, sempre da calciatore, al Palermo dei picciotti – che oggi potrebbe arrivare tra le prime cinque posizioni di Serie B e farebbe molto bene anche in Serie A –, ma non lo conoscevo come tecnico. Ho ancora tanti stimoli, ma niente rabbia. Valletta è il top a Malta, come la Juventus in Italia. È la mia ultima squadra qui, ho dato tutto qui a Malta e ora è tempo di cambiare e valutare altre chance. Ho voglia di tornare in Italia e giocarmi tutte le mie carte".

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