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Napoli-Roma, Koulibaly: “Ancelotti? Spero di diventare come lui. Quando andrò via piangerò, perchè…”

Napoli-Roma, Koulibaly: “Ancelotti? Spero di diventare come lui. Quando andrò via piangerò, perchè…”

Le dichiarazioni del difensore del club partenopeo, Kalidou Koulibaly, alla vigilia di Napoli-Roma

Mediagol40

Piovono complimenti per Carlo Ancelotti.

Stavolta ad elogiare il tecnico del Napoli, è stato Kalidou Koulibaly, idolo dei tifosi e punto fermo della squadra azzurra.

Tanti i temi trattatati dal difensore senegalese, che intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport, ha parlato dal rapporto con l'allenatore dei partenopei, alla sua integrazione in città fino alla piaga razzismo nel calcio e nella società italiane.

Di seguito, le sue dichiarazioni.

"Il calcio di Benitez e quello di Ancelotti si somigliano molto, sono allenatori che hanno vinto. Benitez mi ha fatto scoprire il grande calcio, io venivo dalla Serie B francese e poi dal Belgio e mi ha fatto subito giocare in Serie A. Il calcio di Sarri è bellissimo e mi ha permesso di vedere il calcio e le partite in un’altra maniera. La sua filosofia era concentrata sulla tattica, con lui tutto era previsto e nulla casuale. Oggi, quando guardo una partita di qualsiasi squadra, non la vedo più come quattro o cinque anni fa. E lo devo a lui. Di Ancelotti mi sorprende l’umiltà che ha ancora nonostante tutto quello che ha vinto e anche la voglia di vincere che non smette di avere. Dà fiducia a tutti, non credo si sentirà mai qualcuno parlare male del mister, speriamo di vincere qualcosa con lui. È un uomo veramente perbene, a mia moglie dico sempre che spero, alla sua età di essere una persona simile a lui".

"Mi sento francese e senegalese da quando sono nato, ma già da un anno e mezzo dopo essere arrivato a Napoli mi sentivo già cittadino napoletano - ha continuato il classe '91 -. Quando sono arrivato la gente diceva che l’Italia è molto razzista. Io volevo rendermi conto da solo e la realtà è differente, anche se purtroppo gli episodi ci sono. I ‘buu’ mi infastidiscono, non li accetto, perché non sono solo contro di me, per il colore della mia pelle, a volte sono anche contro ‘i napoletani’, la gente del Sud. Questo mi dispiace molto perché quando sei in un Paese dove tu devi trasmettere un senso di appartenenza e poi fischi contro la gente del Sud, o fai cori razzisti, finisci col contraddirti. Le faccio un esempio calcistico: quando uno come Insigne, che è un fuoriclasse assoluto, forse il migliore giocatore dell’Italia, è fischiato in alcuni stadi perché è meridionale, poi quando va in Nazionale come lo devi trattare? Io non capisco questo tipo di atteggiamento e spero che evolva velocemente. Il mio portiere di casa, che si chiama Ciro, mi ha detto ‘Quando arrivi a Napoli piangi due volte: quando arrivi e quando parti’. Io gli ho detto ‘Non ho pianto quando sono arrivato ma se un giorno dovrò andare via, spero il più tardi possibile, è sicuro che piangerò’. Aveva ragione quando mi ha detto così, io sono molto felice qui. La gente parla a volte male di Napoli e non sa che cosa è Napoli. Quando non la vivi non puoi sapere che cosa è davvero".