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Spalletti: “Squadra all’altezza ma manca un difensore. Per me Medel era un trequartista…”

Spalletti: “Squadra all’altezza ma manca un difensore. Per me Medel era un trequartista…”

Le parole del tecnico dei nerazzurri Luciano Spalletti, che durante una lunga intervista per La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sua squadra e non solo...

Mediagol97

Arrivato all'Inter in estate, direttamente dalla panchina della Roma, Luciano Spalletti, dopo 6 punti in 2 partite con i nerazzurri, racconta la sua squadra, i suoi calciatori e il suo modo di fare calcio a la Gazzetta dello Sport.

Mister, è convinto di avere in mano una squadra all’altezza?

"Ci si aspettava un mercato differente, è vero, mi ero convinto anche io di poter fare il cuoco con certi ingredienti. Ma oggi sono soddisfatto al 100%. Quando a Riscone dissi che mi erano state fatte delle promesse e che avrei detto tutto se non fossero state mantenute, il mercato non era completo e soprattutto non conoscevo ancora tutti i giocatori".

Cosa l’ha convinta maggiormente?

"La qualità dei ragazzi è altissima, ho trovato gente disponibile, motivata, professionisti veri. L’essere professionisti significa avere competenza e passione in ciò che si fa. E i 55-60mila che domenica verranno a tifare allo stadio lo faranno anche perché convinti da ciò che i ragazzi hanno messo sul campo finora. I giocatori non sono solo auto e soldi, quelli così noi li buttiamo fuori. Ma a volte si confonde il menefreghismo con la fragilità".

Analisi del mercato.

"Borja Valero e Vecino sono abituati al nostro calcio, ai nostri ritmi, hanno carattere. Timbrano tutti i giorni il cartellino, e per tutto il giorno non mollano di un centimetro. Accendono la luce al primo munito e la spengono solo a gara finita. Danno i risultati che devono dare. Ecco, forse mancava gente così all’Inter, almeno questo ho pensato osservando da fuori la squadra".

Che ne pensa di Skriniar?

"Diventerà un grandissimo difensore. Ha qualità, voglia e incredibili margini di miglioramento. Fra un anno tutti i top club mondiali ce lo chiederanno, ne sono certo. I suoi occhi raccontano tante cose. Non ha timore quando viene aggredito dall’avversario. Non è bellissimo da vedere, ma è efficacissimo e sa giocare molto bene la palla".

E di Dalbert?

"Ha un piede sinistro fantastico, ha facilità di corsa, crossa bene. Non difende male, ma deve imparare a stare dentro il reparto. E’ l’Emerson Palmieri della situazione. Ricordate? Quando Emerson arrivò a Roma, erano in pochi a credere in lui...".

Dalbert e Cancelo possono giocare assieme nello stesso momento?

"Sicuro! Ma non trascurate D’Ambrosio e Nagatomo, non è facile scavalcarli, danno il giusto equilibrio e sono avversari scomodi per chiunque".

Come valuta l'ultimo arrivato Karamoh?

"E’ ancora un bambino di fatto. Lo vedi anche in alcune reazioni piene di entusiasmo quando per esempio si esercita nel tiro in porta. Va cresciuto e guidato con attenzione, in ogni modo ha strappi di 70-80 metri di grandissima qualità. Quando parte, brucia la terra sotto i piedi. Ha buona tecnica, deve invece migliorare a livello di scelte nella zona calda, a ridosso della porta avversaria".

Coperta corta in difesa?

"Certo, inutile nasconderlo: ci manca un centrale di ruolo. Ma non volevano comprare tanto per fare numero, non fa parte della nostra politica. E allora ho parlato e lavorato con chi già c’era: beh, posso garantirvi che Ranocchia e D’Ambrosio sono due centrali da Inter. Non mi interessa il passato, giudico ciò che vedo io sul campo, altrimenti sarebbe tutto da buttare a priori. Siamo completi dietro: Miranda e Skriniar sono pure veloci, anche se c’è chi li giudica lenti. Il brasiliano, in particolare, mi piace perché sa adattarsi come pochi all’avversario di turno".

E a centrocampo è mancato uno come Nainggolan

"Ci aiuta l’intercambiabilità. Tutti sanno fare tutto. A me piace il folto che ruota molto là dietro a Icardi. In campo bisogna correre, voglio il calcio non di posizione: io vengo da te, tu vieni da me. Si lavora così, in blocco, da squadra, come fa il Napoli. A turno i nostri centrocampisti faranno il Nainggolan o il Vidal. Ho cinque ottimi giocatori per tre posti. Borja alla Pirlo è l’ideale, gli altri possono e devono fare un po’ di tutto. Sono poi affezionato di più a chi sa accettare ruoli marginali in un determinato momento. Mi piace per esempio Joao Mario, ultimamente decisivo partendo dalla panchina. Ha mostrato un certo caratterino da leader, sa aggredire il mediano avversario, da trequartista lo fa bene, e contro la Spal giocherà lui".

Riuscirà a riportare Brozovic a certi livelli?

"A proposito di folto che ruota molto, lui è uno che sta sempre intorno alla palla, non si ferma mai. Fa anche gol, sente e vede la porta. Anzi fra i centrocampisti è quello che ha più colpi nella cartuccera per fare gol. Basta non creargli un recinto".

Giusto lasciar partire Medel?

"Gli ho detto: Gary, per me tu sei un trequartista. Lui mi ha guardato come se lo stessi prendendo per il c... Però da mediano ti svuota la piazzola davanti alla difesa, invece davanti ti morde tutti finché non trova l’osso. Allo stesso tempo sono stato sincero con lui, non gli ho garantito un ruolo da protagonista e Gary ha spessore internazionale, non è facile da tenere fuori per me, non è facile restare fuori per lui".

Perché la partenza di Gabigol?

"Deve giocare, qui avrebbe passato un altro anno ai margini senza poter crescere. Gli ho consigliato di andare a giocare, siamo curiosi pure noi di vedere quanto possa crescere o quanto abbiano sbagliato finora nel giudicarlo. Ma davanti sto bene con Candreva, Icardi, Perisic e i loro ottimi sostituti".

Sono loro tre i top player?

"Icardi è un ragazzo buono, un grande professionista, un campione, oltretutto generoso: va in barriera, si rompe il labbrino e riparte come se niente fosse. Voglio fargli sentire la massima fiducia. E’ forte, come Perisic. Col croato abbiamo parlato chiaro, è stata brava anche la società a trovare gli argomenti giusti per trattenerlo. Gli è stato detto che da qui non si sarebbe mosso, e lui ha smesso di fare questa provetta di forza con il club, cose normali con i grandi giocatori. Ivan è un atleta impressionante, fa recuperi fondamentali, è uno che mette la squadra al primo posto. Ama molto muoversi lungo la linea laterale, a Roma è stato decisivo lì, ma se impara a stare ogni tanto anche cinque metri più verso l’interno può diventare devastante nella riservina, nella zona alle spalle di Icardi, dove c’è l’animale buono da cacciare, dove si può fare molto male all’avversario".

Come vede Candreva e chi è il vice di Icardi?

"Un altro che macina chilometri, una certezza. Deve aumentare però la ferocia quando butta la palla in area dove c’è quell’animaletto (Icardi per intenderci, ndr) che lì dentro sta come sul divano di casa sua. Il vice di Icardi è Eder, poi c'è Pinamonti".

Che ne pensa del Milan dopo l’ultimo mercato?

"Avversario fortissimo, conosco bene Montella. Lui sa cosa serve alla squadra perché da attaccante aveva bisogno delle stesse cose per fare gol. Il gioco ce l’ha dentro".

Tra un mese c’è il derby. Quanto peserà quella sfida?

"Il derby smuove due classifiche, quella vera e quella del semaforo. Perché a Roma c’era un pressione tale che al semaforo si cercava di prendere il verde per non doversi fermare…".

Prima di Roma-Inter è stato fischiato e insultato. E’ successo perché la vorrebbero ancora in panchina o perché l’accusano per la gestione di Totti?

"Sono dispiaciuto di non aver unito l’ambiente a Roma. Tutto quello che ho tentato di fare è stato per il bene della Roma e per gli equilibri della squadra. Francesco è un fenomeno unico, con lui diventa tutto viene amplificato. Gli auguro il meglio anche da dirigente, mentre da calciatore tutto quell’amore non sempre lo ha aiutato. E’ vero, Totti è la Roma, ma anche la Roma è la Roma. A Totti ho sempre detto tutto ciò che pensavo. Spero di essere suo amico. In passato, con le dovute proporzioni, mi sono capitate situazioni simili con Parente all’Ancona e Jankulovski all’Udinese".

Un giudizio sulla Nazionale.

"Devo fare una premessa. Ho di fatto cominciato giocando per con Ventura all’Entella e allo Spezia. Da allenatore, il primo campanello a cui ho suonato per dei consigli è il suo".

Eppure l’Italia ha stentato.

"Ventura è bravo, ma sta cercando di guidare la Nazionale come un club. Ha accelerato l’inserimento dei giovani, però quando lavori per il futuro perdi qualcosa nell’immediato. Ventura cerca le punte dritto per dritto. Sul centrocampo mi trova meno d’accordo, ma ripeto che lui ne sa più di me. I centrocampisti posizionali non mi piacciono. Io di base mi fido di 9 dietro e 6-7 davanti. Di Ventura però mi fido ciecamente, le sue squadre hanno sempre giocato bene e segnato tanto. A Madrid bisognava fare 3 punti. Facile dire alla squadra “andiamo a vincere” e poi schieri una formazione difensiva. Devi reggere il discorso. E voglio sottolineare il gran lavoro di Viscidi, responsabile di tutte le nazionali giovanili".

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