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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTARossi , le ambizioni e il grande Palermo

di Benvenuto Caminiti Delio Rossi, che allenatore, che persona! Giorno dopo giorno ci conquista tutti noi tifosi. E non solo, perché anche “gli altri”, addetti ai lavori e non,.

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di Benvenuto Caminiti Delio Rossi, che allenatore, che persona! Giorno dopo giorno ci conquista tutti noi tifosi. E non solo, perché anche “gli altri”, addetti ai lavori e non, sono ormai completamente “presi” di lui. Vedo facce strane in giro, facce sbigottite di chi non crede ai propri occhi, come se quella di un Rossi così bravo come allenatore ed impeccabile come “educatore” di giovani virgulti (quali sono in generale i calciatori) fosse un’autentica sbalorditiva sorpresa. Come se, dopo quattro stagioni nella Lazio, al servizio (si fa per dire perché uno come lui non è mai al servizio di nessuno, semmai “lavora” per qualcuno) di Lotito, nessuno se lo immaginasse così. Anche per chi scrive non erano chiari e netti i contorni del personaggio Delio Rossi: sì, è un buon allenatore - pensava, come quasi tutti quelli del settore – ma niente di più. Buono, insomma, per governare una squadra di Lotito, che, risparmioso com’è, di ambizioni serie certo non può averne. Scoprire, invece, che Delio Rossi le ambizioni ce l’ha, eccome, solo che – come ama ripetere – "gli obiettivi vanno raggiunti e non dichiarati", è stata una piacevole, magnifica sorpresa per tutti. Lui lavora, lavora, lavora in silenzio e lascia parlare i fatti. E quando parla lui, ogni parola che dice vale per tre. E, pur vivendo intensamente, anzi spasmodicamente, ogni istante della partita, lui ne ha sempre il dominio; nulla gli sfugge, tutto osserva e valuta, per operare poi le scelte, per effettuare le sostituzioni giuste al momento giusto: ricordate - tanto per fare qualche esempio - l’ingresso in campo contro la Juve di Budan ed il suo gol lampo del 2-0? E l’innesto a sorpresa col Genoa a Marassi, di Hernandez al posto di capitan Miccoli? Che personaggio abbiamo scoperto, ragazzi! Uno così, che frigge durante i novanta minuti della partita, che se c’è un calcio di rigore a favore si gira dall’altra parte perché non vuol vederne l’esecuzione e preferisce “sentirla” attraverso il boato della folla; uno così che, se il Palermo segna il terzo gol e mette al sicuro la vittoria, entra di corsa, anzi al galoppo (ma lo avete guardato bene come corre?) e, le braccia al cielo per la felicità che sicuramente da lì arriva, saluta e ringrazia la Curva Nord, ovvero il cuore che pulsa del più vero e possente tifo rosanero. Uno così ti conquista e ti restituisce del calcio l’idea lieve e romantica di una volta, cioè che si tratta pur sempre del gioco più bello del mondo, quello nel quale a vincere sempre, o quasi sempre, è chi lo merita e che gli imbrogli, gli inganni, i giochi di potere alla fine debbono inchinarsi alla legge del più forte. Uno così ti riconcilia con la vita, nel senso che ti dà la conferma che i valori importanti della vita non muoiono mai. Detto, letto e confermato: senza ombra di retorica. Parlano i fatti. Rossi, al fischio finale, tardivo e micidiale di Valeri a Marassi, entra i campo per mettere pace tra rosanero e rossoblù e terna arbitrale, allarga le braccia e divide i contendenti, per placare l’ira dei suoi giocatori alza perfino la voce, lui che parla sempre in falsetto, tanto ad urlare sono sempre e solo quelli che non sanno cosa dire… Lui parla (senza mai sprecare una parola ch’è una perché le sue parole hanno sempre un senso) e va dritto al bersaglio, come quando, subito dopo la beffa di Marassi, dice, sempre con quel suo tono sommesso: “Il Palermo ha subito un’ingiustizia ma questo non ci deve abbattere perché gli uomini si vedono da come reagiscono alle ingiustizie…”. O come quando gli leggono in piena conferenza stampa una lettera di un tifoso (detto “Il Professore”) piena d’amore rosanero e lui, la voce rotta dalla commozione, sussurra: “Sono, anzi siamo orgogliosi di suscitare sentimenti così belli…”. O come quando banalmente gli chiedono: “Ma non crede di meritare come un allenatore una grande?” e lui, sommessamente ma con gli occhi che ridono, risponde: “Io ci sono già in una grande!” E qui, con questa dichiarazione di appartenenza, si conquista anche l’ultimo ancora scettico dell’immensa schiera di tifosi rosanero che - lui sogna e dichiara – “debbono riempire il Barbera anche se non giochiamo con Inter, Milan o Juve” per aggiungere, subito dopo argutamente: “Anche se, alla fine, è meglio averne pochi ma buoni che tanti con la testa altrove!”. Che personaggio, ragazzi, Delio Rossi, l’unico tra i tanti showman che popolano la nostra Serie A ad esserlo senza bisogno di urlare, di imprecare, di denunciare complotti e congiure…