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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTAQualcosa di nuovo, anzi dantico…

di Benvenuto Caminiti C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico… Recitava più o meno così Giovanni Pascoli ai tempi beati del liceo; m’è.

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di Benvenuto Caminiti C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico… Recitava più o meno così Giovanni Pascoli ai tempi beati del liceo; m’è venuto in mente sabato sera durante e dopo la prima “partita vera” del Palermo di Zenga, l’esordio rosanero di Coppa Italia, contro la Spal: C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico… . Di nuovo? Beh, soprattutto la mentalità, l’atteggiamento o, come si dice oggi con un termine molto abusato (pare che non se ne possa fare a meno), “l’approccio”, divenuta ormai parola chiave per dire, alla Pirandello, una, nessuna, centomila cose. Nel caso del Palermo di Zenga (anche se lui s’è ripetutamente schermito, dicendo che il Palermo è della città, dei palermitani e, soprattutto, dei tifosi) “l’approccio” vuol dire uno per tutti e tutti per uno, ovvero essere e comportarsi da squadra, lottare dal primo all’ultimo minuto, non arrendersi mai. Concetti per niente rivoluzionari eppure unanimemente segnalati come i “precetti di Zenga”, quelli sui quali lui edifica la sua “idea” di squadra ed il suo “credo” calcistico, che non possono prescindere da un principio basilare: il calcio è un gioco di squadra e, quindi, il collettivo è più importante del singolo, fosse pure, quest’ultimo, il fuoriclasse del complesso. Bene, sabato sera s’è avuta l’ennesima conferma che nel calcio spesso avviene esattamente il contrario; e cioè che, senza l’estro, l’inventiva, in una parola la classe del singolo, le partite non si vincono. Peggio: si perdono. “… Anzi d’antico…”. E’ un’antica legge, infatti, che nel calcio, come nella vita, vince (quasi) sempre il migliore ed il migliore sabato sera, tra i ventidue in campo, era Miccoli, il Romario del Salento, il Maradona dei poveri; in una parola: il fuoriclasse del Palermo. Infatti, finché non s’è accesa la lampada di quest’Aladino rosanero perfino la Spal ci ha messo paura, passando in vantaggio con il tunisino Rachid Arma, un lungagnone dalle movenze feline, che ha impegnato duramente il duo centrale rosanero. Prima trasformando un calcio di rigore (che lui stesso s’era procurato) e poi fulminando da centravanti puro il bravo Capecchi con una staffilata rasoterra, Miccoli ha capovolto il destino della partita, diventata sempre di più una recita a senso unico, con il Palermo a menar la danza e la Spal ad assistere impotente. Quando, dopo il 4-1, s’è spenta la… lampada di Aladino, la Spal è tornata a pungere ed ha segnato ancora con Rachid Arma. Antico, dunque, e nuovo nel “nuovo” Palermo di Zenga, che sta comunque lavorando alacremente per presentare domenica prossima all’esordio in campionato contro il Napoli il Palermo vero, quello che vogliono i tifosi, quello che gioca meglio, quello che prevede Simplicio alle spalle delle due punte Cavani e Miccoli. Che è come dire il Palermo “antico” ma che di “nuovo” ha la mentalità, ovvero l’ ”aproccio”, ovvero la grinta, la voglia di vincere e di “strabiliare” che ha Zenga e che Zenga riesce mirabilmente a trasmettere SEMPRE alle sue squadre.