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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA’PICCOLI EROI DEL BARBERA Dopo la sconfitta svanisce il sogno ma applausi per tutti

di Benvenuto Caminiti Il suo era l’undicesimo della serie e da come s’è avvicinato al dischetto sembrava quasi rassegnato a sbagliarlo, quel rigore; Cappelletti s’è.

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di Benvenuto Caminiti Il suo era l’undicesimo della serie e da come s’è avvicinato al dischetto sembrava quasi rassegnato a sbagliarlo, quel rigore; Cappelletti s’è chinato, s’è sistemata la palla giusto sul circoletto di gesso, ha fatto un paio di passi a ritroso, solo un paio, quindi senza neanche alzare lo sguardo verso il portiere ha tirato. E Raggio Garibaldi – questo il nome, anzi il doppio cognome del numero 1 rossoblù – ha parato facilmente, gettandosi alla sua sinistra. In quell’istante svaniva il sogno rosanero, coltivato per centoventi minuti, tutti lottati allo spasimo dal primo all’ultimo, con l’anima tra i denti, andando sotto non una ma due volte e costretti a giocare in dieci per oltre un’ora: buoni, ottimi giocatori gli undici di mister Pergolizzi ma ancor di più ragazzi strepitosi per l’impegno, la capacità di soffrire, la voglia di lottare e non arrendersi mai. In una parola, per il cuore che ci hanno messo, tutti per uno ed uno per tutti, correndo meglio e più degli avversari, che, pur undici contro dieci, più il tempo passava e più vedevano le streghe, perché i rosa correvano come matti, morivano su ogni palla, s’inventavano le giocate più incredibili e così sembrava che ad esser di più erano loro e non il contrario. Una partita-trilling, degna del miglior Hitchcock, che ha tenuto avvinghiati alle sedioline i diecimila tifosi assiepati in tribuna e in curva Nord, a cantare gli inni della domenica anche se non era domenica e quello era solo il Palermo dei ragazzini e non quello stellare vagheggiato da Zenga e Zamparini. Già, il Palermo dei ragazzini, quelli del vivaio, quelli che metà tempo lo passano ad allenarsi e l’altra metà sui libri, quelli che oggi ci sono e sognano in grande e domani chissà… Quelli del martedì sera, appunto, una sera calda, umida ma respirabile (per loro senz’altro, molto meno per i rossoblù genoani) a cominciare dal bravo Laribi per finire a Giovio, passando per Cappelletti, Pitarresi, Davì, Siragusa, Adamo, Corsino, Conti, Carioto. Ed ancora per Maltese e Mbakogu, sostituti nell’ordine di Carioto e dello stesso Maltese. Ah, ho dimenticato il portierino di rosso vestito, Polizzi, e l’ho fatto di proposito per non infierire: l’ha fatto … in diretta l’infuriato pubblico del Barbera durante e dopo la partita, perché il tifoso quando la sua squadra perde ha bisogno di consolarsi trovando un colpevole. Anche se non c’è.