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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Palermo, bisogna crederci ancora

di Benvenuto Caminiti Povero Palermo mio, come ti sei ridotto! Cinque sconfitte di fila, 15 gol subiti e nessuno infilato nella porta avversaria da ben 402 minuti: la gelida verità dei numeri.

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di Benvenuto Caminiti Povero Palermo mio, come ti sei ridotto! Cinque sconfitte di fila, 15 gol subiti e nessuno infilato nella porta avversaria da ben 402 minuti: la gelida verità dei numeri denuncia in un modo spietato, che più spietato non si può, l’inferno nel quale si sono cacciati Miccoli e compagni. Insomma, un vero disastro! Ma bisogna uscirne ed io, malgrado tutto, rimango (moderatamente) ottimista perché ieri a Marassi contro un fortissimo Genoa, ho ritrovato il mio Palermo, vivo, combattivo, tenace, che non si è mai arreso, nemmeno quando ha subito l’ennesimo gol irregolare (doppiamente irregolare: fallo di mano e fuori gioco in un colpo solo!), come sempre non visto da arbitro e giudice di linea. Si è subito riversato all’attacco ed avrebbe meritato ampiamente il pareggio se Pinilla, appena subentrato ad Hernandez, non avesse fallito il più facile dei gol. E prima ancora del gol di Floro Flores, aveva ribattuto palla su palla, difendendosi e ripartendo in contropiede, solo che lì davanti aveva due reduci dalla cosiddetta lungodegenza, Miccoli ed Hernandez, che certe ghiotte occasioni da gol, in altri tempi, non se le sarebbero certamente fatte sfuggire. Eppure ho sentito in giro troppi annunci di fine anticipata dei sogni, addirittura di “possibile retrocessione in B”: veri menagramo questi ultimi che, con tutto il rispetto che si deve alle opinioni di chicchessia, farebbero bene a tifare per altre squadre. Non me ne vogliano, insomma, ma per un vero tifoso questo è il momento di raccogliersi, uniti e compatti, attorno al Palermo e sospingerlo al di là dell’ostacolo, che sembra essere diventato all’improvviso alto ed invalicabile come un muro di gomma. Ed invece ieri, subito dopo la partita, subito dopo quel gol, ingiusto quanto bugiardo, per sciogliere il grumo che mi si era formato in mezzo al petto, lì dove pulsa il mio cuore rosanero, sono uscito di slancio, non ho neanche avvertito mia moglie (più disperata di me per la sconfitta) in cerca di una salutare boccata di aria fresca. Solo che mi sono subito imbattuto nel … mio vicino di casa, un interista senza arte né parte (tranne quella di tifare nerazzurro “per i campioni del mondo”, come sempre si vanta lui) che mi ha detto, anzi urlato: “Mi…, bellu Paliermu chi ai? Ma fatti curaggiu, ri stu passu può iessiri ca ci arrivati in serie B!” e, lì, subito, una risata sgangherata, che mi ha passato da parte a parte peggio di una pugnalata. Non gli ho neanche risposto, anzi sono fuggito via, veloce come il vento: io che ho sempre la battuta pronta, ieri per quel gaglioffo non ce l’avevo. Ho solo pensato, sbagliando e forse no, che non ho niente da invidiare ad un mio concittadino che non solo tifa per un’altra squadra ma addirittura sembra godere delle disgrazie di quella della sua città. Insomma, ho pensato quanto segue: sono tifoso rosanero da sempre e per sempre, perdesse pure non cinque ma dieci venti partite di fila. Se non ho tradito questa passione nei bui tempi andati, quando facevamo ridere tutta l’Italia a forza di retrocessioni, penalizzazioni e radiazioni, perché dovrei anche solo pensarci ora? Che posso farci se a me preme solo il bene del Palermo e di tutte le altre beghe non me ne può fregar di meno? Quindi dico: guardiamo avanti, Delio Rossi, il mio dilettissimo Delio Rossi, non è più sulla panchina del Palermo, dove adesso si agita, soffre e si dispera Serse Cosmi, che è un galantuomo, che merita rispetto e pazienza, come ho già scritto dopo l’indegna figuraccia di sette giorni fa all’Olimpico contro la Lazio. Ieri Cosmi ha messo in campo il suo Palermo, non ha scopiazzato il suo illustre predecessore; ha fatto di testa sua, come succede a chi ha le proprie idee e per esse si batte e combatte. Ha arretrato Migliaccio e riportato Bacinovic in mezzo al campo; ha piazzato Pastore dietro le due punte. Ed il Palermo ha fatto la sua figura al cospetto di un grande determinatissimo Genoa, sapientemente guidato – non dimentichiamolo mai – da quel signor allenatore che è Ballardini. Uno di poche parole, capace però di far giocare bene le sue squadre, sempre proiettate all’attacco, manovre avvolgenti con le fasce che sprizzano scintille ed un pressing asfissiante in ogni angolo del campo. Il Palermo ha resistito gagliardamente alla furia rossoblù, per la prima volta si è vista una vera organizzazione difensiva, specie nei tiri da fermo, corner e punizioni: il Genoa ne ha calciato un’infinità ma non si è mai reso pericoloso. Cosa che non succedeva neanche nell’epoca d’oro di Delio Rossi. Sì, ma allora facevamo spesso un gol di più degli avversari e ci divertivamo. Altro che se ci divertivamo. Ma poi si è spezzato qualcosa nel cuore pulsante della squadra e si spezzato ancor di più in quello di Zamparini che ha agito d’impulso, cacciando via l’allenatore. Che non può essere rimpianto più di com’è già, ma questo non aiuta la squadra a voltare pagina. Una pagina diversa, per soggetto, copione e scenografia, regia di Serse Cosmi che, a mio parere – e qui mi rimangio la frettolosa opinione espressa dopo Lazio-Palermo: a mia scusante solo la squallida prestazione dei rosanero all’Olimpico, ma solo gli stupidi non cambiano mai idea - ha tutte le carte in regola per riportare il Palermo là dove gli tocca di diritto, ovvero caratura di squadra, classe dei suoi campioni e forza e passione dei suoi tifosi. Che, ne sono certo, sabato sera riempiranno il Barbera e grideranno “Forza Palermo” come non hanno mai fatto prima nella loro vita. Perché, amici miei, il Palermo c’è ancora, non si è dissolto dopo l’esonero di Rossi, solo che dobbiamo crederci tutti, dall’allenatore, ai giocatori, all’ultimo dei tifosi.