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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Mutti e il tempo di un progetto. Quando Glerean…

di Benvenuto Caminiti Quando dieci anni fa, subentrò a Sensi nella proprietà del Palermo, Maurizio Zamparini l’allenatore giusto lo aveva già bello e pronto: Bortolo Mutti,.

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di Benvenuto Caminiti Quando dieci anni fa, subentrò a Sensi nella proprietà del Palermo, Maurizio Zamparini l’allenatore giusto lo aveva già bello e pronto: Bortolo Mutti, ma gli bastò dargli un’occhiata (e forse neanche quella) per dire: “Non mi va bene, io cerco un allenatore che fa spettacolo e che mi fa divertire!”. E così arrivò Ezio Glerean, detto “Il rivoluzionario”, uno che, a sentire certe campane, stava riscrivendo le regole d’oro del calcio: altro che canonico 4-4-2 di scuola sacchiana, ormai adottato a largo respiro anche a Coverciano! Lui, il Glerean, predicava gioco d’attacco che più d’attacco non si può, visto che le sue squadre si schieravano con 3 difensori in linea, (e, possibilmente, solo 2) centrocampisti (naturalmente offensivi) e quattro - dicesi quattro – attaccanti puri. Lui sosteneva che, così facendo, l’avversario restava così compresso nei suoi sedici metri finali da non avere né il tempo né lo spazio per contrattaccare. E Zamparini, che in fondo è un sognatore, innamorato marcio da sempre del calcio-spettacolo, scartò d’istinto il certo (Mutti) per l’incerto (Glerean), perché vuoi mettere l’adrenalina che ti procura il rischio, l’avventura, il mistero? Solo che Glerean ebbe appena il tempo di perdere la prima partita di quel campionato (4-2 ad Ancona) che fu subito esonerato! “Non mi ha neanche dato il tempo di lavorare!”, si lamentò Glerean, senza sapere che sarebbe stato solo il primo di una lunga, mai ininterrotta, sequenza di allenatori velocemente assunti ed altrettanto velocemente licenziati. Ma, dicevo, l’allenatore giusto c’era già nel Palermo che “Zampa” rilevò da Franco Sensi, solo che gli ci sono voluti dieci anni per … ricordarsene e chiamarlo sulla panchina rosanero: appunto, Bortolo Mutti, il tutto in un frenetico lunedì (uno dei tanti della sua storia palermitana), una volta di più successivo ad un derby malamente perso. “Mutti è bravo, non racconta storie e conosce il calcio!”, disse, il giorno precedente la trasferta di Novara. M’immagino la scena, perché a qualcuna di esse ho assistito anch’io: lui, spavaldo come sempre e sorridente come sempre che parla del nuovo allenatore, dicendosi sicuro “d’aver fatto stavolta la scelta giusta”. Per carità di patria non dice pure che è una scelta definitiva, perché conosce le cose del calcio, ahimè sempre imprevedibili e, soprattutto, conosce se stesso. Quel ch’è certo, è che l’auditorio, una volta di più, lo ascolta rapito; una volta di più sedotto dal suo carisma, perché Zamparini è anche un formidabile affabulatore, che sa incantare le platee e, soprattutto, sa parlare di calcio come un vero esperto e questo nessuno glielo può negare. Ed infatti nessun glielo ha mai negato, neanche l’ultimo o il penultimo allenatore esonerato. Magari si lamenta di “non aver avuto il tempo necessario per portare a termine il suo progetto” (questa, la frase più gettonata) ma non può che aggiungere che “il presidente capisce di calcio e, come tale, fa quasi sempre le scelte giuste”: Quel “quasi” è l’ancora di salvezza di tutti, anche perché capita che “Zampa” (che al di là delle sue estemporanee decisioni, parla ed agisce sempre a viso aperto, in piena coscienza e totale buona fede) torni sui suoi passi e richiami l’allenatore esonerato. Gli è capitato già con Guidolin, con Colantuono e con Delio Rossi: hai detto niente, tre fra gli allenatori più “in voga” del momento. E questo perché, da uomo intelligente e cristallino qual è (e non ce ne sono mica tanti, soprattutto nel paludato mondo del calcio, che spesso è solo apparenza, opportunismo ed ipocrisia) lui è capace di ammettere pubblicamente i suoi sbagli così come pubblicamente denuncia quelli altrui. A cominciare dai suoi allenatori. Vogliamogli bene lo stesso, tifosi rosanero che amiamo sempre e solo il Palermo, al di là di tutto e di tutti: Zamparini è il nostro presidente, teniamocelo stretto, la sua carica non finisce mai e vedrete che anche stavolta sarà lui a cavare le castagne dal fuoco. A cominciare dagli interventi, massicci e determinanti, che effettuerà sul mercato di gennaio che va a cominciare. Oltre ai già acquistati Vazquez e Mehmeti, arriveranno - questa la sua promessa solenne - un attaccante vero ed un centrocampista di qualità. Aspettiamoli! Dall’8 gennaio, domenica di Palermo-Napoli, potremo tirare le somme: se sono rose, fioriranno, si dice ed io confermo. Poi tireremo una linea: quella sì definitiva: o avremo di nuovo un gran bel Palermo, capace di farci inebriare com’è spesso accaduto nell’era zampariniana, o - ma non ci voglio credere - dovremo dar l’addio (stavolta definitivamente) ai sogni di gloria (tipo “Europa League” e dintorni).