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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Moris ubriaco, i tifosi lo attaccano

di Benvenuto Caminiti Passi una serata in allegria con gli amici, ti bevi pure un paio di birrette e poi, prima dei saluti, il cosiddetto bicchiere della staffa. In macchina, pigi un po’.

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di Benvenuto Caminiti Passi una serata in allegria con gli amici, ti bevi pure un paio di birrette e poi, prima dei saluti, il cosiddetto bicchiere della staffa. In macchina, pigi un po’ sull’acceleratore perché è tardi ed hai voglia solo di buttarti sul letto, ma ecco che – zac – la Stradale ti ferma, ti sottopone al test etilico e scopre che sei di due punti sopra il limite. Non reagisci, neanche una parola, subisci tutto supinamente, anche la sospensione della patente per “guida in stato di ebbrezza”. Abbozzi, sorridi (anche perché sei abituato a ben altro) e torni a casa. A piedi. Capitasse ad uno qualunque una roba simile non ne parlerebbe nessuno in giro, neanche i parenti stretti, ma si tratta di Moris Carrozzieri, il centrale del Palermo fermato per due anni dalla giustizia sportiva nell’aprile dello scorso anno, per essere stato “trovato” positivo al test della cocaina. La notizia fa il giro di tutte le testate italiane, sportive e non, e viene condita da brevi ma lapidari commenti, tipo: “Carrozzieri non si accontenta: dopo la cocaina anche l’alcol”. Oppure: “Non c’è pace per il centrale rosanero, colto di nuovo in fallo … da rigore”. Insomma, senza pietà, e chi più ne ha più ne metta, specialmente sotto il profilo dell’ironia più grossolana. Anche i tifosi si rivoltano di rabbia, si sfogano nei siti con espressioni intrise d’amore e d’odio: “E’ ora di finirla con Carrozzieri, ormai non lo può salvare più nessuno!” oppure: “Senza testa non vai da nessuna parte… è vero, Moris?”. Ma i tifosi – si sa – sono sempre disposti a perdonare; gli basta un segnale pur minimo di redenzione ed è fatta: Carrozzieri torna ad essere uno di loro, di nuovo degno di indossare la maglia rosanero. Ma resta il fatto che il mondo paludato del pallone, pieno zeppo di falsi moralisti, lo ha ormai messo all’indice: Carrozzieri è uno senza morale, oggi s’impasticca e domani si ubriaca. Non si pone neanche la domanda, pur semplice, quasi banale: “Ma che gli sta succedendo, povero ragazzo? Prima la coca ed ora l’alcol? Perché?”. Già, perché? Forse perché un ragazzo di trent’anni, alto e grosso che sa far bene solo una cosa (giocare al calcio, così da richiamare l’attenzione dei grossi club italiani, in un’autentica escalation: prima Atalanta, Sampdoria e Palermo, poi anche Milan e Juve) se all’improvviso, “quella cosa”, gliela soffiano da sotto il naso, perché ha fatto un grosso sbaglio, che può fare, povero ragazzo, se non sbandare, sbarellare, sentirsi perso? Che può fare un ragazzo di trent’anni che perde all’improvviso il lavoro? E se poi il lavoro è fare il calciatore, cioè più che un lavoro uno spasso, un divertimento… insomma un gioco, anzi di più, il più bel gioco ch’esiste al mondo, lo strappo è ancora più lacerante, di quelli che non perdonano, che ti stendono al suolo. Ebbene, io credo che questo sia capitato al povero Moris, certo colpevole e, quindi, giustamente castigato dalla Giustizia Sportiva; certo leggero ed incosciente nello scegliere gli amici e i divertimenti; certo superficiale ed anche un po’ irresponsabile, ma vuoi mettere com’è difficile resistere alle tentazioni quando hai le tasche piene di soldi e la casa piena di amici? Diceva Oscar Wilde, uno che di vizi e vizietti se ne intendeva: “L’unico modo di resistere alle tentazioni è cedervi!”. E Carrozzieri è uno che sa resistere anche al centravanti più forte del mondo, ma non alle tentazioni. Non ci riesce. Lo capisce solo “dopo” i guai che combina ed allora china giù il capo e confessa le sue colpe, ammette d’essere stato uno stupido a voler provare quella sera, in quella festa che si era tutti un po’ così, lo sballo di una sniffatina. Insomma, se ne pente subito dopo e non chiede neppure le controanalisi, quel che fanno tutti, anche quelli colti in flagrante. Lui sa d’averla fatta grossa e confessa e chiede perdono. E’un uomo grande e grosso ma ha il cuore di un bambino. E come un bambino subito dopo si pente. Certo, non basta chieder perdono per cancellare i peccati, specie se te ne vai in giro la notte con gli amici, bevi un paio di birrette, forse pure di più e ti metti in macchina come nulla fosse. Però un po’ ti capisco: se mi avvilisco di noia, perché non uscire la sera con gli amici? Così, per distrarmi, per non pensarci più, ch’è diventato un chiodo fisso, quello di non potermi neanche allenare coi compagni di squadra. Come fossi un delinquente. O peggio: un appestato.