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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA’ Miccoli il salvatore, Balzaretti e Cassani secondo “Rossi”

di Benvenuto Caminiti “Miccoli… Miccoli… Miccoli…”: lo stadio, tutto lo stadio in piedi ad osannare il suo pupillo, Fabrizio Miccoli, che con un colpo dei suoi, una.

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di Benvenuto Caminiti “Miccoli… Miccoli… Miccoli…”: lo stadio, tutto lo stadio in piedi ad osannare il suo pupillo, Fabrizio Miccoli, che con un colpo dei suoi, una punizione dai venticinque metri, trafigge il portiere avversario, regalando al Palermo, sul filo di lana, un insperato ed immeritato pareggio. E regalando anche la cosa più bella di una partita insulsa, nella quale i rosanero hanno mostrato tutte le loro lacune attuali, sia sul piano tattico che della condizione atletica: in entrambi i fronti surclassati dai modesti ma tenaci ed organizzati avversari svizzeri: “Gliene facciamo minimo tre o quattro - andavano dicendo i tifosi, in cammino verso lo stadio – questi sono poco più che dei pellegrini…”. Ma il calcio è bello perché non puoi mai dire prima come va a finire, perché per una volta il nano può battere il colosso, ed è successo ieri e succederà ancora, perché, oltre tutto, nel calcio contano sì il talento e la tecnica ma se gli avversari corrono più di te ed arrivano sempre primi sulla palla talento e tecnica servono solo per lo spettacolo ma quasi mai per far risultato. Così, adesso la qualificazione è in bilico, bisogna vincere a Thun e se la condizione fisica non migliora appare assai difficile centrare l’obiettivo. Dovessimo fallirlo, conoscendo l’impulsività del presidente, non vorremmo trovarci nei panni dell’allenatore. Il quale ieri ha schierato, come ampiamente annunciato, la “famosa e rivoluzionaria” difesa a tre, quella tanto ripudiata da Delio Rossi e vanamente invocata per mesi da Zamparini. Ebbene, la “novità” non ha convinto nessuno, le voragini difensive sono sembrate uguali se non peggiori (vista la modestia dell’avversario) della passata stagione, quando Rossi venne letteralmente crocifisso non solo dal suo “patron” ma dalla critica in generale. Si disse perfino che “Rossi è un ottimo allenatore ma solo per la fase offensiva, perché la difesa non sa proprio sistemarla!”. Parole forti, giudizi acidi e, io direi, frettolosi e sommari. E, in proposito, voglio raccontarvi un piccolo aneddoto. Questo: nell’unica volta che mi riuscì di parlargli a quattrocchi, quando già da mesi infuriavano le polemiche sui troppi gol che beccava la difesa rosanero, gli chiesi papale papale: “Mister, ma perché non accontenta il presidente? In fin dei conti lui non dice assurdità quando parla di Cassani e Balzaretti come i due esterni più forti d’Italia: basterebbe schierare la difesa a tre!”. E lui, serafico e sorridente, rispose: “Sai che c’è? Cassani e Balzaretti sono due terzini, se partono da dietro arrivano a sorpresa nel cuore della difesa ospite, altrimenti vengono attesi al varco e facilmente contrati…”. Sul momento quella risposta non mi riscaldò il cuore, ma la ripenso adesso, a Palermo-Thun giocata com’è stata giocata dal Palermo e finita in parità solo per la solita prodezza (finale) di capitan Miccoli. E mi son detto: “Aveva ragione lui, Delio Rossi a prestar orecchie da mercante alle reiterate e spesso esagerate esternazioni del presidente e ad insistere nelle sue idee, come fanno di solito quelli che le idee ce le hanno e credono in esse. Infatti, ieri si è visto: Cassani e Balzaretti, fatta salva la riserva sulla loro ancora imperfetta condizione atletica, schierati venti metri più avanti, da ali pure, sembravano lontani parenti dei formidabili terzini che tutti conosciamo ed ammiriamo. A cominciare da Prandelli. Portati a fare le ali dal centrocampo a salire, venivano contrati quasi ad uomo dai mediani avversari e spenti sul nascere. E se nel Palermo, a tre o a quattro in difesa, schierato ad albero di Natale (come ieri e come quasi sempre da Rossi) o col classico 4-4-2, togli la spinta dalle retrovie di due stantuffi inesauribili come Cassani e Balzaretti, in pratica spegni quasi tutte le sue carte d’attacco, che molto, se non tutto, ha sempre puntato sulle loro incursioni travolgenti, che arrivano da lontano e, quindi, a sorpresa, sui loro triangoli stretti (pensate a quanti gol sono venuti dagli uno-due ripetuti ed insistiti sulla sinistra tra Balzaretti e Nocerino) e sui loro trancianti cross dal fondo. Con ciò, non voglio dire che la difesa a tre va bocciata solo perché ieri non ha funzionato come si sperava, dico solo che un bravo allenatore adatta il sistema agli uomini di cui dispone e non viceversa. A meno che non si chiami Sacchi e non disponga, beato lui, di supercampioni come il trio olandese che, se avesse schierato pinco pallino a libero o vattelappesca a regista avrebbe vinto lo stesso quel che c’era da vincere. Ed infatti Pioli, che è scuola-Juve, intendo quella vera, quella “bonipertiana” e ne ha assimilato la mentalità e la cultura, ieri, mentre il Palermo era già sotto di un gol e brancolava nel buio più assoluto, ha sostituito uno dei centrali, Munoz, con Bacinovic, tornando ai quattro di difesa. Lo ha fatto perché non crede più nella sua idea primaria dei tre dietro, sulla quale ha lavorato nel corso dell’intero ritiro? No, di certo: lo ha fatto per raddrizzare la barca che era lì lì per affondare. E ciò dimostra la duttilità di pensiero e d’azione del giovane neo allenatore rosanero, che - sono pronto a scommetterci - col tempo (e la fiducia che merita e che nessuno deve osare mettere in pericolo) ed il lavoro riuscirà a sistemare le cose e presentare una squadra vera, quale ancora il Palermo non è. Intanto, qualche bel flash è balenato anche nel grigiore generale di ieri: come Zahavi, tocco sapiente ed assist al bacio che neanche Pastore. Solo che deve dar continuità al suo gioco e metter un po’ di peso atletico perché, come si sa, le difese nostrane sono arcigne e vanno diritte alle caviglie dei giocatori di maggior talento. Poi, Miccoli, il solito impagabile Miccoli, che non avrà i novanta minuti sulle gambe, che va a sprazzi (che poi sono scintille di classe che illuminano d’immenso e risolvono la partita) ma che se è convinto dei suoi mezzi, se si allena come ha fatto finora e, soprattutto, se sente la fiducia del suo allenatore (lui più degli altri non può farne a meno: vedasi il finale del campionato scorso quando Delio Rossi in pratica lo mise da parte) è ancora il numero uno in fatto di classe, inventiva e gol. Teniamocelo stretto, quindi e mi rivolgo a certi sapientoni, che sanno tutto di tutti e ne hanno decretato il tramonto ormai da mesi. Per fortuna il popolo rosanero lo adora, guai a metterlo in discussione con osservazioni tipo: “Mischinu, ormai è bicchiarieddu, avi 32 anni!”, oppure: “ Avi un rinuocchiu scassatu, unni po ghiri ormai!”. Osservazioni che respinge sdegnosamente come offensive se non blasfeme. Ed auguriamoci, ovviamente, che, a cessione di Pastore avvenuta, arrivi, come annunciato, un degno sostituto: il Palermo, questo Palermo, non può farne a meno. E con Pinilla, Hernandez e Miccoli di punta (per non parlare di Gonzales) ne vedremo delle belle. Contateci.