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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Lironia di Crosetti su La Repubblica

di Benvenuto Caminiti Un giorno e mezzo dopo la perfida beffa del “San Paolo” mi capita di leggere su “Repubblica” il consueto splendido editoriale di un giornalista che ammiro.

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di Benvenuto Caminiti Un giorno e mezzo dopo la perfida beffa del “San Paolo” mi capita di leggere su “Repubblica” il consueto splendido editoriale di un giornalista che ammiro fra tutti: Maurizio Crosetti, torinese d’origine, provenienza, mi pare, “Tuttosport”, ovvero il quotidiano sportivo dove ha trascorso l’intera sua stagione professionale mio fratello Vladimiro. Che lo ammirava sinceramente, indicandolo, tra tanti, come suo degno erede. Designazione molto gradita da Crosetti per la quale, in più di una circostanza, Maurizio ebbe ad esprimergli la sua gratitudine. So che a questo punto vi starete dicendo: “E a me che me ne frega?”. Ora vengo e mi spiego: la premessa mi serve per spiegare come l’aver letto stamattina il bel “pezzo” di Crosetti mi abbia “disturbato” perché – per la stima che gli serbo da sempre – da uno come lui non mi sarei mai aspettato tanta gratuita cattiveria, condita di facile ironia se non di sarcasmo a buon mercato. Soprattutto non mi sarei aspettato che uno come lui potesse così palesemente mancare di rispetto ad una persona gentile e genuina come Delio Rossi. Che, alla fine di cotanta lettura, passa quasi come un ebete, un imbecille. Insomma come lo scemo del villaggio. E la cosa non mi sta bene. E non solo perché sono un tifoso del Palermo. E non solo perché sono un estimatore di Delio Rossi, ma semplicemente perché, pur restando inviolabile il diritto di critica, questa non può prescindere da un limite ben preciso, questo sì davvero inviolabile. Che è quello di non trattare la gente come mentecatta, anche se ha commesso un errore, un errore così grave da risultare decisivo. Come, a dire di Crosetti ed anche dell’opinione generale, è stato quello di fare una sostituzione proprio all’ultimo secondo di partita, consentendo così all’arbitro di allungare l’extra-time di un’altra trentina di secondi. Com’è puntualmente avvenuto. Insieme all’ultimo affondo del Napoli e al gol in scivolata di Maggio. Osservazioni, per altro, legittime, direi quasi ovvie, ma quel che mi disturba è stato il modo in cui sono state enunciate, l’ironia profusa a piene mani, senza risparmio. Là dove, specialmente, lui scrive: “Poi, certo, se il buon Pinilla… avesse magari segnato lui in extremis, ora si direbbe che Delio Rossi è un geniale stratega e non un allenatore buggerato da se medesimo …”. Ed ancora: “… L’incontro sta per esalare l’ultimo respiro e che fa Rossi? Lo rianima e lo trasforma da morente che era in un mostro sanguinario. E’ il vecchio trucco per perdere tempo (… a baluardo dello zero a zero in trasferta, sai che clamoroso risultato) … Di fatto in quel piccolissimo tempo tirato da Delio Rossi come un elastico… il Napoli avanza, segna, vince e ringrazia. L’elastico sbatte così in faccia a chi reggeva la fionda... La beffa, ma la si dovrebbe chiamare harakiri, smaschera un equivoco…”. Ripeto, a scanso di equivoci: i rilievi tecnici di Crosetti sono ineccepibili ma non mi stanno bene l’ironia e il sarcasmo. Ironia e sarcasmo che, ne sono certo, avranno ferito nel profondo del cuore ( e del suo amor proprio) non tanto l’allenatore quanto l’uomo (sempre compos sui, uno che non ha mai infierito sull’avversario battuto) Delio Rossi. Un gentiluomo e galantuomo sempre, sia che abbia vinto sia che abbia perso. Insomma, io dico che è sin troppo facile colpire nel segno quando l’obiettivo è così scoperto da risultare inerme, come nel caso di lunedì sera e dell’infausta sostituzione all’ultimo istante di Napoli-Palermo. Però avrei gradito, specialmente da un osservatore attento e inflessibile come Crosetti, una più ampia e panoramica visione del “finale di partita” (e non solo), determinato sì da una scelta sbagliata (ma chi non sbaglia nella vita?) ma anche dal fatto che – proprio per rispetto alle regole scritte – Morganti, per il numero dei cambi effettuati, non avrebbe dovuto concedere quattro minuti di recupero ma solo tre. Se l’avesse fatto – come avrebbe dovuto – la partita sarebbe finita 0-0 e, checché ne pensi Crosetti, sarebbe stato un gran bel risultato per il Palermo. Che era sceso in campo in piena emergenza per l’assenza forzata dei suoi due indispensabili registi: Liverani, in precarie condizioni fisiche per il recente infortunio e Bacinovic, squalificato. E chi conosce almeno un po’ il sistema di gioco delle squadre di Delio Rossi sa bene che esso non può mai prescindere dal cosiddetto centromediano metodista ed oggi magari sarebbe un po’ meno severo e sardonico nei confronti del mister rosanero e non ironizzerebbe per nulla sulla “bontà” di uno 0-0 al “San Paolo” contro il fortissimo Napoli di Edinson Cavani. Fermo restando, s’intende, che il Napoli abbia comunque strameritato la vittoria ma proprio per questo averlo inchiodato sullo 0-0 fino al 94’ deve aver fatto perdere la consueta padronanza di sé a Delio Rossi e l’abbia indotto a quel cambio scellerato. Magari ripensando al fallo di Aronica su Ilicic, quand’era ormai solo davanti al gol ed al fatto che il Palermo è l’unica squadra di serie A cui non è stato ancora concesso un solo calcio di rigore. Ecco, se oltre che sbeffeggiare Delio Rossi, il bravo Maurizio Crosetti avesse accennato anche almeno ad una di queste mie osservazioni, di certo io non sarei trasalito leggendo il suo articolo e la mia stima nei suoi confronti, se possibile, sarebbe ancora cresciuta.