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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA La risposta dopo gli schiaffi di Catania

di Benvenuto Caminiti Quei due gol di Maxi Lopez, biondo centravanti capellone del Catania, mi si erano incastrati nei meandri della memoria e niente sembrava capace di mandarli via, finché.

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di Benvenuto Caminiti Quei due gol di Maxi Lopez, biondo centravanti capellone del Catania, mi si erano incastrati nei meandri della memoria e niente sembrava capace di mandarli via, finché il Palermo non è tornato in campo (domenica contro il Chievo), puntualmente confermandosi squadra bella e pimpante, sempre in grado di regalar gioco, spettacolo e vittoria. Quanti brutti pensieri dopo la “Malapasqua” propinataci dall’ennesimo derby mal giocato e meritatamente perso. Quante recriminazioni, quanti “j’accuse”, quanti colpevoli e quante condanne. Troppe. Al punto ch’è dovuto intervenire con fermezza – la sua dolce ma inflessibile fermezza – Delio Rossi, che ha sottolineato, fra i tanti, un concetto, che è poi una verità consacrata dell’attuale, splendido campionato del Palermo: “Questi ragazzi – ha detto – non hanno mai sbagliato due partite di fila. Quindi, gettiamoci alle spalle il derby e guardiamo avanti!”. Ed i suoi ragazzi gli hanno dato subito ragione, strapazzando il Chievo, pur dopo una partenza ad handicap per via dell’ennesimo gol “regalato” all’avversario: “La reazione della mia squadra – ha dichiarato, rinfrancato, in sala stampa – è stata splendida e non era affatto facile dopo le tossine ed i veleni del derby…”. Accuse, dicevo, colpevoli, dicevo, durissime sentenze di condanna, dicevo. Fra i primi, additati come i massimi responsabili della debacle, il rumeno Dorin Gojan e il regista Fabio Liverani. Senza pietà e, direi, senza alcun rispetto per quanto di buono l’uno e l’altro avevano fatto fino al derby, così da meritare unanimi consensi ed elogi persino sperticati. Così è il calcio, così è fatta la testa del tifoso. Ma non solo. Anche quella di certi criticoni che, all’improvviso e solo per una partita sbagliata, cambiano radicalmente registro, sparandole grosse: “Goian è scarso, non è giocatore da serie A e Liverani ormai ha fatto il suo tempo con quel suo calcio cadenzato, lento e prevedibile: con gente così altro che Champions League, non arriveremo neanche in Uefa!”. Ebbene, che bella risposta hanno avuto questi impagabili “scienziati” del pallone: Goian ha annullato prima Abbruscato poi De Paula, incapaci di battere a rete anche una volta sola, visto che il gol del brasiliano è stato propiziato da un’autentica “disgrazia”, capitata a quell’autentico guerriero che risponde al nome di Antonio Nocerino, da Napoli. E Liverani? Che dire di Fabio Liverani, se non che s’è caricato la squadra sulle spalle, dopo l’infortunio di Nocerino, e l’ha riportata là dove merita, ovvero alle soglie dei preliminari di Champions? Tocchi di prima, lanci smarcanti, intuizioni geniali e, udite udite, percussioni nel cuore dell’area avversaria, una delle quali ha procurato il rigore del 2-1. Per non parlare del primo gol, quello splendido di testa di Pastore, imbeccato da una sua chirurgica punizione dal limite e dell’ultimo, la fucilata di Miccoli del 3-1, anch’egli ispirato da un suo assist al bacio. Che dire di più, se non che i campioni danno il meglio di sé nei momenti difficili, quando intorno avvertono aria di contestazione e le critiche debordano, travasano, superano, insomma, il limite della decenza? E lui sicuramente, tra le tante, aveva sentito anche quella, davvero peregrina, secondo la quale “Un grande giocatore, come lui si crede d’essere, deve almeno ogni tanto entrare nell’area di rigore avversaria e provare il gol…”. Se l’è legata al dito quest’ultima “cattiveria” il grande Fabio ed ha risposto sul campo, con i fatti, mica a parole, come fanno i campioni, quelli veri, non quelli di carta. All’improvviso, dopo un irresistibile uno-due con Pastore, si è gettato, palla al piede, alla volta di Sorrentino, il portiere del Chievo. E, a due passi da lui, è stato abbattuto. Rigore! Alla faccia di chi, dopo il derby, lo aveva già relegato tra gli “ex giocatori”, quelli di una volta che nel calcio di oggi non ci possono più stare, perché lenti, perché non coprono e, soprattutto, perché non attaccano mai gli spazi. Come Liverani, dicevano costoro. I quali, con la faccia tosta che li contraddistingue, già l’indomani si rimangiano tutto spargendo oro ed incenso… Non so se arriveremo in Champions (certo lo meriteremmo più di Samp, Napoli e Juve) ma mi sento di dire comunque: GRAZIE, ragazzi! Ci avete regalato un sogno, che coltiveremo fino all’ultimo con amore immutato. Grazie, comunque finisca questa grande, stupenda avventura!