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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Ilie#269;ie#263;, è molto più di una scommessa

di Benvenuto Caminiti Quando la folgore mancina di Jiosip Ilie#269;ie#263; si è schiantata sotto l’incrocio dei pali di un incredulo Frey, un pensiero, altrettanto veloce e saettante,.

Mediagol8

di Benvenuto Caminiti Quando la folgore mancina di Jiosip Ilie#269;ie#263; si è schiantata sotto l’incrocio dei pali di un incredulo Frey, un pensiero, altrettanto veloce e saettante, ha attraversato la mia mente e mi son detto: “E dire che c’è ancora qualcuno che “sparla” del presidente Zamparini, dicendo che qui, a Palermo, lui c’è venuto solo per farsi i soldi (come se gliene mancassero, poverino!); che compra e vende giocatori come fossero … supermercati (là dove lui è senz’altro un’autorità riconosciuta); che alla fine lui è capace solo di prenderci per i fondelli, annunciando sempre clamorosi acquisti, per farseli poi soffiare in extremis. Ma si può? Certo che si può, quando a dettare pensieri e parole è solo il tifo più scatenato e questo tifo alberga nel cuore e nella mente del popolo più “stravagante” (detto senza malizia) del mondo, almeno in fatto di sapienza calcistica ed affini. Basta ascoltare la fortunata rubrica del TGS, “Il Bar dello sport”, egregiamente condotta dal duo Amato-Morello, per rendersi conto che qui, a Palermo, gli esperti di pallone sono millanta, che sono tutti allenatori raffinatissimi, tutti innamorati pazzi di tattica e strategia calcistica a tutti i livelli; tutti pronti a dare consigli e suggerimenti a tutti, a cominciare da Delio Rossi. Perché meravigliarsi, dunque, se appena una settimana fa, subito dopo il pareggio risicato con il Lecce, ne ho sentite di tutti i colori al “Bar dello Sport” e non solo; ne ho anche lette di tutti i colori e le accuse più crudeli sono state riservate una volta di più al presidente “ca co Paliermu si sta faciennu i miliardi” e che “s’accatta i giovani u fa sulu pi vinnirisilli al miglior offerente”?. Ed altra “roba” simile che non finisce mai di avvilirmi, perché anch’io sono un tifoso ma pensieri di una tal cattiveria non mi hanno mai neanche sfiorato. Eppure poca gente ama la propria squadra come la gente rosanero, solo che è piena zeppa di tante teste, com’è piena di tante teste la sua storia, quella importante, quella dei libri di testo. Una storia che racconta di dominazioni a catena, una dietro l’altra, di gente che arriva, s’invaghisce delle bellezze del posto e rimane, così che la nostra gente è un coacervo di culture, tradizioni, religioni: un po’ di tutto o , meglio, tutto ed il suo contrario, come accade nel calcio, dove, a dispetto dei fatti e della storia (quella minuta del pallone) c’è chi vede rosa e chi vede nero. Malgrado tutto. Alla faccia di tutto. Perché è davanti agli occhi di tutti un fatto, incontrovertibile: e cioè che solo dall’avvento di Zamparini il Palermo è diventato una delle società di calcio più importanti d’Italia, in classifica mai nella fila di destra, tre qualificazioni europee, exploit in serie contro le grandi del campionato, bilanci esemplari, comportamenti in campo e fuori da prima della classe o quasi. Certo, Zamparini non è solo oro che luccica; ogni medaglia è bifronte e, nel suo caso, guai a mettergli il microfono sotto il naso dopo una sconfitta: va fuori giri. Subito, rimangiandosi in un attimo tutto quel che di buono ha detto e fatto fino a … novanta minuti prima. Ma tant’è, lui è fatto così: se quando il Palermo perde una partita, non le spara grosse lui non si placa e soffre come un matto. Pardon: come un tifoso della curva. E a nessuno piace soffrire… Ma basterebbe riflettere solo un po’, magari contare fino a dieci prima di lanciare anatemi ed insulti contro il presidente, contro il direttore sportivo, perfino talvolta contro l’allenatore (che pure gode della massima, generale stima), accusati di volta in volta l’uno di arricchirsi a spese del Palermo, l’altro di saper solo… fumare e l’altro ancora di non saper fare i cambi in corsa o insistere ancora su Liverani. Tutte accuse un po’ avventate perché il fiuto calcistico del duo Zamparini-Sabatini ha trovato l’ennesima, prepotente conferma al “Franchi” di Firenze, dove Ilie#269;ie#263; e Bae#269;inovie#269;, costati pochi milioni di euro, hanno brillato di luce vivissima, dimostrando una volta di più che non sono i nomi a far grande una squadra ma i giocatori bravi. Che corrono, lottano e magari, com’è capitato già tre volte con Ilicic, fanno gol strepitosi. Per non parlare di Pastore, non solo scintille di classe ma anche gol decisivi. Ed è gente, questa, scovata da Sabatini, sì quel d.s. accusato di passare tutto il suo tempo libero a fumare. Ed invece lavora, guarda lontano, dove gli altri non arrivano e scova talenti purissimi come gemme, là dove gli altri, quelli che passano per grandi (e, magari, lo sono o lo sono stati davvero) si svenano per vecchi campioni riciclati dal nome roboante e dall’ingaggio che, da solo, vale più di quelli dell’intera “rosa” del Palermo. Se non è grande mestiere questo, cos’è allora? E, dunque, finiamola di trinciare giudizi sommari e continuiamo ad amare questa squadra, certo un po’ giovane e, quindi, qualche volta pazzerellona (vedasi partite ad handicap con Brescia Maribor e Lecce) ma capace di prodezze come quelle di Torino e di Firenze. Amiamola e basta anche perché in cinquant’anni di calcio rosanero vissuto nel cuore e nella mente, mai mi era capitato di dovermi vantare dei “miei ragazzi”, sapendo di… non spararle grosse…