senza categoria

PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Il nuovo Palermo di Pioli, la figuraccia in Europa e il malumore dei tifosi…

di Benvenuto Caminiti Il Thun che spazza via il Palermo dall’Uefa League non è il calcio vero, non è nemmeno fantacalcio: è … fantasia malata. Eppure è.

Mediagol8

di Benvenuto Caminiti Il Thun che spazza via il Palermo dall’Uefa League non è il calcio vero, non è nemmeno fantacalcio: è … fantasia malata. Eppure è così: il Palermo esce al suo primo turno di Coppa e non ha davvero nulla da recriminare, ha fatto tutto lui, ha sperimentato la difesa a tre, poi l’ha ripudiata, poi l’ha rifatta e poi l’ha ri-ripudiata. Tutto in sette giorni, nel corso di due partite, una di andata ed una di ritorno, da film dell’horror! Che dire, ammesso che ci siano parole da dire, quando invece l’unica scelta sarebbe un silenzio di tomba, capace di fagocitare tutto, nella speranza che un’ignominia così il Palermo non la viva mai più? Ma io non voglio sparare nel mucchio, come succede in casi come questo; non è nelle mie corde di cronista e tanto meno di tifoso. Voglio capire pur sapendo che non sarà facile. E poi, solo poi, giudicare i buoni e i cattivi di questa sovrumana impresa all’incontrario: farsi buttar via da una modesta squadretta svizzera offrendo un quadro di sé davvero imbarazzante. La “mala serata” era nell’aria, perché non sapevo come e dove andarmi a vedere la partita, visto che Sky l’aveva rifiutata. Quando, per vedere il Palermo, sono costretto a sedermi davanti alla tv senza sapere chi mi sta accanto, se tifa o meno, se spara “minchiate” durante la partita, se urla o geme, se sbraita o supplica, io non sono tranquillo e temo fortemente per le sorti del mio Palermo. Fermo restando che, comunque, le premesse di una partitaccia c’erano tutte, vista la “malafiura” dell’andata e la forzata rinuncia a giocatori essenziali come Pinilla in attacco e Cetto in difesa. Poi ho scoperto le novità di formazione, decise da Pioli e francamente non mi aspettavo la rinuncia a Nocerino per Aquah ed il mio cuore si è messo a fibrillare prim’ancora del fischio di inizio, annunciato da una biondona dall’aria slavata e dall’ex sampdoriano Luca Pellegrini, comodamente assiso accanto a lei a far da opinionista. Ebbene, palla a centro e… silenzio totale, si sentono appena i brontolii degli spalti, qua e là colorati di rosanero, a dimostrazione che i tifosi veri rispondono sempre, anche dopo l’imbarazzante 2-2 dell’andata. “Ma runn’è u telecronista?”, si è chiesto invano e ripetutamente il padrone di casa, un tipo assai cordiale ed ospitale, rivelatosi di minuto in minuto un tifoso superottimista: “Ce la facciamo, tranquilli!”, ad un certo punto ha annunciato con fiero cipiglio. Anche se il Palermo nulla mostrava di sé che non fossero gli impacci atletici, già abbondantemente denunciati nella partita del “Barbera” di sette giorni fa. Gelatino, acqua fresca ad libitum, insomma un’atmosfera gradevole, che invogliava alla speranza, al di là del ruminante calcio, lento e privo di qualsiasi inventiva, di Miccoli e C. E a proposito del capitano, vederlo impegnarsi allo spasimo per non cavare un ragno dal buco mi ha fatto male al cuore: correva come non faceva neanche a vent’anni ma correva a vuoto e quando finalmente piombava sulla palla sembrava già … stanco per giocarla come sa. Anche oggi, a 32 anni, che non sono niente ma possono diventare una montagna insormontabile, se la testa e le gambe non danno il supporto necessario. Così, ho patito le sue stesse frustrazioni, tipiche del “vorrei ma non posso”, lui che si dannava l’anima, inseguiva persino l’avversario di turno, che gli aveva appena soffiato la palla, lo guardava in cagnesco e questa era l’unica cosa che poteva fargli!! E quando, dopo l’1-1 di Lezcano l’uscita dall’Uefa si profilava più minacciosa che mai, all’ennesima scena straziante del paraguaiano, che si contorceva a terra come ferito a morte, lui gli si è gettato addosso e gliene ha dette di tutti i colori, costringendo l’arbitro ad ammonirlo: in quella reazione rabbiosa ed impotente del capitano c’era scritta a chiare lettere la sconfitta bruciante del Palermo. Come un’onta da cancellare al più presto, così lui sicuramente la pensa, lui che non si arrende mai e vorrebbe far sempre gol, solo che ieri non gli è riuscito neanche di tirare una volta, una volta sola, verso la porta avversaria. A questo punto, dico un cosa sola: Zamparini deve - e sottolineo deve – trovare i puntelli necessari per fare del Palermo una squadra. Quello che adesso non è e, anzi, offre a Pioli più di un alibi per giustificare questa vergognosa eliminazione. Sì, vergognosa, diciamo le cose come stanno, non rivestiamole di inutile buonismo, perché è così che poi si finisce nelle panie della bassa classifica e dei patemi micidiali che questa inevitabilmente comporta. Non voglio fare il tecnico, ma sessant’anni di calcio non sono bruscolini, come si diceva per i milioni: ne ho visti passare tanti di allenatori e so che il massimo che possono fare per il bene della squadra è di… nuocerle il meno possibile. Quello che diceva spesso Delio Rossi e che condivido al 100%, anche perché la stessa cosa la diceva vent’anni fa uno dei più grandi allenatori mai conosciuti: Nils Liedholm. E diceva anche che ogni giocatore deve giocare nel suo ruolo, fermo restando che ai buoni questo basta per fare la loro degna figura mentre agli altri non basta affatto perché questi, eclettici e duttili, di ruoli ne possono fare due ed anche tre nella stessa partita. Perché questi non sono solo buoni giocatori ma campioni se non fuoriclasse. Ed il Palermo attuale, ceduto al PSG Pastore, di campioni e fuoriclasse non ne ha nemmeno uno. L’ultimo, sarebbe (uso il condizionale e non a caso, felice di essere smentito presto anzi prestissimo dall’interessato) Miccoli, ma prima deve tornare un atleta e poi… E poi… E poi… Intanto, si provveda come si conviene; lo dicono tutti perché chiaro a tutti: a questa squadra necessita, come dell’aria che si respira, di un centrocampista di qualità (Poli? Parolo?), di un portiere di sicuro affidamento (Sorrentino? Ujkani?) e di un centravanti di peso, visti i frequenti infortuni di Pinilla. Solo così sarà lecito giudicare il lavoro di Pioli, costretto fino ad oggi a lavorare sull’usato (non) sicuro dei nove undicesimi dell’anno scorso ed ancora in attesa del valido sostituto del Flaco Javier Pastore.