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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Il derby nerissimo e quella sciarpa bruciata in curva…

"Pensieri e parole in libertà", la rubrica settimanale di Mediagol.it del giornalista-tifoso e scrittore, Benvenuto Caminiti, dopo il derby perso dal Palermo a Catania per 2-0. di Benvenuto.

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"Pensieri e parole in libertà", la rubrica settimanale di Mediagol.it del giornalista-tifoso e scrittore, Benvenuto Caminiti, dopo il derby perso dal Palermo a Catania per 2-0. di Benvenuto Caminiti Che notte ho passato, amici e … colleghi (...di tifo)! Succede sempre così da decenni ormai, quando il Palermo perde; ancor di più quando perde malamente, come ieri al “Massimino”: mi si stringe il cuore, che mi diventa duro come un pezzo di legno. Vorrei urlare, vorrei piangere, vorrei sfogare, far schizzare tutto il veleno trangugiato durante i novanta minuti del derby, ma non ci riesco. Così mi apparto nelle mie segrete stanze, prigioniero delle immagini più crudeli della partita, quelle dei gol subiti: mi ballano davanti agli occhi senza tregua; mi ci metto pure le mani sopra ma niente, quelle mi trapassano da parte a parte, mi si annidano nel cervello e … via fino a notte inoltrata. Passata ad occhi spalancati, tanto il sonno consolatore non arriva mai... Poi, alle prime luci dell’alba, mi alzo in piedi e mi gira la testa: no, non è un effetto normale della tarda età, che c’entra?, mica sono così malridotto, ma non ho chiuso occhio e ho “rosicato. Per ore. Il cambio repentino di posizione, da orizzontale a verticale, mi trova impreparato e tutt’intorno si mette a girare all’impazzata. Mi tocca … recuperare i flash dei due gol catanesi per tornare in sesto e … fermare il mondo! Che disdetta, amici dover tornare alla realtà per non stramazzare al suolo. Eppure, quel che mi succede subito dopo è ancora peggio perché mi basta aprire la pagina di Mediagol per leggere e vedere qualcosa che mi ributta nell’inferno: davanti a me il video della curva rossazzurra nella quale si canta e si inveisce contro i tifosi rosanero. E questo è il meno, ci mancherebbe, rientra nel cosiddetto folclore del tifo, soprattutto di quello ultrà, ancor di più in caso di derby. Quello che mi ferisce a morte (esagero ma solo se non si va oltre il significato letterale delle parole) è vedere un tipastro dalla faccia grifagna e l’espressione … fumata che tira su una sciarpa rosanero, accende un cerino e le dà fuoco. E, nel frattempo, canta e balla nel suo precario equilibrio, appollaiato com’è su di un trespolo, una ringhiera, un asse di ferro o chessoio! E nel frattempo vomita insulti contro il Palermo, i suoi tifosi, i suoi simboli, sacri ed inviolabili. Un video trash, da gettare nella spazzatura, dopo averlo pubblicato solo per dovere d’informazione. Via, gettate via questa robaccia, questo non è tifo, questo non c’entra un fico secco con la rivalità sportiva, accesa, accanita, perfino putrida e becera del derby! Questo è solo trash. Del peggiore. E’ violenza stupida e brutale. Fomenta l’odio tra le fazioni, e sì che la stessa parola - fazioni - mi dà il voltastomaco, anche parlando solo di calcio, solo di tifo. Ma il fatto è che nel calcio di oggi non esiste più il rispetto dell’avversario, che dovrebbe essere sacro, come non esiste più nel resto del mondo di oggi, basti vedere quel che succede pure in Parlamento, durante le sedute del governo, quando si issano cartelli ignobili ed a farlo sono pure ex ministri, comunque deputati, che, come tali, stanno lì, su quei nobili scranni, a rappresentare l’Italia e gli italiani. Voglio dire che anche nel calcio è ormai calata, come una mannaia, l’ala della follia: per vincere, per conquistare il potere - qualunque esso sia, quello più “importante” della politica e quello meno del calcio - ogni mezzo è lecito. Lecito ogni sistema pur di abbattere l’avversario. Ma non così, bruciando i suoi simboli ed agitandoli al popolo, come faceva Nerone salvo accusava i Cristiani di aver incendiato Roma. Quel tipo grifagno, che brucia il vessillo rosanero, la sciarpa che portiamo al collo se fa freddo e pure se fa caldo, perché siamo orgogliosi di far vedere in giro quanto amiamo la nostra squadra; quel tipo grifagno che brucia la sciarpa e la agita prima che incenerisca, si illude forse di avere così incenerito il nostro cuore rosanero e non sa che, invece, lo ha reso più forte. Lo ha reso invincibile. Povero lui, non sa che pur nella giornata peggiore per un tifoso, quella della sconfitta nel derby, lui con quel gesto stupido e brutale ha dato linfa ai nostri desideri, alla nostra voglia di riscatto. Ha dato forza e coraggio, ché la partita di ritorno non è poi così lontana, bastano un paio di mesi o poco più e ce li ritroveremo davanti quelle maglie rossazzurre e saremo noi a cantare i nostri cori, i nostri inni, le nenie della vittoria. Certo, non bruceremo la loro bandiera, ché non ne varrebbe neanche la pena, oltre al fatto che noi, tifosi rosanero, non abbiamo bisogno di scendere così in basso per gridare il nostro amore rosanero e la nostra sovrumana indifferenza nei confronti degli “altri”, catanesi compresi. Noi tifosi rosanero - anche gli ultras della curva nord che ho “praticato” per oltre vent’anni, lì tra loro, uno di loro - non abbiamo bisogno di imbarbarirci in esibizioni scurrili come il gesto di quell’ultrà rossazzurro, ieri subito allo ingresso delle squadre in campo. Noi guardiamo più in là, puntiamo in alto così che, se battiamo il Catania siamo contenti, ci mancherebbe, ma non diamo fuori di testa, come fanno loro e non ci mettiamo a fare i caroselli per le strade cittadine, manco avessimo battuto l’Inter, il Milan o la Juve in una finale di Coppa. E’ chiaro il concetto, ultrà catanese che bruci la sciarpa rosanero e ti pare d’aver bruciato tutte le tue frustrazioni, i tuoi complessi, il tuo senso di inferiorità che non morirà mai perché noi siamo il Palermo e voi, invece … ? Pensa un po’, da otto anni noi stiamo su e voi giù; noi andiamo in Europa e voi regolarmente lottate per la salvezza, quindi un po’di prudenza ché i conti si fanno alla fine. Solo allora, potrete sfogare la vostra felicità, l’unica cui aspirate davvero: quella di superarci nella classifica finale. Contenti voi, noi aspiriamo a ben altro!