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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Cosa è la felicità? Un derby come quello di domenica

di Benvenuto Caminiti La telecamera inquadra la corsa sfrenata di Pastore che ha appena segnato il suo terzo gol, braccia al cielo e sguardo errabondo; poi attraversa la parte bassa della curva sud.

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di Benvenuto Caminiti La telecamera inquadra la corsa sfrenata di Pastore che ha appena segnato il suo terzo gol, braccia al cielo e sguardo errabondo; poi attraversa la parte bassa della curva sud e qui si sofferma per un attimo, giusto il tempo di un fremito d’ali, sui tifosi, che, per guardarlo più da vicino il loro “eroe”, si sono precipitati a ridosso della parete divisoria. Tra di essi spicca per la sua bocca sdentata ma ancor di più per la felicità che sprizza a mille allora, un vecchietto canuto che tende le braccia ed apre le palme delle mani incollandole sulla vetrata. E, nel frattempo, urla - lo si capisce facilmente dal labiale – “Fla-co!… Fla-co!…”. Mi sono sempre chiesto cos’è la felicità ed io domenica finalmente l’ho scorta (di più proprio non si può fare) nel volto di quel tifoso, uno della curva, uno che vive la partita come un fatto personale e non solo di campanile ed ieri c’era il derby, la partita che sembrava stregata da quasi tre anni e che finalmente abbiamo vinto. Alla grande, dando soprattutto spettacolo di sport e fair play, a cominciare dalla passerella di Zamparini a braccetto con Pulvirenti, due così diversi eppure sembravano uguali nel piacere che dava loro il passar sotto la curva e salutare i propri tifosi. Col presidente rosa che ha dato una volta di più sfoggio del suo stile, un cavaliere d’altri tempi, facendo gli onori di casa al collega catanese, che pure, alla vigilia, non aveva brillato per certe sue pepate dichiarazioni. Ma può farmi ricredere facilmente, riservando al nostro presidente uguale trattamento, uguale far play, quando il Palermo gli renderà visita per la partita di ritorno. E credo proprio che non si lascerà sfuggire l’occasione, altrimenti sarebbe come dire al colto e all’inclita: “Io a casa mia ospito solo chi mi aggrada: per gli altri… ci sono gli alberghi!”. E non accadrà, lo sento, perché domenica, al di là dello spettacolo di calcio offerto da entrambe le squadre, al di là della splendida vittoria rosanero, che spezzava quel che sembrava un autentico sortilegio (le vittorie catanesi in serie degli ultimi anni) è accaduto un fatto molto importante. E cioè che - nella giornata dell’apertura delle porte anche ai tifosi ospiti - tra Palermo e Catania si può far calcio alla grande senza i soliti corollari di cronaca nera e che, folkloristici sfottò e discutibili cori a parte, tra le due tifoserie si può realizzare a breve un durevole patto di non belligeranza. Vuoi vedere, mi sono chiesto lasciando lo stadio, che sono così contento non solo per la vittoria ma per lo spettacolo di civiltà offerto da tutto lo stadio? Perché finalmente l’atmosfera del derby non era quella rovente di una guerra di… religione ma quella semplice e coinvolgente di una partita di calcio? E d’istinto mi sono dato la risposta: merito di quella passeggiata tra Zamparini e Pulvirenti, con quest’ultimo da principio un po’ sorpreso dall’affabilità del collega ma alla fine preso anche lui da quella speciale atmosfera al punto da abbracciarlo calorosamente. Dopo una tanta esplicita cordialità come avrebbero potuto i tifosi delle due sponde farsi la guerra, sia pure solo a parole, mosse e gesti? E poi, vuoi mettere l’adrenalina che procura lo spettacolo offerto da campioni come Pastore, Ilicic, Bacinovic, Balzaretti, Miccoli e… non vorrei citarli tutti, ma metterci anche qualche giocatore rossazzurro, come Maxi Lopez, Biagianti, Gomez e quel Terlizzi che segna il gol del momentaneo pareggio e, ricordandosi dei suoi trascorsi in maglia rosa, non esulta? Insomma, che bella domenica abbiamo passato tutti, certo noi tifosi rosa più di quelli rossazzurri, ma debbono esser lieti (nei limiti del possibile, s’intende) anche loro perché il Catania si è fatto onore, giocando a viso aperto e cedendo solo allo straripante talento di un fuoriclasse come Pastore, autore di una straordinaria “tripleta”. Che ha mandato in visibilio la gente del “Barbera”, che si è sentita sfiorare dalla dolce ala della Felicità, quella con la “effe” maiuscola, quella che passa veloce e se non l’afferri al volo ti resta solo un retrogusto amaro e nient’altro. Ieri l’ho avvertita anch’io e, al terzo strepitoso gol di Pastore, dimentico di trovarmi nella paludata tribuna stampa (dove c’è di tutto, radiocronisti della squadra ospite compresi ma anche gente “nostrana” capace di esultare per il gol della squadra avversaria) sono saltato su come una tarantola, tanto sono leggero come una piuma, specie quando il Palermo vince, ho abbracciato il mio vicino di scranno e l’ho perfino baciato su una guancia! Ed ho ancora davanti agli occhi la sua faccia stranita, come presa d’incantamento (“Ma questo che fa?”, sembrava chiedersi) subito rischiarita da un aperto bonario sorriso.