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PENSIERI E PAROLE IN LIBERTA Budan gol e lacrime

di Benvenuto Caminiti Domenica 13 settembre, ore 14.20: manca poco più di mezzora al fischio d’inizio di Palermo-Bari ed un autentico diluvio si abbatte sulla città, trasformando.

Mediagol8

di Benvenuto Caminiti Domenica 13 settembre, ore 14.20: manca poco più di mezzora al fischio d’inizio di Palermo-Bari ed un autentico diluvio si abbatte sulla città, trasformando in breve in un acquitrino il prato del “Barbera”. Alle 14.30 in punto entra in campo la terna arbitrale con i due capitani, Miccoli e Gillet. Parlottano insieme un paio di minuti, poi tornano indietro. Che succede? Succede che arbitro e capitani di comune accordo hanno deciso di rinviare l’inizio della partita di una buona mezzora, caso mai finisse di piovere. Ed infatti pochi minuti ancora ed il cielo si apre lasciando passare il sole con tutta la sua calda luce: ora sì, ora si può giocare ed infatti alle 15,24 l’arbitro dà il via, anche se il terreno di gioco sembra più adatto ad una partita di pallanuoto che di calcio. Il sole rischiara e riscalda i cuori dei venticinquemila sugli spalti ma Allegretti subito li gela col suo gol di rapina, dopo dribbling e tiro in corsa di Alvarez, uno che dribbla sempre e non tira mai. 0-1 e son passati appena due minuti ed il fondo campo certo non è l’ideale per chi vuol riprendere in mano le redini della partita, pareggiare e poi, magari, vincere. C’è il nuovo acquisto, Blasi, piazzato appena davanti alla difesa, che randella a destra e a manca ma gioca bene, tampona e rilancia, come si addice ad un centromediano metodista, là dove lo ha piazzato Zenga. Il Palermo ci prova, si danna l’anima ma il Bari fa muro e riparte. Insomma, si capisce subito che sarà una domenica un po’ così ed allora la curva Nord dà il segnale e trasforma lo stadio intero in una santabarbara del tifo. Ma i minuti scorrono e siamo sempre sotto di un gol, quel maledetto gol di Allegretti del secondo minuto di gioco. Zenga getta nella mischia tutte le punte a disposizione, anche Budan il gigante croato, fermo praticamente da un paio di stagioni, che nessun presidente, nessuna società di calcio avrebbe aspettato così a lungo. Manca poco più di un quarto d’ora al novantesimo ed ormai nessuno ci crede più. Nessuno, tranne gli undici rosa in campo, quelli, si vede subito, non si sono arresi. “Mi… Budan fici trasiri, ah? Allura semu propriu ‘ntierra!”, sento lamentarsi d’intorno i tifosi, che di Budan non hanno visto proprio niente nell’anno e mezzo ch’è tornato in rosanero: “ Mi… Budan… Ma s’on po stari manc’aggritta!”. Ed invece Budan, lì nel cuore dell’area di rigore barese, diventata una bolgia infernale, sembra un leone in gabbia, fa a sportellate coi difensori biancorossi, salta di testa e s’avventa su ogni pallone. Uno lo scaglia di sinistro, ch’è una rasoiata che fa la barba al palo. Sembra proprio una partita stregata. Ed invece all’ultimo assalto, il Palermo passa. C’è un cross – il centesimo – di Balzaretti (indomito combattente che non s’arrende mai), la palla sbatte sull’ennesimo stinco e prilla addosso a Budan, che l’addomestica a fatica, contrastato com’è da due avversari con la bava alla bocca. Se la porta avanti di ginocchio, un rimpallo e sembra sfuggirgli via ma lui l’arpiona con un guizzo e si presenta solo davanti al Gillet, portiere “centomani” del Bari. E l’anticipa con un diagonale chirurgico che va a scuotere la rete, sfiorando il palo lontano. L’urlo della folla è un boato travolgente, ma i miei occhi sono solo per lui, Budan, il gigante croato, che rinasce dopo un calvario lungo due anni. Budan sembra impazzito, si sfila la maglietta e la rotea verso il cielo, alza le braccia verso la curva Nord, tutta in piedi per lui e piange, piange come un bambino. Poi, in sala stampa, ha ancora la faccia stranita che ti dà la felicità, specie quando arriva all’improvviso, che ormai non te l’aspetti più. E parla, parla il buon Budan, un italiano decente, coi congiuntivi al posto giusto, ma non è questo che mi impressiona. Piuttosto la sua umiltà, quando dice che “Non si aspetta di ritrovarsi subito in squadra da titolare perché Cavani e Miccoli sono fortissimi “ e “A me basta farmi trovare pronto quando il mister mi dice di entrare…”.