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PALERMO, CUORE E SORTE.LAMPO MUNOZ NEL PESCARA SHOW

di Leandro Ficarra Il fine giustifica i mezzi. Col senno di poi non c’è definizione migliore per fotografare il successo del Palermo di Iachini su un Pescara bello e sfortunato. Una.

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di Leandro Ficarra Il fine giustifica i mezzi. Col senno di poi non c’è definizione migliore per fotografare il successo del Palermo di Iachini su un Pescara bello e sfortunato. Una vittoria dall’inestimabile peso specifico sul piano numerico e psicologico che ristora il morale ma pone al contempo l’accento in maniera cruda sui limiti attuali di questa squadra. I rosa hanno costruito i tre punti su un’inzuccata di Munoz dopo una manciata di secondi, sciorinando un quarto d’ora di buona intensità. Poi hanno maledettamente sofferto per i restanti novanta minuti più recupero, subendo un avversario che ha mostrato ben altra coralità e fluidità di manovra e rintuzzando le folate pescaresi grazie al carattere ed alla buona sorte. Bugiarda la classifica della squadra di Marino, che ha colpito un palo, ha messo l’uomo davanti a Sorrentino almeno altre quattro volte divorando facili palle gol e si è vista annullare la rete del pareggio di Schiavi per una discutibile spinta dello stesso su Milanovic. Limpianto di gioco degli abruzzesi ha mostrato automatismi gradevoli e collaudati e gli schemi offensivi hanno più volte bucato la difesa a tre dei siciliani, ancora da registrare specie nella chiusura delle diagonali degli esterni alti. La squadra rosanero ha provato a meritarsi le carezze della sorte denotando grande spirito di abnegazione, non lesinando corsa e sacrificio in fase di non possesso, ma evidenziando i ben noti limiti in termini di geometria ed incisività. Iachini incassa e porta a casa un successo che dona continuità e spessore alla classifica ponendo un altro tassello nel processo di conoscenza del gruppo a sua disposizione. Assenti i nazionali, a dispetto delle indicazioni della vigilia, il tecnico marchigiano sorprende tutti optando per la difesa a tre fin dal fischio d’avvio. Iachini rispolvera Milanovic a fianco di Munoz e Terzi, alzando di qualche metro il raggio d’azione degli esterni, Morganella a destra e Daprelà a sinistra. La cerniera centrale è composta da Barreto e Bolzoni, deputati a pressare, schermare la linea difensiva e cucire la manovra. Il redivivo Stevanovic viene schierato interno, con licenza di svariare ed ampia facoltà di inserimento a supporto del tandem offensivo Lafferty-Dybala. Sul manto erboso del “Barbera” si delinea un 3-5-2 molto elastico, che diventa 5-3-2 in fase di non possesso e ricalca una sorta di 3-4-3 quando si dipana l’azione offensiva.Il rischio strategico è subito premiato dalla buona stella. Pronti via, dopo neanche un giro d’orologio, Munoz svetta su corner di Dybala e sblocca in maniera fulminea il match. Sull’onda dell’entusiasmo, il Palermo piace nel primo quarto d’ora. La squadra è corta, aggressiva, compatta. I rosa pressano alti gli adriatici, raccolti in trenta metri fanno densità e sporcano le giocate avversarie già sulla trequarti degli uomini di Marino. Il baricentro alto consente anche al centrocampo operaio transizioni rapide ed essenziali una volta riconquistata la sfera. Verticalizzazioni che innescano Dybala e Stevanovic molto larghi, bravi a creare ariose ripartenze formando con Morganella e Daprelà catene propositive sulle corsie. Il Pescara lascia campo ed il Palermo potrebbe sfruttare meglio un paio di ribaltamenti di fronte ben orchestrati ma rifiniti male e conclusi peggio. L’ardore rosa è arrembante ma evanescente. Il Palermo si spegne presto e la compagine di Marino prende misure e pallino del gioco. I biancazzurri, in virtù di una filosofia fortemente propositiva, rischiano qualcosa ma riescono a tessere trame offensive armoniose e brillanti. La qualità di interpreti come Mascara, Cutolo, Politano e Brugman, impreziosisce meccanismi tangibilmente collaudati con fraseggi, tagli ed inserimenti senza palla. Temi classici del credo calcistico di Marino. I rosa soffrono dinamismo e tempi di giocata dei pescaresi. Rizzo coglie il palo dalla distanza, Mascara non chiude da zero metri un assist prezioso dalla destra. I tagli di Brugman e Politano mettono a nudo sincronismi tutt’altro che perfetti nella chiusura delle diagonali della difesa a tre rosa. Cutolo ha cambio di passo e sinistro velenoso. Il Palermo si abbassa ma, cosa più grave, si allunga e non riparte più, complice l’imprecisione in fase di costruzione. Il vantaggio resiste e si va al riposo. La ripresa è un monologo pescarese. Escalation di occasioni con Politano che mette a lato a tu per tu con Sorrentino e lo stesso portiere rosa che si oppone da par suo ad un paio di pericolose conclusioni. Nulla può sull’impetuoso stacco di Schiavi al minuto ventuno ma il direttore di gara ravvisa una spinta su Milanovic ed annulla la rete per il sollievo dei fans rosa. Palermo in balia del forcing biancazzurro, alimentato nell’intensità da una pessima gestione della palla degli uomini di Iachini. Troppi gli errori di misura anche su appoggi basici che isolano Dybala e Lafferty impendendo alla squadra di salire e rifiatare. Iachini sente vacillare il fortino e richiama Lafferty per Malele e Stevanovic per Ngoyi. Chiaro l’intento di dare freschezza ed aiuto in ripiegamento col giovane attaccante e conferire nerbo e fisicità in mediana col gigante ex Troyes. I rosa si dispongono stabilmente a cinque dietro, serrano le linee ergendo un vero e proprio muro. Tolgono la profondità al Pescara e sovrastano gli uomini di Marino sulle palle alte con Munoz e Milanovic sugli scudi. Le uniche sortite nella metà campo avversaria le regalano Morganella e Daprelà con qualche sgroppata infruttuosa ma utilissima per rompere l’inerzia avversaria. Troianiello rileva Dybala. Gli ultimi minuti esaltano l’indole proditoria di Barreto in tackle e regalano un destro a giro di Bolzoni che per poco non centra il bersaglio. Forse sarebbe stato troppo. Finisce in gloria con il pubblico ad esultare e Munoz, man of the match, felice come un bambino al luna park. Iachini tira un sospiro di sollievo, ma è già con la testa alla prossima seduta di allenamento. Avrà molto da dire, da sottolineare, da correggere. Sa benissimo che non potrà andare sempre così. Per ambire alla promozione servono ben altre prestazioni e possibilmente qualche ulteriore interprete per integrare la rosa attuale.